Fonte: Repubblica.it 20.11.09

L'Alcoa chiude. Gli operai occupano lo stabilimento - Video

"Vogliamo risposte immediate nessuno potrà entrare e uscire dalla fabbrica"

20 / 11 / 2009

Prima dovrebbe fermarsi Fusina, in Veneto, e poi, nel 2010, Portovesme, in Sardegna. La decisione dopo che L'Ue ha detto stop alle tariffe ridotte sui consumi di elettricità Il gruppo Usa dovrebbe restituire gli 'aiuti'. L'Ad convocato al ministero.

Cagliari - Si fermano due degli stabilimenti italiani dell'Alcoa, il gigante Usa dell'alluminio. L'azienda ha deciso lo stop della produzione primaria a Portovesme, nel Sulcis Iglesiente, e a Fusina (Venezia) dopo la decisione della Commissione Europea che ha chiesto la restituzione degli aiuti ricevuti sul prezzo dell'elettricità.

La multinazionale ha pertanto deciso di sospendere la produzione nei due stabilimenti in Italia, annunciando di voler fare ricorso: "Alcoa fermerà temporaneamente la produzione nelle sue due fonderie di Fusina e di Portovesme". Alcoa dà lavoro a 2.500 persone in Italia. Nella chiusura dei due stabilimenti sono coinvolte 1000 dipendenti diretti e 1000 lavoratori dell'indotto.

Immediata la risposta degli operai. I dipendenti della fabbrica di Portovesme hanno "sequestrato" la sede dello stabilimento: il direttore della fabbrica Marco Guerrini, il vice direttore Sergio Vittori e gli altri dirigenti sono stati trattenuti dai lavoratori in assemblea per chiedere "risposte immediate". All'esterno della fabbrica alcuni operai incappucciati rivendicano l'occupazione in un video giunto ad apcom.

Operai, amministrativi e tecnici della fabbrica, circa 200 persone, si trovano in questo momento nella sala riunioni e hanno deciso che "da questo momento nessuno entra e nessuno esce". "Rimaniamo qui sino a quando non troveremo un accordo, non il 25 ma subito. Ci aspettiamo che l'Alcoa accetti quello che ha offerto il governo e che blocchi la dichiarazione di fermata della produzione, perché se si ferma un solo giorno lo stabilimento di Portovesme è morto".

La sospensione della produzione è stata decisa a causa "delle incertezze sulla fornitura di elettricità per i suoi forni di fusione a tariffe competitive e per l'impatto finanziario della decisione della Commissione Europea", si legge ancora nel comunicato di Alcoa.

La Commissione ha chiesto ieri al produttore di alluminio di rimborsare le sovvenzioni avute dal 2006 sui prezzi dell'elettricità in Italia, sostenendo che si tratta di aiuti pubblici illegali. L'ammontare degli aiuti da rimborsare non è stato divulgato, ma secondo fonti sindacali citati dai media italiani, si eleverebbe a 270 milioni di euro.

La produzione di alluminio richiede un forte consumo di energia: Alcoa aveva concluso con il fornitore di elettricità italiano, l'Enel, un contratto che gli assicurava tariffe fisse per una durata di dieci anni, fino al dicembre del 2005. La Commissione Europea aveva all'epoca autorizzato ciò che aveva assimilato a una "operazione commerciale ordinaria conclusa alle condizioni del mercato".

Dal 2006, però, Alcoa ha continuato a beneficiare di tariffe privilegiate, ma secondo un diverso dispositivo: continua ad acquistare la sua elettricità dall'Enel, ma è lo stato italiano che gli rimborsa la differenza con la tariffa storica, ciò che Bruxelles considera come "un aiuto pubblico illegale". "La tariffe è in vigore da oltre dieci anni in italia e è stata approvata dalla commissione nel 1995, l'anno in cui Alcoa ha acquistato le infrastrutture" si difende il gruppo.

Alcoa: gli operai occupano la fabbrica