Mega-bacini idrici, la guerra dell'acqua. Andreas Malm: “Sainte-Soline è una lotta d'avanguardia”

In questa intervista a Mediapart, l'attivista svedese, autore di "Come sabotare un oleodotto", trae le prime lezioni strategiche della mobilitazione contro i “mega-bacini” idrici nelle Deux-Sèvres, a cui ha partecipato in prima persona.

3 / 4 / 2023

Il 25 marzo si è tenuta a Sainte-Soline, piccolo paese nella regione delle Deux-Sevres, la grande manifestazione contro la costruzione dei mega-bacini di stoccaggio idrico, organizzata dai Soulèvements de la Terre. Si è trattato dell’ultimo appuntamento militante di una lunga serie sul tema della gestione dell’acqua nell’epoca del “caos climatico”, a cui hanno partecipato militanti e attivistə da tutta Europa, attraversando i tre giorni di campeggio, tavole rotonde e azioni. Le immagini del momento centrale del weekend, le manifestazioni di sabato, sono impressionanti sia per l’enorme numero di partecipanti (30 000 persone in piena campagna), sia per l’alto livello dello scontro e l’estrema violenza del dispositivo di polizia: 4000 uomini schierati, cinque elicotteri, agenti in quad, più di 4000 granate lacrimogene e “di sfollamento” lanciate sulla folla – qualificate come armi da guerra persino dal codice della sicurezza interna francese.

La manifestazione ha avuto luogo al termine della settimana più incandescente del movimento contro la riforma delle pensioni. Il 20 marzo, infatti, il governo ha approvato la riforma facendo ricorso all’articolo 49.3 e dunque alla fiducia: ciò ha provocato un salto di livello nell’estensione e nell’intensità delle proteste. L’ottava giornata di mobilitazione ha contato infatti, secondo i sindacati, 3,5 milioni di persone in strada in tutta la Francia. Oltre alle manifestazioni sindacali e agli scioperi, sono in atto blocchi in alcuni settori chiave (raffinerie, raccolta e trattamento dei rifiuti), blocchi dei nodi stradali, nonché manifestazioni notturne diffuse e riot in moltissime città della Francia.

È in questo contesto che va letta la violenza della polizia e il bilancio terribile di Sainte-Soline: almeno 200 feriti tra i manifestanti, tra cui 40 feriti gravi (tra cui due mutilazioni alla mascella e due persone che hanno perso un occhio), oltre a due persone tuttora in pericolo di vita. Il ministro dell’interno Gérald Darmanin ha tentato di attribuire tutta la colpa dell’accaduto agli organizzatori e ha già annunciato lo scioglimento per legge dei Soulèvements de la Terre. Tuttavia ciò che emerge in queste ore dai media indipendenti, ma anche dalle grandi testate come “Le Monde”, é una lunga lista di abusi delle forze dell’ordine, sia di fronte alle proteste contro la riforma delle pensioni che a Sainte-Soline, dove è stato impedito l’arrivo dei soccorsi per prendere in carico i feriti. Sono già due le denunce da parte dei familiari del ferito più grave per tentato omicidio e ostacolo ai soccorsi. In cinque giorni, una petizione per lo scioglimento della Brav-M (polizia in moto) ha raggiunto la cifra storica di 200.000 firme; inoltre sono stati organizzati per questa sera dei presidi di protesta contro le violenze della polizia davanti a tutte le prefetture di Francia.

I Soulèvements de la Terre sono una coalizione nata nel 2021 e che federa attorno a un progetto comune collettivi locali e nazionali, ONG, sindacati contadini (in particolare, la Confédération Paysanne, il sindacato di base progressista degli agricoltori), associazioni e organizzazioni ecologiste per lottare contro l’accaparramento dei suoli e contro le pratiche devastatrici dell’agro-industria. Alla manifestazione hanno dunque partecipato sia membri di queste differenti organizzazioni e partiti (come il Nuovo Partito Anticapitalista) sia singolə, tra cui anche alcunə deputatə nazionali o europei dei Verdi francesi e della France Insoumise. La minaccia di scioglimento del ministro dell’interno appare dunque non solo illegittima quanto più assurda, ma corrisponde a una logica di criminalizzazione del movimento che con le sue azioni di disobbedienza civile sta innovando potentemente le pratiche del movimento ecologista europeo.

