Aspettando i giochi antirazzisti: la campagna sulla nona competenza

Il talk a Sherwood Festival 2023 organizzato dalla Polisportiva Sanprecario

30 / 6 / 2023

Le competenze europee sono una combinazione di conoscenze, abilità e attitudini che l’Unione Europea ha individuato come punto di riferimento per l’istruzione e l’apprendimento di cittadine e cittadini. Sono definite come ciò di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personale, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione” e sono utilizzate per orientare le politiche formative dei singoli stati membri in termini di piani didattici, investimenti economici, garanzia di servizi alla cittadinanza.

Fra le 8 competenze formalizzate[1] dalla commissione, manca qualsiasi riferimento alla sfera della corporeità, della motricità e della buona pratica sportiva. Una lacuna grave che da un lato evidenzia la visione parziale e limitata che le istituzioni europee hanno della realizzazione di cittadine e cittadini e del contesto sociale in cui questa realizzazione va perseguita, e dall’altro apre uno spazio di movimento, approfondimento e rivendicazione che si pone l’obiettivo di affermare il valore universale della sfera corporea motoria e sportiva, in termini di salute, cura, inclusione e trasformazione sociale

Mercoledì 21, presso la Free Sport Area dello Sherwood Festival, la Polisportiva San Precario ha lanciato pubblicamente un appello, in un talk intitolato: “La Nona Competenza. Percorsi per un bene comune” discutendo il tema con Annalisa Frisina (Docente di sociologia presso il dipartimento FISSPA dell’università di Padova) e Carlo Balestri (Ideatore e organizzatore dei giochi antirazzisti) con la moderazione di Stefano Fierli (Polisportiva San Precario).

Annalisa Frisina

Denunciare questa grave mancanza da parte dell’Unione, riappropriaci di un linguaggio problematico che è quello delle competenze, significa anche evidenziare che il sapere che la scuola produce in Italia, ma in tutta Europa è una conoscenza parziale e limitata fondata su alcune dicotomie conservatrici e dannose: il corpo e la mente, le emozioni e la razionalità, io e l’altro. Dicotomie che possiamo far rientrare nell’ambito di ciò che gli studiosi del Sudamerica ci hanno insegnato a chiamare colonialità del sapere.

 Annalisa Frisina Nona Competenza

Un esempio concreto. Una delle competenze già individuata in UE è la competenza multi-linguistica. Vi sembra che nelle nostre scuole questa competenza venga applicata ad esempio nei riguardi di studenti e studentesse migranti di seconda e terza generazione?

Rispondo citando un bravo collega, Giuseppe Gabrielli, storico della scuola, che usava fare come gioco didattico questo esperimento: chiedere a studenti e studentesse provenienti da altre culture di insegnare ai propri compagni a contare fino a 10 nella propria lingua.

Ecco che un soggetto che risultava manchevole in un ambito, ad esempio la lingua italiana, contemporaneamente diventava portatore di altre forme di ricchezza e di sapere, custode di qualcosa da imparare ed insegnare agli altri fuori da una schema dicotomico e fisso.

Questo per dire due cose. La prima. In questo momento le istituzioni educative nella stragrande maggior parte dei casi sono luoghi di disagio e competizione in cui questo senso di colpevolezza non certo stimolante dal punto di vista dell’apprendimento ti viene gettato addosso ad ogni occasione possibile. L’istituzione di cui faccio parte, l’università, è un’istituzione gerarchica, che prima di condividere sapere, disciplina i corpi e cristallizza le gerarchie. Io sono l’insegnate e devo comunicare il sapere a dei bambini non bambini che non lo hanno, che sono manchevoli. Che ascoltano costretti a stare fermi su sedie inchiodate al pavimento, in classi chiuse. E quando proviamo a rompere questo schema proponendo un sapere incorporato che metta in comunicazione ciò che si studia sui libri e le esperienze vive di dialogo e pratica fra soggetti differenti, che è poi quello che proviamo a fare con gli studi partecipati sullo sport popolare in città, ci troviamo davanti resistenze istituzionali a tutti i livelli.

C’è tutto da trasformare nel senso di una liberazione che passa anche attraverso i corpi. C’è l’obiettivo di far vivere a chi è più giovane di noi un altro modello di istruzione che è poi quello che noi non abbiamo avuto. C’è questa possibilità di sovvertire delle pratiche consuetudinarie, delle gerarchie stabilite da parte di istituzioni che hanno una storia fatta di diseguaglianze e le vogliono mantenere.

