Tragico viaggio nella xenofobia dopo la piazzata contro i profughi al Lido

Piccolo bestiario del razzismo nostrano

Ovvero, quando leggere i commenti sui social ti fa cascare le palle che non le tiri più su

28 / 2 / 2015

Son sette giorni che spalo letame. Non quello buono, quello dove "crescono i fior". Mi è toccato spalare quello cattivo, quello che gira nei social quando si toccano temi come "profughi" e "accoglienza". Un merdaio di bugie, veleni e carognate che ti schifa anche solo farci il "copie e incolla", perché quando leggi certe infamate capisci che non riuscirai mai a guardare nel fondo nero dell'abisso dell'umana miseria senza che questo cerchi di specchiarsi dentro di te. E ti senti pure tu sporco dentro perché, alla fin fine, sai di appartenere allo stesso consesso umano.

L'ho fatto non per masochismo ma per contribuire ad un lavoro lanciato dalle ragazze e dai ragazzi di Tra Le Righe Project - seguitele su Facebook! -. Un neo nato gruppo universitario impegnato sui temi legati alla comunicazione e ai media. Concentrandosi, in particolare, sulla disinformazione, la strumentalizzazione mediatica e le sue conseguenze.
Dopo l’arrivo dei 37 profughi al Lido e alle contestazioni che ne sono seguite, Tra Le Righe ha monitorato i post razzisti e xenofobi che sono girati non solo tra le bacheche di tanti gruppi Fb, ma anche negli spazi dedicati ai commenti dei lettori nelle pagine on line dei quotidiani locali. L’obiettivo che il gruppo si è dato è quello di segnalare gli abusi al Collegio di Disciplina dell'Ordine dei Giornalisti del Veneto per quanto riguarda gli spazi giornalistici, e alla magistratura ordinaria per quanto concerne le istigazioni alla violenza xenofoba.

Perché il razzismo non è una opinione ma un reato.
Il materiale raccolto da Tra Le Righe, lo potete visionare prossimamente su queste pagine (se ne avrete il coraggio). Per quanto mi riguarda, solo per averle aiutate a spalare, ho sentito la necessità di disintossicarmi con un po' di ironia, che poi è la qualità che ci distingue dalle bestie. Mi sono accorto che tutti i post razzisti possono venir classificati in un numero limitato di categorie. Ne ho contate sette. Eccole qua. Ci si può giocare come con i segni zodiacali. Tu di che razzismo sei?

Il razzista disinformato
Studiare, leggere, informarsi… che fatica inutile! Il razzista disinformato ha troppo cose per la testa - troppe cose più serie - come il lavoro, la famiglia, il Milan che quest'anno fa proprio cagare, per trovare il tempo di leggere tutte quelle righe scritte sotto il titolone del quotidiano che spulcia quando fa colazione al Bar Sport. La totale disinformazione non solo lo stimola, ma anche lo favorisce nel filosofare su qualsivoglia questione che spazi dal cambio di allenatore del Portosummaga ai bosoni vettori intermedi, passando per la dubbia esistenza di dio sino all'accoglienza dei profughi. Su ogni tema lui ha la sua brava ricetta: facile, immediata, semplice da capire e da spiegare. Solo... completamente sbagliata. Una "perla" l'ho letta in calce ad un articolo della Nuova Venezia. In fondo alla pagina del sito web del quotidiano, vi trovate la finestra "Commenti dei lettori". Cliccate a vostro rischio e pericolo. Vi si aprirà un vero museo degli orrori come questo: "Dico io, se non volevano fare i clandestini perché han voluto salire sul barcone e non hanno preso un regolare volo di linea?" E sotto c'è pure chi gli dà ragione! Mi è venuta la tentazione di rispondere: "Per il brivido della traversata" ma ho lasciato perdere perché il razzista disinformato non conosce il significato della parola "sarcasmo" ed era capace di regalarmi qualche commento sugli sport estremi di cui è sicuramente appassionato.
Proprio del razzista disinformato è aver litigato con la grammatica da piccolo e di non averci mai fatto pace. Per risolvere i dubbi linguistici che incontra nei suoi post fa gran sfoggio di fantasia. "C'e n'e", "cè n'é", "cè ne è", "c'e nè"... Neanche il correttore automatico di Word è capace di mettere sull’On. Ma l'importante è capirsi, giusto?

