Socrates, il Dottore, se n’è andato, ma non i suoi insegnamenti

5 / 12 / 2011

Socrates, il dottore, ci ha lasciato.
Non solo i brasiliani, ma tutti coloro che in qualche modo lo hanno conosciuto, sanno bene l’importanza che ha avuto questo personaggio, qualcosa di più di un semplice calciatore.
Lui aveva intuito la forza e l’impatto che questo sport, il calcio, ha sulla società. E ha fatto in modo di usare tutta la sua popolarità e il suo carisma per portare avanti concetti come libertà e democrazia, in un Paese dove il regime militare era ancora forte. Amico di Lula e di tanti che in quegli anni si sono battuti per la libertà. Ammalatosi, in lista di attesa per un intervento chirurgico, non ha voluto usare la sua popolarità per avere un trattamento di favore e scavalcare chi, in quella lista lo precedeva.Ricordo, anche se ero molto piccolo, quella fascia arancione che indossava all’altezza del ginocchio che era simbolo delle lotte di quegli anni. Celebre il suo colpo di tacco, che usava non per vezzo ma semplicemente perché sapeva guardare le cose da angolazioni diverse, cercando sempre soluzioni che altri avrebbero fatto fatica a trovare.

Sócrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira nasce a Belém, nello stato brasiliano del Parà, il 19 febbraio 1954. Di famiglia benestante, si laurea in medicina, specializzazione ortopedia, ma non esercita mai la professione di medico perché inizia la sua carriera di calciatore nel Botafogo di Ribeirão Preto nel 1974. Dal 1978 al 1984 gioca nel Corinthians di cui è il capitano per anni e dove vince tre campionati paulisti. Calciatore sudamericano dell’anno nel 1983, nel 1984 viene acquistato dalla Fiorentina, dove resta una sola stagione. Torna poi in Brasile, prima al Flamengo, dove vince un campionato carioca, e in seguito al Santos. Nel 2004 chiude la carriera con il Garforth Town, una squadra dilettantistica inglese, di cui fa anche l’allenatore. Celebre per il suo talento da centrocampista, Sócrates nella Seleçao verdeoro ha giocato 60 partite, realizzando 22 reti, tra il 1979 e il 1986. Dopo il ritiro dai campi aveva intrapreso la carriera di commentatore sportivo per la tv brasiliana Cultura. Un calciatore atipico, capitano della fantastica selecao del 1982, che sconfitta dall’Italia di Pablito Rossi, rimane forse una delle squadre più forti di sempre, nonostante non sia riuscita  a vincere nessun titolo mondiale. Una generazione speciale, composta da calciatori come Junior, Eder, Zico, Falcao e appunto Socrates, il capitano.

Socrates ebbe un ruolo unico nel Paese, visto che negli anni ’80 cominciò a parlare di democrazia, proprio mentre il paese emergeva da anni di dittatura militare, affrontando una lunga e complessa transizione dall’autoritarismo alla democrazia. Il ‘Doutor’ fondò in quel periodo la ‘Democrazia Corintiana’ all’interno della società di San Paolo: in sintesi, era il voto della maggioranza della squadra a prendere le principali decisioni.  Ieri, mentre i tifosi del Timao (così viene chiamata la squadra di San Paolo dai suoi tifosi) erano in attesa di festeggiare la vittoria del campionato, avevano tutti il pugno chiuso alzato in onore di un uomo speciale.

Il giorno della finale del campionato paulista del 1983, il Brasile era ancora sotto una lunga dittatura militare. Si giocava Corinthians-Sao Paolo. Socrates all’improvviso uscì sul campo da solo, con il braccio alzato e una maglietta con una scritta, assai diversa da quelle di oggi: “Vincere o perdere, ma sempre con la democrazia”.

Questo era Socrates.