In Egitto come in Tunisia

3 / 12 / 2011

IL CAIRO. Al voto, schiacciante vittoria del braccio politico dei Fratelli musulmani I partiti islamici raggiungono il 60% Delude il «Blocco» dei partiti liberali e di centrosinistra IL CAIRO. L'Egitto come la Tunisia: dopo la rivoluzione, arrivano gli islamisti. A quattro giorni dalla chiusura del primo dei tre round delle elezioni parlamentari che comprendeva grandi aree urbane come Cairo, Alessandria, Damietta e Port Said, nella sede del partito «Hurreya wa Adala» (Giustizia e libertà), regna il caos. In un'attesa conferenza stampa, che si è svolta ieri sera, la commissione elettorale non è stata in grado di fornire le percentuali dei partiti. Ma, secondo indiscrezioni, il braccio politico dei Fratelli musulmani, otterebbe circa il 40% dei voti e al secondo turno potrebbe conquistare 120 dei 168 seggi in palio in queste elezioni che hanno visto anche un'affermazione dei salafiti e l'eliminazione di tutte le candidate donne.

 Gli «ikhwan» la fanno da padroni non solo nei quartieri islamici ma anche in zone a maggioranza copta come Shubra, a Cairo Nord dove sarebbero il primo partito. Ma a sorprendere è soprattutto l'exploit del «blocco islamico» che comprende i salafiti Hizb al-Nour (il Partito della luce) e quelli di Gama al-Islamiya, protagonista in passato di attentati contro turisti. L'alleanza che nei sondaggi della vigilia era stimata attorno al 10% otterebbe circa il 20% dei voti.  Delude invece il «Blocco egiziano» dei partiti liberali tra cui lo storico Wafd e gli Egiziani Liberi dell'imprenditore della telefonia Naguib Sawiris. Si era presentato come diga anti-islamisti, ma si ferma al 20%. In ultima posizione, sotto il 10% la coalizione di sinistra «al-Thawra Mostamarra» (la rivoluzione continua) che comprende socialisti e giovani scissionisti dei Fratelli musulmani. Visto il pessimo risultato i due blocchi di centro-sinistra sarebbero pronti a siglare un'alleanza per le prossime tappe di un processo elettorale che nei prossimi tre mesi attraverserà i rimanenti 18 governatorati del paese.

 L'avanzata dei partiti islamisti, che sommano il 60% dei voti, ha suscitato timori di un aumento della pressione sociale contro donne e minoranze religiose. «Temo che adesso molte si sentiranno obbligate a mettersi il velo» - afferma Sarah una professoressa musulmana di 27 anni del quartiere chic di Zamalek al Cairo. Gioia invece tra i sostenitori del blocco islamista come il 24enne Mohammed Kamal. «Questo è il primo passo verso la creazione di un califfato islamico in Egitto. L'occidente è in decadenza. L'Islam è la vera soluzione».

 I risultati ufficiosi non fanno che rafforzare l'impressione di una «rivoluzione rubata» dagli islamisti: scavalcati dai giovani rivoluzionari durante i primi giorni dell'insurrezione contro Mubarak, ma trionfatori nelle urne. Ieri migliaia di manifestanti hanno marciato su piazza Tahrir trasportando bare simboliche avvolte nella bandiera egiziana, con i nomi dei 42 «martiri» degli scontri della settimana scorsa, mentre centinaia di sostenitori della giunta militare hanno organizzato una contro-manifestazione nel quartiere di Abbassya.

 A deludere gli attivisti non è solo l'avanzata degli islamisti, ma anche il fatto che la maggioranza degli egiziani abbia risposto picche agli inviti al boicottaggio di «elezioni farsa» dato che la giunta militare continuerà a stare al potere per diversi mesi. L'affluenza ha raggiunto il 62%, un dato molto alto, seppur sotto il 70% suggerito alla chiusura delle urne. Inoltre celebri attivisti anti-Mubarak come George Ishak, fondatore del movimento di opposizione Kifaya (basta), Gamila Ismail, ex moglie del candidato presidenziale nel 2005, Ayman Nour, e Asmaa Mafhouz, figura di punta del movimento 6 aprile, sono stati eliminati al primo turno.

 L'affermazione degli islamisti promette di influire sulla formazione del nuovo governo civile guidato dall'ex primo ministro (e poi perseguitato) dell'era Mubarak Kamal el-Ganzouri. Negli ultimi giorni alcuni esponenti dei Fratelli avevano suggerito che una vittoria elettorale li avrebbe autorizzati a scegliere i membri del nuovo esecutivo. Ieri hanno abbassato i toni, lasciando intendere che aspetteranno la conclusione di questo tortuoso processo elettorale. Dopo 80 anni di storia di cui molti passati in clandestinità, non gli resta che pazientare ancora alcuni mesi prima di prendere il posto dei militari come padroni dell'Egitto post-Mubarak.