La disfatta dell'ordine eterosessuale

Il talk a Sherwood Festival con Massimo Prearo

22 / 7 / 2023

Il 12 luglio 2023 si è tenuto a Sherwood Festival il dibattito “La disfatta dell'ordine eterosessuale” con Massimo Prearo, ricercatore all’Università di Verona e autore dei libri La fabbrica dell'orgoglio: Una genealogia dei movimenti LGBT (ETS, 2016) e L'ipotesi neocattolica: Politologia dei movimenti anti-gender (Mimesis, 2020). Ha moderato il dibattito Gaia Righetto del Centro sociale Django e Non una di meno Treviso. Gaia ha aperto la discussione notando che Massimo vive e lavora a Verona, città considerata come un laboratorio della destra neocattolica ma anche di realtà che tentano di contrastarla, come lo stesso Centro di ricerca Politesse di cui Massimo fa parte. “Questo dibattito ha innanzitutto lo scopo di conoscere la genealogia e gli spazi di potere dei nostri avversari. Quali sono dunque le origini e le caratteristiche dei movimenti neocattolici?”

Massimo ha risposto che in effetti i movimenti neocattolici hanno trovato una capitale in Verona anche grazie all’appoggio fornitogli dalle diverse amministrazioni di destra che si sono succedute prima dell’attuale giunta di centrosinistra. Un esempio ne è l’avvallo dato all’ultraconservatore Congresso mondiale delle famiglie, tenutosi proprio a Verona dal 29 al 31 marzo del 2019. Già nella prima metà degli anni 2010, figure come Massimo Gandolfini tenevano conferenze molto partecipate, soprattutto in spazi parrocchiali, per informare i fedeli sui pericoli derivanti dalla teoria del gender, l’educazione di genere, ecc. “Mi sono così ritrovato a cercare di capire chi fossero, che cosa dicessero e che cosa intendessero per ‘teoria del gender’”.

Massimo Gandolfini è un neocatecumenale che porta avanti una concezione integralista della religiosità. Non era un personaggio nuovo nell’attivismo pro-life o, meglio, anti-scelta. Tuttavia, Gandolfini ha importato dal mondo anglofono un nuovo discorso che si presenta come scientifico, d'altronde è medico di formazione. A differenza dei movimenti pro-life precedenti, che erano puramente religiosi e post-democristiani, i neocattolici si sono posti l’obiettivo di “contaminare” il dibattito pubblico e politico. Il Family Day è stato portato avanti da questa compagine emergente, che faceva parte del più ampio movimento contro il diritto all’aborto ma ne contestava la moderazione, per esempio rispetto a certe forme di eutanasia o di riconoscimento alternativo al matrimonio delle coppie omosessuali. A partire dal 2015 circa, i neocattolici hanno adottato una strategia volta a influenzare e penetrare la destra parlamentare, per inserire nei programmi di tali partiti una piattaforma rivendicativa di difesa della famiglia tradizionale, contro il diritto all’aborto, contro le rivendicazioni femministe e queer, ecc. I risultati si vedono nelle politiche che sta adottando il governo attuale. “Oggi l’azione politica neocattolica è presente nell’arena istituzionale italiana a tal punto da essere stata integrata nella compagine governativa.”

Gandolfini ha sempre scelto di non presentarsi in politica come candidato, perché il suo obiettivo è quello di fare movimento, esercitare pressione, spingere i partiti a adottare politiche che rispondano alle sue istanze. Oggi però è stato integrato nel governo come consulente sulla lotta contro la droga e tutte le dipendenze. Quest’ultima parte è importante perché, per Gandolfini, esiste anche la dipendenza dal sesso. C’è poi Alfredo Mantovano, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, una posizione chiave perché coordina le relazioni tra Giorgia Meloni e i vari ministeri. Assuntina Morresi, che ha sempre lottato contro le unioni civili, è vicecapo gabinetto al ministero della Famiglia, diretto ovviamente da Eugenia Maria Roccella. Sarebbe poi impossibile elencare tutte le persone elette in parlamento, in particolare con Forza Italia, che hanno aderito al manifesto del Family Day facendosi così portatrici della sua visione politica.

Oggi, i movimenti che hanno sostenuto e votato queste persone gli presentano il conto e ne abbiamo già visto alcune conseguenze. Per esempio, la persecuzione nei confronti delle famiglie arcobaleno non è una politica diretta del governo ma è favorita da quest’ultimo. L’abrogazione della Legge 194 è stata tatticamente abbandonata per motivi di realpolitik, visto anche il fallimento del referendum abrogativo. Ciò non impedisce però all’esecutivo di potenziare i programmi di contrasto all’aborto, come il Progetto Gemma, che ha l’obiettivo di intercettare le donne intenzionate ad abortire e convincerle a rinunciare. Ultimamente Morresi ha riconosciuto che ci sono dei paletti, posti anche dall’Europa, che impediscono di attuare certe politiche in uno stato di diritto che difficilmente potrebbe inseguire l’Ungheria. “Però fanno repressione, restringono il campo e perseguitano le persone nel quotidiano.” Per esempio, il governo è determinato a bloccare la carriera alias, la procedura che permette di riconoscere l’identità transgender nelle scuole. Questo obiettivo deriva direttamente dalle piattaforme rivendicative dei movimenti neocattolici ma anche dei gruppi che si ispirano al cosiddetto “femminismo radicale”.

