Vicenza - Il Parco della Pace? Cose dell’altro mondo

17 / 2 / 2011

Non si vogliono proprio rassegnare. Una grande area verde nella ragnatela di cemento del nordest? Non esiste. Un prato senza capannoni e autofficine? Non si può vedere. Un territorio libero e fruibile per tutti i vicentini? Cose dell’altro mondo. Sono quelli del Patto per Vicenza e l’Associazione Popolari Europei che, di fronte alla volontà di tante donne e tanti uomini berici di vedere realizzato il Parco della Pace, propongono una bella colata di cemento per ospitare il centro polifunzionale della Protezione Civile.

Del resto, a Vicenza c’è appena stata l’alluvione; e se qualcuno a L’Aquila rideva, alle 3.32 di quel sciagurato 6 aprile, quando il terremoto sconvolse la vita di migliaia di persone, anche nella città del Palladio non si può essere da meno: quale più ghiotta occasione di un disastro per proporre nuova cementificazione? Così i mezzi anfibi saranno più vicini, pronti a soccorrerci alla prossima inondazione; che di sicuro arriverà, avranno pensato i promotori di questa brillante idea, visto che nessun freno è stato posto alla devastazione e all’impermealizzazione del territorio.

C’è già un’area dismessa destinata alla Protezione Civile? Loro vogliono il Parco della Pace. Ci sono decine di migliaia di metri quadri di capannoni costruiti e inutilizzati? Loro vogliono il Parco della Pace. E, del resto, vuoi mettere la differenza tra l’adattarti a un qualcosa di già costruito, oppure edificare tutto nuovo? Così, dicono, la struttura potrà vivere in simbiosi con la nuova base statunitense al Dal Molin. Eh già, perché uno spavaldo generale a stelle e strisce che vuol atterrare a millecinquecento metri dalla Basilica Palladiana lo trovi sempre e ci paga pure l’affitto della piazzola dell’eliporto; e noi sciocchi che non credevamo a chi dice che “i ’mericani porta schei”.

E se i vicentini volessero un parco, uno spazio tutto per loro, senza capannoni e officine, ma con panchine e giostre per bambini? Se pensassero che il mega centro polifunzionale della Protezione Civile a Vicenza non serve, ma serve un piano di tutela e del territorio e di valorizzazione dei beni comuni? Se volessero, per una volta, decidere il futuro di un pezzetto del tessuto urbano che abitano, senza il fastidioso ronzio delle lobby e dei gruppi d’interesse?

Ma è il mercato, baby; quello del mattone. E’, questo, quel che pensano i trasversali amici del Patto per Vicenza; che, tenendo in tasca una tessera per ogni partito, credono di poter rappresentare una città. A quanti vivono all’ombra della Basilica Palladiana e a coloro che la guardano dai colli e dalle pianure circostanti il compito di smentirli. E, visto che si parla di difesa della democrazia e della nostra terra, è un compito sicuramente non ingrato. Quella terra è la nostra terra: nemmeno una goccia di cemento potrà toccarla.