La rivoluzione continua. Ultime notizie dall'Egitto

29 / 11 / 2011

Ho conosciuto Mohamed al Cairo questa estate, nei giorni in cui piazza Tahrir era stata nuovamente occupata. Le interviste a Mohamed e ad altri giovani rivoluzionari sono comparse su Global Project nell'articolo “La libertà è tutto – Racconti della rivoluzione egiziana”. Venerdì scorso ho sentito Mohamed su Skype per un aggiornamento sulla situazione politica, che ha visto un'esplosiva accelerazione a partire dalla manifestazione di venerdì 18 contro lo SCAF (Consiglio Supremo delle Forze Armate), al potere dal giorno delle dimissioni di Mubarak. La repressione delle ultime proteste da parte dello SCAF ha causato almeno 42 morti.

I motivi per odiare lo SCAF e i suoi tentativi di mantenere il vecchio regime sotto una sottile patina rivoluzionaria non ci sono mai mancati. Prima di tutto il loro costante rifiuto di riformare il Ministero degli Interni, che ha continuato indisturbato con la brutalità, le torture e le altre violazioni dei diritti a cui eravamo abituati prima della rivoluzione. E i tribunali militari, che hanno processato circa 12.000 civili dalle dimissioni di Mubarak a oggi. Ma purtroppo, gli unici che facevano qualcosa in merito erano gli attivisti stessi, anche perché loro ne erano le prime vittime. Neanche il massacro di cristiani davanti alla torre televisiva Maspiro ha potuto a smuovere la situazione. L'intesa tra esercito e islamisti sembrava aver soffocato il processo rivoluzionario. Il regime li aveva inclusi nel proprio blocco nel tentativo di preservarsi, difendendosi dall'attacco sferrato questa estate da liberali e sinistra.

Ma esercito e islamisti hanno a loro volta interessi contrastanti. Gli islamisti sono certi di avere la maggioranza dalla loro e quindi vogliono che le istituzioni democraticamente elette abbiano pieni poteri. Lo SCAF, dal canto suo, vuole mantenere il proprio potere al di fuori del controllo democratico, in modo da conservare i propri privilegi e impedire molti cambiamenti reali. A tal fine aveva proposto dei “principi sovracostituzionali” oltremodo ambigui, che toglievano alle istituzioni democratiche il diritto di influenzare il budget dell'esercito e mettevano lo SCAF al di sopra della costituzione, dandogli, secondo una possibile interpretazione, un'onnipotente facoltà di veto. Inoltre le elezioni presidenziali, e quindi il trasferimento del potere dai militari ai civili, erano previste per l'inizio del 2013. Considera che quando avevano preso il potere, avevano promesso che se ne sarebbero andati nel giro di sei mesi. La proposta prevedeva addirittura che dei 100 membri dell'assemblea costituzionale, 20 sarebbero stati incaricati dal parlamento democraticamente eletto e 80 nominati dallo SCAF! Noi ce lo aspettavamo, ma era troppo anche per gli islamisti. La crisi dell'alleanza conservatrice ha aperto nuovi spazi di manovra per la rivoluzione.

Gli islamisti convocarono una manifestazione contro i principi sovracostituzionali in piazza Tahrir per venerdì 18. La manifestazione del 29 luglio con lo stesso obiettivo di facciata si era rivelata essere un attacco ai liberali e la sinistra che occupavano la piazza, ma questa è stata autenticamente una protesta contro lo SCAF ed ha avuto un'altissima partecipazione.

Dopo la manifestazione gli islamisti si ritirarono dalla piazza, rimase solo un piccolo sit-in di feriti della rivoluzione che chiedevano i risarcimenti promessi e mai arrivati. Come al solito, sabato la polizia arrivò e disperse brutalmente il sit-in, bastonando senza pietà i manifestanti. Ormai è ordinaria amministrazione, quando vidi la notizia in tv non mi resi conto di quel che stava per succedere. Ma i video finirono immediatamente su YouTube, e nel clima di montante frustrazione dei giorni precedenti, la scintilla appiccò l'incendio. Centinaia e poi migliaia di rivoltosi si riversarono in piazza. C'erano ancora degli islamisti, ma a questo punto la presenza più forte erano liberali e sinistra.

Gli scontri cominciarono subito. Secondo i manifestanti, la polizia attaccò per sgomberarli dalla piazza. Secondo la polizia, i manifestanti stavano tentando di piombare sul Ministero degli Interni che sta poco lontano, alla fine di via Mohamed Mahmoud. Probabilmente dicono entrambi la verità. Durante la rivoluzione era stato impossibile conquistare il Ministero a causa dei cecchini, ed è un peccato, perché il Ministero non è altro che la spada della controrivoluzione. Dei video provano che c'erano cecchini sul tetto anche questa volta. I primi caduti furono uccisi già nella notte di sabato.

Domenica la polizia militare riuscì a sgomberare la piazza, ma nel pomeriggio arrivò ancora più gente e riuscì a riprenderla. Mi sorprendo ancora di come sia stato possibile, la piazza era stata davvero militarizzata, polizia dappertutto. Penso che i video del secondo sgombero abbiano attirato ancora più giovani, anche quelli meno militanti. C'è un video in cui la polizia trascina il cadavere di un ragazzo e lo butta in mezzo alla spazzatura.

