Venezia80 - “Enea”, l’istantanea della Roma bene, giovane, tossica e ricca

Il secondo lungometraggio di Pietro Castellitto, dopo l’esordio dietro la macchina da presa con “I Predatori”. Quello dell’attore e regista romano è un film anticonvenzionale, morbosamente alternativo, spiazzante che ha la capacità di rendere affascinante ogni personaggio.

17 / 9 / 2023

Pietro Castellitto ha definito “Enea” come “un gangster movie senza la parte gangster”, la sua opera seconda, la prima ufficialmente in concorso, è uno sguardo critico sull'alta società romana, piena di club esclusivi, droga e disaffezione. 

Un film che ha diviso e dilaniato l’opinione pubblica, che ha generato reazioni più o meno scomposte da parte di stampa, critica e “addetti”, uno schieramento di tifoserie di haters o supporters, come si dice in linguaggio social. In realtà, non c’è alcun dubbio che nella sua arroganza e sfrontatezza - e quella voglia di sovvertire le regole - Pietro Castellitto cercava proprio questo. Diviso tra il fastidio di sentirsi definito continuamente come il “privilegiato figlio d’arte” e la noia di doversi barcamenare tra aspettative, confronti, pregiudizi, quello del giovane autore è uno stile nuovo, irriverente, che guarda da lontano all’immaginario di Sorrentino; dove però il grande pregio è stato quello di incanalare l’arte “di famiglia” in una sua crescita personale come attore, romanziere, sceneggiatore e finanche regista.

“Enea” non è altro che il racconto dell’ipocrisia di una generazione infelice, o forse di una Roma (nord) infelice, dove l’omonimo protagonista (Pietro Castellitto) è un trentenne di famiglia alto-borghese, la madre (Chiara Noschese) una conduttrice di una rubrica di libri in TV, il padre uno psichiatra dall'etereo nome Celeste (Sergio Castellitto al suo centesimo film), e c’è anche un fratello adolescente che dorme ancora con i genitori. Auricolari bluetooth perennemente incollati alle orecchie, Enea passa le giornate al circolo sportivo dando lezioni di tennis, ha un sushi bar alla moda e insieme al suo migliore amico, il tormentato pilota pifferaio Valentino (l'esordiente Giorgio Quarzo Guarascio), trascorre le notti in festini a base di alcol, droga e scazzottate e vende mostruose quantità di cocaina per conto di un boss filosofo, Giordano (Adamo Dionisi). Nella sua vita entra anche un potente giornalista (Giorgio Montanini) che diventerà il suo nemico numero uno. E Eva (Benedetta Porcaroli), una ragazza “così bella da rendere la vita leggera”.

Il film alterna i due paesaggi paralleli dell'ambiente familiare e dell'avventura criminale, osservando l'ambiente borghese decadente attraverso la lente del disincanto; chiarifica che per andare oltre l'ipocrisia, la superficialità e la decadenza morale dell’agio e del privilegio c’è chi è disposto a fare qualsiasi cosa pur di sentirsi trasgressivo, fosse anche spacciare. Castellitto junior racconta come la Roma bene, quella viziata - e che lui conosce - alla fine si autoassolve sempre, grazie sostanzialmente alla ricchezza, raccontando o vendendo chiacchiere su come il mondo si salverà grazie all'amicizia e all’amore.

In realtà, quest’ultima opera mette al centro della narrazione - come fatto ne “I predatori” - un clan familiare e un giovane eroe, Enea, omonimo di quello mitologico di Virgilio, che altro non è come nelle migliori e tradizionali famiglie un uomo che rispetta la volontà divina e i legami che ne derivano verso la patria e la famiglia. 

E come nella migliore consuetudine cattolica, che a voce alta si rifugge ma dove alla fine molto spesso ci si rintana, anche questa famiglia è "tenuta insieme dal rimorso", che non sa come colmare il divario tra la generazione del dopoguerra e i figli millenials, non sa come riempire il vuoto culturale e sentimentale, ma puntualmente non salta il pranzo della domenica. 

Parliamo di quel tipo di famiglia legata a una cultura tribale che privilegia la lealtà del gruppo rispetto al comportamento morale. Enea suggerisce che rimanere fedeli alla famiglia è più importante che rimanere fedeli alla verità - il principio su cui si basa qualsiasi tipo di mafia.