Il razzista che proprio gli tocca di esserlo, poveretto!
Questo tipo di razzista è serenamente convinto che non sarebbe razzista se gli altri non fossero bestie assassine ed esseri biologicamente inferiori. Si vanta di essere l'unico che ha il coraggio di dire le cose come stanno e di non cedere nulla al buonismo di regime che impera nell'attuale società. Che poi è una cosa che vede solo lui.
Il razzista suo malgrado ha la capacità di immaginare che certe sue affermazioni, del tipo "Lasciamoli in mare che è anche per il loro bene", potrebbero risultare antipatiche ai più, ma ciò non lo distoglie dalla sua santa missione di dire sempre la verità. Tutti i suoi post cominciano con una esortazione a leggerlo senza pregiudizi, superando i luoghi comuni per cui dovremmo sentirci obbligati "ad aiutare tutti. Tutti quelli che se lo meritano, casomai. Ma questi cosa hanno fatto per meritarselo?" Il suo ragionamento tocca sempre il tasto economico "quanto ci costa, in tempi di crisi, pagargli l'albergo a cinque stelle e regalare loro 79 euro al giorno?" (le cifre le spare sempre a caso, come si ricorda, per sentito dire). Il suo post finisce immancabilmente con l'identica domanda: "Sono razzista se affermo che bisognerebbe prima aiutare gli italiani poveri? Eh?" Sì che sei razzista. E pure stronzo.

Il razzista che non sa neanche di esserlo
Qui bisogna partire dalla triste e drammatica considerazione che nemmeno un Santo del Paradiso riuscirebbe a convincere il razzista che non sa di esserlo che in realtà è razzista. E pure tanto. Cito il Santo del Paradiso perché solitamente a questa categoria appartengono molti cattolici, di quelli che comprano il rosario di papa Francesco all'edicola. La sua principale considerazione sull'accoglienza è pressapoco questa: "Se proprio dobbiamo farli entrare tutti, non è meglio dare la precedenza ai cattolici che si adattano di più? Io non sono razzista ma i musulmani hanno una religione troppo violenta". A questa categoria senza speranza di redenzione appartengono tutti i "io non sono razzista ma..." che poi vanno di una sparata che ti fa girare lo stomaco. Il razzista che non sa di esserlo non è contrario all'accoglienza per principio. Solo che ci vuole sempre mettere un "ma". Una delle più divertenti (o tristi) che mi è toccato leggere è di una signora che plaude, "perché non se ne può fare a meno", l'accoglienza alla Morosini ma poi aggiunge "facciamoli lavorare però! E' sacrosanto insegnargli che il pane si guadagna col sudore della fronte!" Sant'iddio... questa è sinceramente convinta che nei barconi ci salgano tutti gli scansafatiche figli di lord che non hanno mai lavorato in vita loro e che siano sempre vissuti mantenuti dai genitori tra rose e fiori! Tocca spiegarle che, dopo la caccia alla volpe, lo sport che va più di moda tra i vip miliardari non è ancora la traversata del Mediterraneo in gommone.

