La “marea verde” inonda il Messico: la Corte Suprema depenalizza l’aborto

9 / 9 / 2023

Nella giornata di mercoledì storica sentenza della Suprema Corte de Justicia de la Nación  (SCJN) che ha depenalizzato l’aborto in tutti gli Stati federali: tutte le donne e le persone con capacità di gestazione potranno accedere a qualsiasi istituzione sanitaria federale per praticare l’aborto volontario, senza criminalizzazione e senza restrizione alcuna.

È una vittoria storica che arriva grazie alla lotta di migliaia di attivistə in tutto il Paese e a un ricorso promosso recentemente dal GIRE (Grupo de Información en Reproducción Elegida) che si è rivolta alla Suprema Corte chiedendo che si pronunciasse sull’incostituzionalità della criminalizzazione dell’aborto presente nel Codice Penale Federale. Ricorso che è stato possibile presentare – sottolinea il GIRE nel suo comunicato - «sulla base della sentenza sull'incostituzionalità del crimine di aborto nel Codice penale di Coahuila deliberata all'unanimità dalla Corte Suprema di Giustizia della Nazione nel settembre 2021, GIRE ha presentato un ricorso contro il Congresso dell'Unione e l'Esecutivo federale per aver emanato un regolamento che criminalizza l'aborto».

Quattro i punti fondamentali della sentenza della Corte Suprema: innanzitutto la sentenza stabilisce dunque l’accesso a tutte le donne e a tutte le persone con capacità di gestazione di accedere a qualsiasi istituzione sanitaria federale per praticare l’aborto volontario; inoltre il personale medico delle istituzioni federali non potrà essere criminalizzato per aver aiutato ad abortire e le stesse istituzioni sanitarie federali avranno l’obbligo di prestare il servizio di interruzione di gravidanza. Infine, il Congresso della Nazione avrà l’obbligo di eliminare dal Codice Penale i quattro articoli che menzionano il delitto di aborto e tutti i giudici statali e federali dovranno attuare quanto stabilito dalla SCJN e garantire la retroattività della sentenza, vale a dire che chiunque sia attualmente in carcere o sotto processo per tale “delitto”, dovrà essere immediatamente rilasciato e prosciolto.

La sentenza della Corte Suprema è una vittoria per i movimenti femministi e di difesa dei diritti umani che da diversi anni hanno intrapreso un importante percorso di lotta per riuscire a giungere a questo punto. Un percorso certamente non facile in un paese in cui l’80% della popolazione si dichiara cattolico e dove anche il presidente “progressista” López Obrador ha sempre assunto posizioni contradditorie, definendo in più occasioni “conservatrici” i movimenti femministi per il diritto all’aborto e lavandosene le mani dichiarando che era compito della Suprema Corte dirimere la questione.

La “marea verde” avanza dunque nel continente latinoamericano, “inondando” uno dei paesi più importanti della regione. Tuttavia, la strada per una vittoria completa del diritto all’aborto è ancora lunga dal momento che sono diversi gli Stati che ancora non lo permettono completamente, è il caso di El Salvador, Nicaragua, Honduras, Suriname, Haiti e Repubblica Dominicana, o che lo permettono solo in caso di grave pericolo di vita o di salute per la persona gestante o per motivi socioeconomici, come succede in Guatemala, Venezuela, Cile, Brasile, Paraguay, Costa Rica, Panama, Ecuador, Perù e Bolivia. La strada è lunga, ma l’onda è inarrestabile.

Foto di copertina: GIRE