In queste settimane, oltre a rispondere alla repressione e alle violenze, il movimento francese si trova di fronte alla necessità di una riflessione strategica su come continuare la mobilitazione contro la riforma delle pensioni, articolando le varie forme di lotta e provando a mantenere il fronte unito tra sindacati, partiti (in particolare, la France Insoumise) e organizzazioni autonome. In questo senso, il 28 marzo si è tenuto un altro sciopero imponente (2 milioni di persone secondo la CGT) e un’altra giornata è stata chiamata per il prossimo giovedì, 6 aprile.

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Sabato 25 marzo, migliaia di persone hanno manifestato a Sainte-Soline, nella regione delle Deux-Sèvres, contro la diffusione dei “mega-bacini”, vasche artificiali di stoccaggio dell'acqua per l'irrigazione agricola. Gli oppositori contestano a queste infrastrutture la privatizzazione di una risorsa idrica sempre più scarsa a causa dei cambiamenti climatici, a vantaggio di un'agricoltura produttivista e dannosa per il clima e gli ecosistemi.

Come ha sottolineato per Mediapart Benoît Biteau, agricoltore, ecologista europeo ed espressione del movimento contro i “mega-bacini” idrici: «Non si tratta di negare l'importanza dell'acqua e dell'irrigazione per l'agricoltura, ma semplicemente di ricordare che l'acqua è un patrimonio comune e che non può essere monopolizzata da una minoranza di agricoltori a scapito dell'interesse generale».

Docente di geografia umana in Svezia, autore, tra le altre cose, di L’Antropocene contro la storia (2017) [ndr, edizione francese] e Come sabotare un oleodotto (2020), l'attivista per il clima Andreas Malm era presente ai cortei di questo sabato a Sainte-Soline. A Mediapart spiega le caratteristiche politiche di questa mobilitazione, le lezioni strategiche che se ne possono trarre e le nuove prospettive che essa delinea per il movimento per il clima.

Mediapart: Lei ha partecipato alla manifestazione contro i mega-bacini idrici a Sainte-Soline sabato scorso. Qual è la sua impressione? Ha percepito qualche specificità rispetto alle altre mobilitazioni ambientaliste che di solito si osservano nel resto d'Europa?

Andreas Malm: Prima di tutto, sono rimasto colpito dalle dimensioni di questa manifestazione. Gli organizzatori parlano di 30.000 partecipanti, un numero quattro volte superiore alle manifestazioni di Ende Gelände [movimento ecologista tedesco di disobbedienza civile contro le infrastrutture fossili – ndr], che sono il mio termine di paragone. In secondo luogo, mi ha sorpreso l'estrema militarizzazione delle forze di polizia. Con i checkpoint, sembrava quasi di essere in Cisgiordania piuttosto che in un Paese dell'Europa occidentale. Anche la polizia tedesca può essere violenta, ma in questo caso il livello di repressione è stato molto più elevato.

Infine, il livello di combattività dei manifestanti è stato impressionante. C'è stata una sorta di "divisione del lavoro" tra chi è andato a confrontarsi con la polizia e chi no. Ma si sentiva che c'era una tacita approvazione di questo rapporto di forza con la polizia. Questo livello di scontro è qualcosa di inedito per me e che non avevo ancora visto in Germania.

Perché, visto che conosciamo i suoi saggi sul capitalismo fossile, ha partecipato a questa manifestazione contro i “mega-bacini” idrici? Come mai l'acqua è diventata una questione importante nelle lotte per il clima?