Gaia ha notato che questi nodi danno indicazioni per quanto riguarda le rivendicazioni attuali dei movimenti transfemministi, per esempio il riconoscimento delle identità non binarie nelle scuole e la diffusione degli obiettori di coscienza negli ospedali, problema che in Veneto esiste da ben prima dell’ascesa dei neocattolici al governo. “Ma qual è il terreno discorsivo su cui i movimenti neocattolici riescono a costruire consenso?”

Massimo ha risposto che, anche se non ci sono ancora state leggi direttamente abrogative o repressive, il fatto di avere una maggioranza parlamentare e un governo amico ha permesso ai movimenti neocattolici di instaurare un discorso che va in direzione anti-LGBT, anti-trans e antifemminista. Queste persone vengono incasellate nel ruolo di “nemico della nazione”, che sporca un’identità nazionale altrimenti pulita dal punto di vista sessuale, come anche etnico e razziale. “La popolazione LGBT è in tale discorso un neo che non si può eliminare ma che deve prendere meno spazio possibile.”

L’avvento dei gruppi neocattolici ha generato un certo spaesamento nel movimentismo ma soprattutto nell’associazionismo LGBT. “Una parte dell’associazionismo ha pensato che bastasse fare i meme, cosa che ha presto smesso di funzionare. Il discorso pseudo-scientifico sul genere non viene sufficientemente contrastato perché non abbiamo ancora gli strumenti adeguati a dimostrare che tali discorsi non hanno validità scientifica.” I movimenti LGBT hanno reagito anche con innovazioni teoriche, per esempio integrando il concetto di intersezionalità. L’associazionismo, invece, è limitato dalla sua struttura altamente centralizzata, in cui le decisioni vengono prese al vertice nazionale con la pretesa di rappresentare anche i movimenti. “Credo di poter dire che questo modello è finito e che c’è stato un rafforzamento dell’azione di base, anche con nuove reti.”

Tuttavia, la destra è in grado di agire al livello nazionale come un fronte unico tra movimenti, associazioni e partiti, con un continuum in cui le idee circolano molto fluidamente. A sinistra invece il discorso è più frammentato, anche perché si tratta di un ambiente più democratico e plurale molto diverso dal verticismo neocattolico. I partiti di sinistra hanno però maggiori difficoltà ad aggiornarsi rispetto alla teoria e la pratica prodotte quotidianamente nei movimenti. “Le nostre vite producono innovazioni esperienziali, identitarie ed esistenziali che intaccano l’ordine eterosessuale nei fatti, ma i partiti sono in ritardo, parlano genericamente della ‘questione dei diritti’ senza sapersi addentrare nella molteplicità delle pratiche non conformi all’ordine patriarcale etero-cisessuale. Bisogna quindi continuare a essere minoranza convocando però i partiti progressisti, di modo che acquisiscano una conoscenza precisa di quello che siamo, che diciamo e che vogliamo, di che cosa abbiamo bisogno per vivere, come la carriera alias. Bisogna quindi porsi la questione politica di come fare fronte e di come entrare nell’ambito istituzionale o fare pressione su coloro che vi sono dentro affinché raccolgano le nostre istanze, ma non in modo semplificato perché non è possibile semplificare la vita.”

Gaia ha osservato che negli ultimi anni i movimenti hanno trovato una centralità nuova, per esempio con un rilancio dal basso dei pride. Questo è successo anche a Treviso, determinando una serie di discontinuità rispetto a patrocini, sponsor e rivendicazioni. “Il dibattito che esiste dentro a molti collettivi è: se facciamo teoria, anche molto avanzata, rischiamo di parlare un linguaggio incomprensibile a chi non fa parte della comunità, mentre il nostro obiettivo è quello di allargare il più possibile e trovare ulteriori alleati.”

Massimo si è detto abbastanza ottimista sulla possibilità di cambiare il mondo anche attraverso la trasformazione del linguaggio, nonostante ostacoli a volte insormontabili. “Per esempio, l’acronimo LGBT o anche LGBTQ2IA+ si vede spesso al di fuori dei nostri spazi e anche nei media mainstream, nonostante all’inizio ci fosse molta resistenza a usarli da parte dell’associazionismo. Oppure l’asterisco, comparso negli anni ’90, ora è usato spesso anche nelle mail da persone che non fanno necessariamente parte dei movimenti LGBT. Quindi dobbiamo sempre chiederci chi ci pone la richiesta di semplificazione e perché. Secondo me bisogna mantenere la complessità del discorso, che non è una complessità astratta ma una complessità empirica, incarnata. Non bisogna cedere a una semplificazione che è manipolazione portata avanti da chi si oppone a noi. Sarebbe rinunciare a una posizione politica troppo importante per essere abbandonata. C’è una tendenza tra analisti e figure dell’opposizione a pensare che queste siano ‘armi di distrazione di massa’ rispetto alla situazione economica e alle altre difficoltà del governo. Ma secondo me è un errore politico pensare che questa sia mera distrazione. Fratelli d’Italia è passato dal 2% all’essere il primo partito. Un elemento importante nella normalizzazione di questa destra è stato il discorso su famiglia, sessualità, ecc. portato avanti da quei movimenti che hanno costruito un progetto politico reazionario su tali temi. Quindi non si tratta di mera polemica o distrazione, è l’attuazione di un programma politico ben preciso".