Treviso - Bancarotta Trevicoop, condanna a 5 anni

Per i giudici furono distratti 430.000 euro dalle casse sociali. Annunciato l’appello

12 / 1 / 2011

 QUINTO. L’ex presidente del Conegliano Calcio, Giovanni Liso, è stato condannato ieri mattina a 5 anni per una distrazione di 430mila euro, riferita alla cooperativa Trevicoop scarl di Quinto, risalente al 2003. L’azienda, specializzata in attività di facchinaggio dava lavoro soprattutto a stranieri ed era arrivata a contare 270 dipendenti. «Accuse infondate», assicura la difesa. L’ex presidente del Conegliano Calcio al centro di una nuova vicenda giudiziaria. Giovanni Liso è finito ieri mattina a processo, davanti al collegio presieduto da Gioacchino Termini (Marco Biagetti e Michele Vitale a latere), per la bancarotta della Trevicoop scarl di Quinto, specializzata in attività di facchinaggio ed imballaggio. Dietro il fallimento dell’attività ci sarebbero state, secono il pubblico ministero Antonio Miggiani, precise responsabilità di Liso, pur essendo un’altra la titolare dell’azienda. «Era lui il vero dominus, il vero regista dell’operazione di bancarotta. Era lui l’anima nera della distrazione da 430mila euro accertata nel 2003. E per quanto riguarda gli anni precedenti, nulla possiamo sapere perché sono spariti i libri contabili», ha detto il pm Miggiani chiedendo la condanna a «una pena severa» di 7 anni. Ben diversa la ricostruzione di Liso, che ha voluto deporre in aula assistito dall’avvocato Francesco Leone. L’imputato ha spiegato di aver accettato solo dopo molte insistenza di far parte della coop e di non aver avuto alcun ruolo di responsabilità all’interno dell’azienda; a lui non può dunque essere attribuita in alcun modo la distrazione. Liso era stato inserito nella società, nata nel settembre del ’94, come impiegato con il compito di ricerca dei clienti. Era lui, inoltre, che teneva i rapporti con i dipendenti, segnalando eventuali irregolarità o richieste di anticipazioni delle buste paga. Liso, come da lui stesso assicurato, non ha però mai partecipato alle decisioni del consiglio di amministrazione. La stessa titolare, che ha già patteggiato la pena, aveva assicurato al curatore che era lei la responsabile di tutto. La difesa presenterà appello contro le decisioni del tribunale di Treviso.