Non sono un esperto della questione dell'acqua in Francia, ma credo che questa sia una lotta pionieristica e che mobilitazioni di questo tipo saranno sempre più diffuse in futuro. È un nuovo tipo di lotta perché riguarda la strategia di adattamento ai cambiamenti climatici – e qui abbiamo un esempio lampante di cattivo adattamento. È anche una lotta contro il tentativo di appropriazione e monopolizzazione di una risorsa scarsa, in questo caso l'acqua, da parte di aziende dell'agro-business.

Non è un caso che questa mobilitazione abbia luogo nella parte meridionale dell'Europa, poiché è in Francia, Spagna e Italia che i problemi di siccità sono più acuti. Questa lotta invia un messaggio molto chiaro, che dovrebbe essere ascoltato anche al di fuori della Francia: questi grandi progetti che sfruttano le risorse naturali a uso di ricche aziende non sono neutrali, né sono semplici risposte tecniche al problema dell'acqua, ma progetti con una dimensione politica.

Tre anni fa è stato pubblicato il suo libro Come sabotare un oleodotto, nel quale invitava il movimento per il clima a passare «dalla protesta alla resistenza». È questa la traiettoria che Les Soulèvements de la Terre, il collettivo che ha contribuito a organizzare la manifestazione di Sainte-Soline, sta percorrendo oggi?

Penso che la lotta contro i “mega-bacini” idrici abbia aspetti specificamente francesi. Il coinvolgimento in questo movimento di membri della Confédération paysanne, che ha una tradizione di lotta e una storia sindacale, è abbastanza unico in Europa – attualmente esiste un movimento di agricoltori nei Paesi Bassi, ma è molto reazionario. L'altra dimensione particolarmente francese di questa mobilitazione è ovviamente l'attuale contesto di lotta sociale contro la riforma delle pensioni, nonché l’avversione nei confronti di Emmanuel Macron e della polizia.

Ma la lotta contro i “mega-bacini” idrici si articola anche con quanto sta accadendo nel movimento per il clima a livello più globale. Da quando si è raggiunto il livello più alto delle marce per il clima nel 2019, si è assistito a una diversificazione e radicalizzazione di alcuni rami del movimento che si è vista in Ende Gelände, nei discorsi di Greta Thunberg e infine nei gruppi di post-Extinction Rebellion come Just Stop Oil [noto tra l'altro per le sue azioni contro dei capolavori nei musei europei – ndr], o la mobilitazione Stop Cop City di Atlanta (USA) che lotta attraverso occupazioni e sabotaggi contro l'installazione di un centro di addestramento della polizia in una foresta.

Gli organizzatori della manifestazione di Sainte-Soline hanno contato almeno 200 feriti. Tra questi, tre sono stati trattati in assoluta emergenza [allo stato attuale due risultano ancora in coma, ndr]. Questo tipo di manifestazione, con un alto livello di scontro, non può trasformarsi in un'impasse strategica quando vediamo gli eccessi dell'apparato repressivo messo in campo dallo Stato?

Spetta ai partecipanti del movimento contro i “mega-bacini” idrici di fare la propria valutazione tattica. La manifestazione può essere considerata un successo in termini di numero di partecipanti, ma anche un fallimento perché non sono riusciti a entrare nel sito per disattivare le infrastrutture.

È ancora presto per trarre conclusioni. Va ricordato che ogni volta che ci sono state mobilitazioni radicali di massa, il primo tentativo è stato un successo, come le manifestazioni di Seattle (USA) nel novembre 1999, in occasione di una conferenza dell'Organizzazione Mondiale del Commercio. Ma subito dopo la polizia si adegua, cambiando le sue pratiche per soffocare qualsiasi protesta, come abbiamo visto in seguito durante le manifestazioni contro il G8 a Genova (Italia) nel 2001. Non c'è nulla di nuovo in tutto questo.

