domenica 18 dicembre a Venezia un incontro pubblico

Venezia - Verso una rete di amministratori per i beni comuni

Crisi della democrazia e crisi monetaria in Europa. Finanza locale, gestione dei servizi pubblici e autonomie municipali in Italia.

14 / 12 / 2011

Il Centro studi per l'Alternativa Comune, in collaborazione con il Gruppo consiliare Lista “in comune” di Venezia – a partire dalla presentazione del nuovo libro di Alberto Lucarelli Beni comuni. Dalla teoria all'azione politica (Dissensi, Napoli 2011), in preparazione del Forum degli amministratori per i beni comuni proposto dal Sindaco di Napoli e di ulteriori occasioni di confronto per l'alternativa costituente in Europa – propone un INCONTRO PUBBLICO sul tema

VERSO LA COSTRUZIONE DI UNA RETE DI
AMMINISTRATORI PER I BENI COMUNI
Crisi della democrazia e crisi monetaria in Europa.
Finanza locale, gestione dei servizi pubblici e autonomie municipali in Italia.

a Venezia domenica 18 dicembre dalle ore 10.30 alle 13.30

presso la sala consiliare del Municipio di Venezia Ca' Loredan – Farsetti

Amministratrici e amministratori di tutto il Veneto ne discutono con

Giuseppe Bortolussi (segretario Associazione Artigiani Mestre), Luca Romano (ricercatore sociale Local Area Network), Alberto Lucarelli (assessore ai beni comuni e alla democrazia partecipativa – Comune di Napoli, autore del volume), Sergio D'Angelo (assessore alle politiche sociali – Comune di Napoli)

saluto del Sindaco di Venezia Giorgio Orsoni
introduce la discussione Gianfranco Bettin
(assessore all'ambiente e ai beni comuni del Comune di Venezia)

Partecipano, tra gli altri:

Luigi Amendola (consigliere provinciale di Treviso), Beatrice Andreose (consigliera del Parco Colli – Este PD), Cinzia Bottene (consigliera comunale di Vicenza), Beppe Caccia (consigliere comunale di Venezia), Heidi Crocco (assessora Comune di Cavarzere VE), Flavio Dal Corso (presidente Municipalità di Marghera – Venezia), Marco Favaro (consigliere comunale di Caorle VE), Marina Mancini (consigliera comunale di Padova), Carlo Martin (consigliere comunale di Campolongo Maggiore VE), Giannandrea Mencini (consigliere Municipilità Venezia), Francesco Miazzi (consigliere comunale di Monselice PD), Camilla Seibezzi (consigliera comunale di Venezia), Franco Tasinato (consigliere comunale di Megliadino S.V. PD), Antonella Tocchetto (consigliera comunale di Treviso), Francesco Vendramin (consigliere comunale di Mira VE), Alessandro Zan (assessore Comune di Padova), Rita Zanutel (vicesindaco di San Stino di Livenza VE), Claudia Garavello, Nicola Dettino, Lanfranco Tarabini (consiglieri comunali di Malo VI), Francesco Borgato (consigliere comunale di Brogliano VI) … e Giuliana Beltrame, Valter Bonan, Federico Camporese, Aurora d’Agostino, Danilo Del Bello, Roberto Del Bello, Olol Jackson, Renata Mannise, Roberto Marinello, Attilio Motta, Mario Nalin, Mattia Orlando, Marco Palma, Francesco Penzo, Sandro Sabiucciu, Piero Teardo, Matteo Zancanaro, Emanuele Zinato.

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CRISI DELLA DEMOCRAZIA E CRISI FINANZIARIA IN EUROPA:
IL RUOLO DEI COMUNI PER I BENI COMUNI.

Negli ultimi anni, nell'ambito delle politiche di contenimento della spesa pubblica, ai Comuni è stato fatto pagare il prezzo più alto della crisi, a partire dall'imposizione dei criteri degli Accordi di Maastricht e del Patto di Stabilità, utilizzato come “gabbia d’acciaio” all’interno della quale sono state giustificate le scelte nazionali di taglio dei trasferimenti agli Enti locali e, più in generale, di limitazione degli spazi effettivi di originaria autonomia ed autogoverno delle comunità locali. Un attacco che ha pure anticipato, nei fatti, il primato delle oligarchie tecnocratiche sui dispotivi democratici nella governance delle “emergenze”.

Allo stesso modo tagli e limitazioni sono stati negli ultimi dieci anni componente essenziale delle politiche di smantellamento del Welfare in tutta Europa. E nel nostro Paese in particolare dove, in assenza di uno strutturato sistema universalistico di tutela dei diritti della persona su scala statale, sono stati finora le Regioni (per quanto riguarda l’assistenza sanitaria) ed i Comuni (per il restante settanta per cento delle prestazioni di Welfare) a farsi carico in misura preponderante degli interventi sociali, tanto più nel superamento del modello fordista.

Allo stesso tempo sono i Comuni, e gli Enti territoriali più in generale, a risultare proprietari di quei beni comuni (quali terreni ed immobili) e gestori di quei servizi pubblici essenziali (dal ciclo integrato delle acque ai trasporti, dalla raccolta e smaltimento dei rifiuti alle farmacie tra gli altri), in proprio o attraverso società partecipate, beni comuni e servizi che sono stati e sono ancor più oggi oggetto di politiche di indiscriminata privatizzazione.

Nel nostro Paese, in particolare, la risposta allo straordinario successo del referendum sull’acqua, che nei confronti di queste politiche ha costituito una prima battuta d’arresto e l’indicazione di una possibile inversione di tendenza, è stata la manovra di Ferragosto con gli articoli 4 e 5 che costringono i Comuni a ricollocare forzosamente nei circuiti del mercato finanziario privato le proprie aziende pubbliche e la gestione dei servizi ai cittadini.
E questo avviene nel momento in cui proprio la pressione sui bilanci degli Enti locali e l’irrigidimento della loro capacità di spesa sono stati resi più pesanti dalle regole stringenti del Patto di stabilità interno, tema rispetto al quale la manovra del governo Monti non sembra apportare alcuna modifica sostanziale.

E’ dunque, simultaneamente, nella prospettiva di un processo costituente democratico dello spazio politico europeo, in cui le città possono e devono svolgere – anche a partire dalla propria storia di originarie autonomie – un ruolo cruciale, e in stretta connessione con quanti, su scala europea, hanno posto al centro la tutela e la cura dei beni comuni e una più equa redistribuzione della ricchezza prodotta e disponibile, che trova un senso nuovo la costruzione di reti tra amministratori e governi locali e di proposte in grado di rovesciare la logica che ha fin qui dominato le risposte nazionali alla crisi.

Nel nostro Paese due sono le questioni determinanti: innanzitutto, le modalità attraverso le quali, a partire dalla dimensione locale, difendere i beni comuni e garantire una gestione pubblica, rinnovata e partecipata dei servizi ai cittadini; in secondo luogo, i meccanismi attraverso i quali rompere i vincoli insopportabili del Patto di stabilità e strutturare invece nuove politiche di fiscalità locale, in grado di aggredire la rendita e assicurare una reale autonomia finanziaria agli stessi Comuni.
Dalla ricerca di soluzioni intorno a questi due nodi può scaturire la trasformazioni di singole positive esperienze di governo locale in veri e propri laboratori, sociali e istituzionali, del cambiamento, della costruzione effettiva di un’alternativa alla crisi e ai suoi effetti.


Per informazioni e contatti:
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Streaming video dell'incontro su: www.globalproject.info
Alternativa Comune