Allora noi partiamo da qui, dal corpo, dal movimento, dallo sport, dalla rivendicazione di una nona competenza ma sappiamo che la posta in gioco è molto più alta. Riguarda il ruolo stesso del sapere, del come si apprende, del come si sta assieme, del come si concepisce e si pratica un altro tipo di società e assieme un altro tipo di sport. Un’idea di sport legata al diritto alla città, ad un concetto di corpo non performativo e standardizzato ma connesso al benessere, alla cura collettiva!

 Carlo Balestri

Carlo Balestri Nona Competenza

In ballo non c’è solo lo sport, ma la motricità, che è in effetti uno dei termini di partenza dell’appello che abbiamo costruito e lanciato sulla Nona Competenza. La scuola oggi come oggi ti costringe a dimenticare il corpo, ti costringe a stare seduto 5/6 ore ad immagazzinare informazioni in un contesto in cui il movimento è associato a dimensioni problematiche, all’irrequietezza, all’incapacità di concentrarsi. Diversi anni fa con l’ISCA facemmo un tentativo in questo senso: introdurre nei piani didattici delle attività formative legate al movimento perché se ti muovi, impari. 

Era così nell’antica Grecia dove le lezioni si facevano camminando. È così anche ora, basta guardare ad altre culture del mondo. Ricordo l’esperienza di un social forum a Dakar. Ricordo un rapporto con il corpo e il movimento molto più vivo e vivace, una cosa che la cultura occidentale ha completamente perso. Anche per questo rivendicare di istituire la nona competenza è fondamentale! Togliamo le gabbie dalle scuole. Le scuole devono essere luoghi di formazione non solo della mente ma anche del corpo. Liberiamo le scuole con la nostra corporeità. 

E se su questo tema non siamo soli perché ci sono diverse realtà associative che conoscono l’importanza della sfera del movimento, della corporeità e della pratica sportiva, Bisogna però essere bravi a cominciare, a mettere in strada un carro che sia in grado di andare lontano. Se l’obiettivo è quello di costruire un movimento trasversale che unisca realtà di base ad enti e federazioni ai piani alti, ed è una cosa in parte necessaria se si vuole arrivare al parlamento Europeo con un’istanza, ci dobbiamo confrontare con quella che purtroppo ancora oggi è una mentalità corporativa per cui le cose che non son fatte in casa propria sono fatte da qualcun altro e quindi vanno in parte sabotate. Ci dobbiamo confrontare con persone che girano in giacca blu e cravatta rossa per i corridoi e le stanze dei palazzi molto più che per le strade. 

Dobbiamo essere capaci di costruire e comunicare un meccanismo virtuoso, in cui il percorso acquisisce e prende forza da sé. Dobbiamo certamente partire dalla base ed allargarla, e se facciamo capire che questa battaglia si può vincere, allora tutti ci salgono, allora possiamo tornare alle alleanze. E’ un passaggio da non dare per scontato. Una cosa che va guadagnata!

I giochi antirazzisti

Ci sono tanti modi per diffondere il percorso della nona competenza, visitando il sito, organizzando iniziative pratiche e di approfondimento culturale, sottoscrivendo e diffondendo l’appello su change e contribuendo alla costruzione del sito e del percorso, ma anche attraversando e caratterizzando i tanti eventi di sport di base sparsi in giro per l’Italia. Uno di questi sono i Giochi Antirazzisti, che si terranno a Bologna dal 7 al 9 Luglio.

Giochi Antirazzisti

La manifestazione riprende la tradizione dei mondiali antirazzisti, ma ne modifica il nome, scegliendo gioco, invece che sport. Citando Mauro Valeri, quando lo sport è nato, è nato come bianco, maschile, classista e razzista. E tutt’ora un concetto complicato che va sempre necessariamente connotato per non cadere in ambiguità. La parola gioco invece è funzionale a sottolineare l’elemento di confronto, divertimento e interazione che prevale su quello della competitività. Esiste un punteggio certo e qualcuno che vince e che perde, ma non è quello l’importante!

Ci saranno 120 squadre di varie discipline e circa 2000 persone che per tre giorni si incontreranno e si confronteranno su diverse tematiche. Ci saranno infine diversi concerti serali fra cui i Los Fastidios. Sicuramente un’occasione in cui diffondere su quel piano ancora reale, fatto di parole pronunciate e di corpi che si incontrano, il percorso della nona competenza!

Nona Competenza Banner



[1] Le Otto Competenze: alfabetica e funzionale; multilinguistica, matematica, scientifica e tecnologica; digitale; personale, sociale e capacità di imparare ad imparare; civica e di cittadinanza; imprenditoriale; di consapevolezza ed espressione culturale.