Ende Gelände è quasi sempre riuscita a raggiungere gli obiettivi delle azioni perché dispone di pratiche tattiche di estrema mobilità per aggirare i dispositivi di polizia. A Sainte-Soline, i manifestanti si sono mossi verso la vasca di stoccaggio in tre diversi cortei (Ende Gelände di solito organizza cinque diversi cortei), ma la polizia si è posizionata intorno all'infrastruttura – mentre nell'ultima manifestazione dello scorso ottobre, il corteo più "offensivo" ha distolto l'attenzione della polizia, permettendo agli altri manifestanti di muoversi.

Bisogna essere intelligenti, creativi, e credo che Les soulevements de la Terre ne siano consapevoli. Lo abbiamo visto di nuovo a dicembre, quando 200 persone hanno occupato e sabotato un cementificio Lafarge vicino a Marsiglia, senza incidenti. La storia dei movimenti sociali ci mostra che dobbiamo reinventarci ogni volta, anche se ci sono pratiche ricorrenti efficaci, come la creazione di un accampamento temporaneo per occupare un terreno, ad esempio.

Queste modalità di azione hanno come effetto quello di dare un'immagine militaresca, e quindi maschilista, al movimento, che può dissuadere alcunə attivistə. Non potrebbe rappresentare un problema, se consideriamo che la disobbedienza civile è stata storicamente molto inclusiva?

Sarebbe un problema se ci fosse una cultura maschilista tra i militanti, ma non mi sembra essere questo il caso. Inoltre, le militanti femministe radicali potrebbero dirvi che non c'è motivo di pensare che le donne non siano in prima linea negli scontri. Ho visto delle donne gravemente ferite trasportate dalla prima linea a Sainte-Soline. L'idea che solo gli uomini siano pronti a impegnarsi in questo modo nello scontro è falsa. Ci sono esempi storici di questo, come la Rote Armee Fraktion in Germania negli anni '70: la sua prima generazione era composta per lo più da donne.

La caratteristica di Sante-Soline è che le persone potevano scegliere il loro livello di confronto con le forze dell’ordine. Molto spesso, nella mia esperienza militante, ho visto tensioni tra manifestanti radicali e altrə manifestanti che cercavano di dissuaderli. Non è quello che ho visto questo fine settimana. In Francia c'è una cultura politica che mi colpisce ogni volta. C'è una maggiore accettazione, rispetto ad altri Paesi europei, del confronto con lo Stato e la proprietà privata attraverso azioni concrete. E questo non è in contraddizione con le manifestazioni di massa.

A Sainte-Soline erano presenti diversə parlamentari di La France insoumise (LFI). Questa classe politica di sinistra è sufficientemente legata al movimento sociale da far sperare in un'alternanza? Il programma di Mélenchon comprendeva la riforma della polizia, la pianificazione ecologica e delle politiche sociali...

Non sono un esperto di politica francese, ma è chiaro che lo sviluppo di LFI e il relativo successo di Mélenchon nel 2022 sono promettenti. In Germania, Die Linke è crollata, i Verdi hanno tradito i loro alleati extraparlamentari; in Italia, la sinistra è scomparsa. Non c'è alcuna garanzia che LFI faccia ciò che dice una volta al potere, ma vedere le loro bandiere nella manifestazione di Sante-Soline è stato un motivo di speranza. Dà l'impressione che LFI stia dialogando in modo costruttivo con il movimento sociale, sui temi del razzismo, dell'islamofobia, della polizia e dell'ecologia. Il loro progetto parlamentare è aperto alla società, è uno dei pochi che vale la pena prendere in considerazione.

In Francia, i Verdi sono crollati alle elezioni presidenziali, il che ha demistificato il discorso di Bruno Latour sulla "classe ecologica". La forma partito è ancora valida per organizzarsi di fronte al caos climatico?

