In fuga dalla povertà: Natale in carovana per diecimila migranti nel sud del Messico

27 / 12 / 2023

Diecimila migranti in prevalenza centro e sud americani e caraibici sono partiti poco prima dell’alba del 24 dicembre dal Parque Bicentenario di Tapachula, la “città carcere” nel sud del Messico al confine col Guatemala, con destinazione la frontiera nord, gli Stati Uniti. “Esodo dalla povertà” lo striscione di apertura della carovana migrante di Natale, “non siamo criminali ma lavoratori internazionali” le voci provenienti dai partecipanti.

Ancora una volta migliaia di migranti sono costretti a mettersi in marcia e ad affrontare un lungo, faticoso e pericoloso viaggio a piedi per la mancanza di risposte da parte delle istituzioni migratorie messicane alla richiesta di regolarizzare la propria posizione e di poter intraprendere il viaggio verso nord in sicurezza. Come hanno raccontato gli stessi migranti ai giornalisti messicani presenti, infatti, da settembre l’Instituto Nacional de Migración di Tapachula non risponde più alle richieste di regolarizzazione attraverso visti provvisori e umanitari, obbligando inoltre i migranti a non lasciare la città di Tapachula che per questo motivo si è “guadagnata” il non invidiabile appellativo di “città-carcere”.

Secondo Luis García Villagrán, coordinatore della ONG Centro de Dignificación Humana, a Tapachula sarebbero bloccati senza mezzi di sostentamento e senza potersi muovere, almeno sessantamila migranti, con la situazione destinata a collassare da un momento all’altro, infatti, ogni giorno sono circa mille i migranti che attraversano il río Suchiate ed entrano nel paese. Come riporta La Jornada l’attivista ha segnalato che si sono cercate tutte le vie di dialogo con le autorità non ottenendo però alcuna risposta.

L’impossibilità di ottenere i documenti necessari ad attraversare il Paese e di lasciare la città ha obbligato quindi le migliaia di persone migranti bloccate forzosamente a Tapachula ad organizzarsi per provare a raggiungere il tanto agognato nord. Grazie anche all’aiuto delle ONG presenti sul territorio, come appunto il Centro de Dignificación Humana, il gruppo è infine riuscito a partire alla mattina presto della vigilia di Natale. Sono 24 le nazionalità presenti nel folto gruppo di migranti e ancora una volta, moltissimi provengono da Cuba, Venezuela ed Haiti ma ci sono anche cittadini di Pakistan, Bangladesh, India, Cina e Africa.

La presenza di migranti asiatici e africani non deve stupire infatti, la “ruta” centro americana sta diventando mese dopo mese la via più trafficata per raggiungere gli Stati Uniti. Secondo i dati pubblicati dalle istituzioni migratorie panamensi, alla data di novembre, quasi cinquecento mila persone hanno attraversato il Tapón del Darién, il pericoloso e impervio confine tra Colombia e Panama posto in una regione di giungle e paludi un tempo quasi inaccessibili. Un flusso che è raddoppiato rispetto all’anno precedente e che, secondo gli esperti dei movimenti migratori, è destinato a salire ancora nei prossimi mesi ed anni.

Le molte storie raccolte dai giornalisti messicani in questi primi giorni di marcia parlano di persone costrette ad abbandonare i luoghi di origine, talvolta in fuga dalla povertà, molto più spesso (per quanto riguarda i migranti centro americani), in fuga dalla violenza delle pandillas e dei gruppi criminali, che rendono impossibile la vita.

Il primo giorno di camminata la carovana ha raggiunto il piccolo municipio di Álvaro Obregón, situato a 14 chilometri da Tapachula, dove il gruppo ha riposato per la notte e “festeggiato” l’arrivo del Natale dormendo per strada. La mattina seguente, il giorno di Natale, la carovana è partita ancora una volta molto presto con l’obiettivo di raggiungere il centro di Huehuetán, posto a 25 chilometri di distanza, ma la carovana ha infine voluto proseguire fino alla più grande Huixtla, percorrendo in totale 30 chilometri.

A dimostrazione della pericolosità del viaggio, il quotidiano Diario del Sur riporta che proprio il giorno di Natale, un gruppo di 15 migranti honduregni che faceva parte della carovana ma che era rimasto attardato, è stato assaltato da degli sconosciuti in motocicletta. Gli assaltanti, dopo averli condotti in una zona appartata, ha fatto sparire il gruppo facendo perdere le loro tracce. Una donna con due minori è riuscita a scappare e a denunciare l’accaduto avvenuto a Tuzantán, a pochi chilometri da Huixtla, chiedendo alle autorità messicane di ritrovare i propri cari. 

Nel terzo giorno di camminata, i migranti hanno percorso altri 20 chilometri fino alla piccola cittadina di Villa Comaltitlan dove si sono fermati a riposare per la notte. Poco prima di entrare in città hanno protestato davanti davanti al Centro de Atención Integral al Tránsito Fronterizo (CAIFT), dove opera l’Instituto Nacional de Migración chiedendo i documenti, ma ancora una volta senza ottenere risposte dalle autorità.

Come ha annunciato Luis Gárcia Villagrán, la carovana “esodo dalla povertà” proseguirà il suo cammino compatta fino a quando le autorità non si degneranno di prestare attenzione ai migranti e alle loro legittime richieste di ottenere un visto umanitario e poter così transitare legalmente e in sicurezza attraverso il Paese.

Il gioco è come sempre nelle mani del governo messicano che, naturalmente, cura in modo amorevole i rapporti di buon vicinato con gli Stati Uniti e anche questa volta promette di fare altrettanto: proprio pochi giorni prima di Natale, infatti, il presidente López Obrador ha annunciato che il 27 dicembre verrà siglato un accordo con Washington con il quale ha promesso un maggior contenimento del flusso migratorio aumentato in modo considerevole negli ultimi mesi.