Gli episodi di violenza alla vigilia di natale ce li hanno mostrati ancora una volta come coloro che più soffrono la disoccupazione e la povertà strutturale.

Giovani e donne, i piu’ danneggiati dal “modello k”

3 / 1 / 2013

Gli episodi di violenza alla vigilia di natale ce li hanno mostrati ancora una volta come coloro che più soffrono la disoccupazione e la povertà strutturale. La maggior parte degli arrestati avevano infatti un’età compresa tra i 15 e i 30 anni.

Ciò che emerge dagli espropri del natale scorso è che uno dei settori che più soffre della mancanza di opportunità lavorative, della disoccupazione e della povertà strutturale sono i giovani al di sotto dei 30 anni e tra questi maggiormente le donne.

Non è un caso che la maggior parte degli arrestati dopo i saccheggi ai centri commerciali siano giovani tra i 15 e i 30 anni e persino delle donne in stato di gravidanza.

Non si tratta di un caso circoscritto ma di un fenomeno persistente sin dalla crisi del 2001 e che è diventato cronico con la normalizzazione economica come dimostrano i dati statistici ufficiali.

In pratica la situazione socioeconomica di quei settori non offre grandi opportunità a causa di una serie di riforme attuate negli ultimi anni – come la Asignación Universal por hijo y embarazo – che è soltanto un palliativo ($ 340 -pesos- per ogni figlio) che in molti casi ha sostituito altre prestazioni o aiuti sociali. Studi dell’Università di Buenos Aires (UBA) mostrano che la spesa mensile media di una famiglia si aggira intorno ai $ 7.200 laddove il tasso di disoccupazione giovanile è tre volte superiore a quello degli adulti e che coloro i quali trovano un impiego sono precari o “a nero”.

Si aggiunga a questi dati il fatto che i giovani sono costretti a vivere con i propri genitori, in insediamenti o quartieri marginali, in abitazioni sovraffollate e scadenti. Si stima che ci siano circa 900.000 giovani che non hanno un proprio posto per vivere, un lavoro e che vivono al di sotto della soglia di povertà.

Ma i loro genitori non se la passano molto meglio anche se hanno un impiego, l’ultimo dato INDEC ci rivela che nella periferia di Buenos Aires il 39,7% dei lavoratori è retribuito “a nero”. Nello stesso trimestre del 2008 era del 37%.

Le statistiche ufficiali INDEC del terzo trimestre del 2012 segnalavano che en El Gran Bs. As. (GBA)-la regione più popolata del paese- una donna su quattro al di sotto dei 29 anni è senza lavoro. Mentre gli uomini sono il 13%. In entrambi i casi il tasso di disoccupazione viene quasi triplicato rispetto agli adulti.

Intanto, il 30% dei lavoratori del GBA guadagna meno di $2.000 mensili, una cifra inferiore al valore del salario minimo e molto lontana dal costo della spesa media mensile familiare.

Non si tratta però di un dato recente dovuto alla crisi economica mondiale. Nel 2008 i registri ufficiali erano molto simili: la disoccupazione tra le giovani donne era del 22,5% e tra i giovani maschi 13,1%. E anche simili a quelli della fine del 2006 quando la disoccupazione femminile era del 24,6% e tra i ragazzi era al 12,7%.

Se andiamo un po’ più indietro, alla fine del 2004, uno studio del Ministero del Lavoro aveva evidenziato che "quattro disoccupati su 10 aveva meno di 24 anni" e che "la probabilità dei giovani di rimanere disoccupati era tre volte superiore a quella degli adulti ", in più, “che la disoccupazione giovanile si concentra nei gruppi sociali più vulnerabili. E soprattutto tra le donne e i meno istruiti”.

Ha inoltre preso atto che la maggioranza dei giovani disoccupati provengono da famiglie a basso reddito, molti dei quali sono in condizioni di povertà. "Si crea così un circolo vizioso di trasmissione intergenerazionale della povertà".

A loro volta, questi giovani cercano un impiego appena raggiunta l’età minima il che finisce per sottrarli agli studi i quali sono però richiesti per accedere ad un posto di lavoro dignitoso.

Pertanto, vi è un'alta percentuale di giovani - lavoratori e disoccupati – che non raggiunge la maturità.

traduzione dal castigliano di Stefano Caselli

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