È necessario fare una valutazione chiara dei tradimenti sistematici dei partiti verdi, in modo da porre fine una volta per tutte all'illusione che questi partiti incarnino lo sbocco naturale del movimento per il clima. Questa è stata l'illusione delle elezioni europee del 2019, ma alla fine non hanno ottenuto nulla. In Svezia i Verdi sono stati al potere per otto anni e hanno fallito. In Germania, il livello di rabbia del movimento per il clima contro i Verdi nella coalizione di governo è molto alto. Ma il fallimento dei partiti verdi non deve screditare la forma "partito" nel suo complesso. Jeremy Corbyn in Gran Bretagna e Bernie Sanders negli Stati Uniti non hanno vinto le elezioni, ma ci sono andati vicini e non direi che i loro rispettivi progetti siano stati inutili. Nell'attuale sequenza, non si sa cosa funzionerà, o se qualcosa funzionerà, bisogna mobilitarsi su tutti i fronti.

Il movimento Ende Gelände attacca le infrastrutture fossili in Germania, Les Soulèvements de la Terre attaccano le infrastrutture agroindustriali. Ma in entrambi i casi i progetti sono così numerosi e titanici che è difficile immaginare che il sabotaggio abbia la meglio. Non abbiamo bisogno di uno Stato, di una verticalità del potere per neutralizzare queste infrastrutture nel lungo periodo?

Certamente. Non credo che il sabotaggio da solo possa risolvere il problema. Ho conosciuto attivistə anarchicə che avevano una visione molto romantica dell'azione diretta, che pensavano che la proliferazione di azioni avrebbe posto fine alle emissioni di CO2. Ma i "campi climatici" non possono moltiplicarsi in tutti i siti allo stesso tempo, non è realistico. La mia visione strategica è che il sabotaggio debba essere integrato nel repertorio di azioni del movimento per il clima e che si debba aumentare la pressione sullo Stato per costringerlo ad agire. Nel peggiore dei casi, farà delle concessioni, mentre nel migliore dei casi ne prenderemo il controllo, che sia dopo una vittoria della LFI o dopo un processo rivoluzionario. A un certo punto, la pressione popolare sarà sufficiente.

Lei fa parte del Collettivo Zetkin, che nel 2020 ha pubblicato Fascism in Fossil Fuels per evidenziare la passione dell'estrema destra per i combustibili fossili. La messinscena del "nazionalismo verde" è stata smascherata da allora?

C'è stato un picco di "nazionalismo verde" qualche anno fa, in occasione delle elezioni europee, ma da allora il Rassemblement National non l’ha più integrato nel suo messaggio. Il lavoro che abbiamo svolto nel 2018-2019 è nato dalla preoccupazione per l'ascesa dell'estrema destra anti-verde con Trump, Bolsonaro e l'AFD in Germania. Il miglior esempio della nostra tesi è la Svezia: il Paese è governato dai Democratici Svedesi (estrema destra), che hanno smantellato qualsiasi tipo di politica ecologica. Oggi non ho la stessa sensazione di un'ascesa inarrestabile, con l'eccezione della Russia, dove le posizioni di Putin sono negazioniste sul clima e dove le forze protofasciste si basano sui combustibili fossili. Questa tendenza non è scomparsa.

Sulla questione delle pensioni in Francia vediamo che un'élite borghese sta imponendo ai lavoratorə più poveri di lavorare due anni in più; allo stesso modo, sulle questioni climatiche, questa élite ci sta imponendo un business as usual che sta distruggendo il pianeta. Sainte-Soline e il movimento contro la riforma delle pensioni sono due facce della stessa medaglia?

Assolutamente sì, dobbiamo collegare le lotte ecologiche e sociali, che sono entrambe lotte di classe. Se il movimento per il clima è stato debole a un certo punto della sua storia, è perché non ha fatto questa articolazione. La lotta di Sainte-Soline, invece, è definita come lotta contro l'agroindustria. È un allontanamento dalla retorica riconciliante secondo cui le lotte ecologiste sono al di là della politica, al di là della divisione tra destra e sinistra. È questo che la rende una lotta cruciale.

Intervista a cura di Mickaël Correia e Mathieu Dejean

Traduzione e premessa di Sara Marano e Federico Puletti.