Fonte: Corriere.it 18.11.09

Scontri, insulti e manganellate tra lavoratori Alcoa e polizia

La protesta degli operai sardi. I manifestanti: le forze dell'ordine ci hanno caricato Poi nel pomeriggio l'incontro con il governo

18 / 11 / 2009

ROMA - Spintoni, insulti, lancio di bandiere. E manganellate. La manifestazione dei lavoratori sardi dell'Alcoa a Roma ha dovuto registrare anche questo.Lo raccontano dalla Confederazione unitaria di base, che parlano di «una carica da parte della Polizia: dal presidio di piazza Nicosia, sede del Ministero delle Politiche Comunitarie, il corteo di lavoratori si è diretto in via del Corso, bloccando la strada, con conseguente intervento della Polizia che ha caricato. La dinamica che si è poi ripetuta anche in piazza di Spagna».

IL VIDEO - Lo mostrano le immagini sulla web tv C6.tv, dove i lavoratori si scontrano con i poliziotti in tenuta da sommossa proprio sotto le vetrine della Rinascente di Largo Chigi a Roma. Le parole diventano più grosse, i fischi più forti, e al lancio di una bandiera la risposta è con il manganello in dotazione alle forze dell'ordine. I lavoratori volevano sfondare la barriera dei poliziotti pur non avendo l'autorizzazione dalla Questura che ha chiuso la piazza a causa del vertice Fao, ed a quel punto i lavoratori avrebbero avuto la strada sbarrata dal cordone di sicurezza che ha respinto il corteo.

FERMATI PRIMA DI PALAZZO GRAZIOLI - All'indomani della manifestazione dei lavoratori dell'Eutelia, quasi duecento lavoratori sardi dell'Alcoa erano arrivati a Roma per manifestare contro il licenziamento di duemila persone, dopo la decisione dell'azienda di fermare gli impianti di Portovsme, nel Sulcis Iglesiente in assenza di un abbattimento delle tariffe energetiche. All'altezza di piazza Venezia, i lavoratori armati di bandiere, hanno tentato di imboccare via del Plebiscito dove c'è Palazzo Grazioli, residenza del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Bloccati dalla polizia hanno proseguito la manifestazione verso via del Corso, dirigendosi a palazzo Chigi.

LA MULTA- L'Alcoa dovrà pagare 270 milioni di euro, dei 470 previsti inizialmente per la procedura di infrazione che la Commissione Europea ha aperto nei confronti dell'Italia, per le agevolazioni concesse per l'abbattimento delle tariffe energetiche. Lo rendono noto fonti sindacali, riferendo quanto ha annunciato il Ministro delle Politiche Europee, Andrea Ronchi, alla delegazione dei lavoratori dell'impianto di Portovesme. Giovedì, nella seduta settimanale della Commissione Ue, dovrebbe essere ufficializzata la decisione. «Il ministro ci ha detto che anche se sono stati fatti tutti i passaggi possibili è stata messa la parola fine sull'infrazione - hanno riferito i sindacati - e che non c'è più spazio per le modifiche neppure con interventi del Governo Italiano». Intanto il Governo, a fronte di questa decisione Ue, avrebbe fatto slittare il termine per le agevolazioni tariffarie al 31 dicembre 2009, concedendo un altro mese di tempo per trovare soluzioni alternative all'abbattimento del costo dell'energia e per il pagamento delle somme dovute per le agevolazioni pregresse.

IN SARDEGNA - Non solo a Roma si protesta ma anche a Cagliari. E da martedì quatto dipendenti della ditta sono asserragliati su un silos dell'acqua a 60 metri di altezza nello stabilimento sardo di Alcoa in Portovesme. Sta per scadere a breve l'attuale regime tariffario agevolato per l'acquisto dell'energia elettrica e si teme il parere negativo della Commissione Europea al rinnovo di tali tariffe. Se così fosse lo stabilimento rischia la chiusura entro la fine del mese.

«INTENSA LOTTA DEI LAVORATORI» - «Si è svolta oggi un'intensa giornata di lotta dei lavoratori Alcoa di Portovesme e Fusina, che si è sviluppata con diverse iniziative a Roma e a Venezia». Lo scrive la Fiom-Cgil in una nota, ricordando che «il 25 novembre e il primo dicembre sono stati finalmente fissati gli incontri, da tempo richiesti, con il ministero dello Sviluppo economico, per affrontare complessivamente la vertenza Alcoa per i due stabilimenti: dovrà essere questa la sede per discutere e risolvere la questione della permanenza della produzione di alluminio in Italia, non solo per prendere atto delle decisioni che si stanno discutendo a livello europeo e che non saranno sicuramente soddisfacenti». «Il Governo italiano non può limitarsi a fare propaganda - conclude la Fiom - ma deve fare la voce grossa e farsi valere su una vicenda così rilevante per una parte della struttura produttiva e industriale del nostro Paese».