Io fuori Cairo, arrivai domenica pomeriggio e mi unii agli scontri in Mohamed Mahmoud. La scena era surreale. La strada è piuttosto stretta, i lampioni spenti, fumo ovunque. I bagliori delle esplosioni illuminavano le bandiere rosse dei socialisti rivoluzionari che erano in prima linea. E i salafiti in tunica con le maschere antigas sopra alle barbone fanno uno strano effetto.

La polizia sparava proiettili di gomma e pallini, miravano agli occhi. Il giovane dentista Ahmed Harara aveva già perso l'occhio destro durante l'insurrezione del 25 gennaio, sabato perse il sinistro. Aly [altro intervistato di “La libertà è tutto”] si prese un proiettile di gomma sulla guancia. Molti ragazzi hanno perso un occhio. Secondo i medici dell'ospedale da campo della piazza, alcuni morti furono raggiunti da proiettili veri e propri.

I rivoltosi rispondevano con una fitta sassaiola e gran lanci di molotov. I più forti di tutti erano gli ultras, sia del Zamalek che di Al Ahly. Partivano in formazione urlando slogan e lanciavano molotov tutti contemporaneamente. Ci stiamo godendo questo momento, bello.

Nel frattempo lo SCAF negava che si stesse usando violenza alcuna in piazza Tahrir, credo che in un comunicato abbiano anche dichiarato di non aver usato lacrimogeni, quando circolavano ovunque video che mostravano benissimo quel che stava succedendo. I nuovi lacrimogeni sono terribili. Sono uno dei regalini che riceviamo dagli Stati Uniti, assieme ai due miliardi di dollari all'anno all'esercito egiziano. In pratica è una strategia per mantenere stabili le relazioni con Israele. Durante la rivoluzione usavamo aceto e Pepsi per alleviare gli effetti del gas, ora non fanno nessuna differenza. Usiamo tutti maschere antigas, ne ho comprate un paio anch'io. Il gas resta nell'aria per ore, è una rottura di cazzo mondiale. Alcuni sono morti solo per averne respirato troppo. A un certo punto sommersero di lacrimogeni l'ospedale da campo, uccidendo una dottoressa.

Gli scontri durarono ininterrottamente per circa 29 ore. Lunedì fu raggiunta una tregua. I manifestanti potevano restare in piazza, ma non dovevano avvicinarsi al Ministero. La tregua venne violata dalla polizia quella sera stessa in un maldestro tentativo di sgomberare la piazza a tradimento, e tutto ricominciò da capo. Fu convocata una grande manifestazione per martedì, ma i Fratelli Musulmani, rassicurati dalle concessioni dello SCAF, rifiutarono di appoggiarla. Nonostante questo, credo ci fossero quasi mezzo milione di persone. La base dei Fratelli Musulmani rimase scandalizzata dalla decisione del partito. Molti giovani ne sono usciti, altri vennero in piazza nonostante il “non expedit”. Gli scontri continuarono durante la manifestazione stessa e si intensificarono mercoledì. Mercoledì c'era tanto gas nell'aria che era dura semplicemente stare nella piazza e respirare. Giovedì si instaurò una tregua duratura, la piazza resta nostra.

Martedì sera arrivò il discorso di Tantawi, il leader dello SCAF. Quando fu chiaro che lo SCAF non avrebbe passato immediatamente i pieni poteri a un governo civile, la piazza reagì come ai tempi di Mubarak, alzando le scarpe in aria in segno di spregio. Lo Scaf anticipava le presidenziali al 2012 e rinunciava a principi sovracostituzionali, quel che volevano i Fratelli Musulmani. Inoltre avrebbe usato i tribunali militari sono per casi eccezionali. Ma nelle loro mani “eccezionale” è un concetto assai ambiguo, non vuol dire niente. Hanno anche accettato le dimissioni del governo e incaricato Ganzouri di formarne uno nuovo. Ganzouri è un vecchietto che fu primo ministro durante il regime di Mubarak, un altro burattino dello SCAF.

Non credo che lo SCAF si dimetterà facilmente. Abbiamo la piazza e ci sono state rivolte in varie parti del paese, ma non c'è stata quell'ondata di scioperi che aveva bloccato il paese durante la rivoluzione. Lo SCAF ha il potere delle armi, e non vuole fare la fine di Mubarak. Molta gente chiude gli occhi davanti all'evidenza e rifiuta di credere che l'esercito sia controrivoluzionario. Il nazionalismo è molto diffuso tra gli operai e l'esercito rappresenta la patria, soprattutto dopo la guerra del '73 contro Israele.

Come al solito lo SCAF inventa storie secondo cui l'esercito ha ragione e i rivoluzionari pure, ma c'è un complotto da parte di terzi che amano sparare sulla folla per far ricadere la colpa sulle forze dell'ordine. Poi dicono che stanno avviando delle indagini per assicurare i colpevoli alla giustizia. Prima ci ammazzano e poi dicono che vogliono proteggerci.

Tra gli attivisti c'è un gran dibattito per capire se sia il caso di boicottare le elezioni o meno. Il parlamento non avrà nessun potere reale, almeno per il momento. Sarà solo uno strumento utile allo SCAF per autolegittimarsi. Le elezioni saranno un duro colpo alla lotta per una democrazia libera dal controllo dell'esercito. Inoltre lo SCAF è incaricato di garantire la correttezza del processo elettorale, e ha già dato prova di quale sia la sua buona fede. Io voterò perché il boicottaggio non farà nessuna differenza, a parte riempire il parlamento, e quindi l'assemblea costituzionale, di islamisti ed ex membri del partito di Mubarak. Ma al momento le vere riforme possono venire solo dalla piazza.