Il razzista politico
E' una delle categorie più fetenti. Più il razzismo sale di livello sociale e più si copre di cinismo e ipocrisia. Il razzista politico apre bocca solo in virtù del suo tornaconto personale. Non ragiona di pancia ma con criteri legati al consenso elettorale. "Se dico questo - pensa - otterrò più voti e visibilità? Le mie dichiarazioni troveranno più spazio nei giornali? Mi chiameranno in tv?" Il resto è una conseguenza, con i giornalisti che ci cascano sempre e, invece di togliere il microfono a queste fogne, più le loro "sparate" sono becere e xenofobe, più le fanno rimbalzare.
C’è chi, tipo il Salvini, con la xenofobia e le provocazioni semplicemente ci campa. C’è chi fa il falegname, chi fa l’idraulico, lui va in tv a dire che bisogna affogare i profughi. Lui entra nella pagina Fb degli studenti universitari di arabo per esortarli con “Studiate l’italiano, invece che l’arabo!” Se la tira dietro, la sfilza di vaffanculo lunga come la bibbia. Come quelle spalle nei film di Stanlio e Olio messe là solo per ricevere la torta in faccia. E’ il suo mestiere. Lui ci mantiene la famiglia col razzismo.

Ma è un errore credere che il razzista politico sia solo a destra. Per meglio dire, è vero che tutta la destra italiota precipita sul razzistoide, ma non tutti i razzistoidi precipitano a destra. Per nostra sfortuna, ce n'è un bel mucchio anche nel centro sinistra, per tacere dei Grillini che continuano ad adopera il termine "clandestini" al posto di “profughi" come neanche Forza Nuova. Se è comunque vero che non campano mestieranti del razzismo come Salvini nel centro sinistra, è anche vero che le dichiarazioni di troppi suoi personaggi si salvano dal forcaiolese solo per cascare nell’idiozia (lo fanno apposta per non perdere consenso tra i "moderati"). Un bell'esempio ce lo offre, ahimè, la candidata alle prossime regionali Alessandra Moretti. "Va bene l'accoglimento dei profughi, ma solo nel rispetto delle nostre leggi". Qualcuno ha mai detto il contrario? "Chiederò che queste persone vengano identificate anche con le impronte digitali". Ma tu guarda... io pensavo che la polizia di frontiera regalasse a tutti un bel passaporto con su scritto "John Smith"! Con queste uscite, non si può certo affermare che la candidata del Pd sia razzista. E ci mancherebbe. Ma qualcuno dovrebbe spiegarle che la testa non serve solo per portarla dal parrucchiere due volte alla settimana.

Il razzista Nimby
"Non nel mio cortile" è una patologia alquanto diffusa in tutte le buone famiglie, non ultima quella dei comitati ambientalisti. “No alla discarica a Portella di Sopra” significa spesso: “Fatela a Portella di Sotto sennò mi rompete le balle con la raccolta differenziata”. La scienza purtroppo non ha ancora trovato una cura. Essenzialmente, il razzista Nimby se ne strafrega fottutamente di qualsiasi cosa accada a più di cento metri dal suo tratto casa-lavoro. "Se vogliono ospitarli, perché proprio al Lido che già ci abbiamo i nostri problemi?" Se tu hai i tuoi problemi al Lido, pensa un po' a quelli che ci avevano loro in patria. Oppure: "Nessuno ci ha detto niente, nessuno ci ha avvisato". Il fatto che la notizia giri da settimane in tutti i quotidiani non vale per il razzista Nimby che vuole essere sempre interpellato di persona dal presidente della Repubblica. La soluzione che propone alla fine del discorso è sempre questa: "Perché quelli del centro sociale i clandestini non se li tengono a casa loro?" ma vale solo se la dimora del razzista Nimby dista a più di cento metri dal centro sociale in questione. Il fatto che giri un mondo anche oltre il cortile di casa sua, al razzista Nimby interessa solo perché ogni sera se lo trova davanti in televisione. "Ma guarda te tutti quei disgraziati su quei barconi... perché qualcuno non fa qualcosa?" Prima che li portino qua, si intende.

Il razzista complottardo
Unico tra la fauna razzista, il razzista complottardo adora informarsi. Legge e rilegge quotidiani e riviste, bazzica decine di forum, clicca su pagine e pagine di blog e siti. Uno più balordo dell'altro. Poi se ne esce con verità del tipo: "Questi clandestini sono tutti dell'Isis. Lo ha detto anche la Bbc che però poi hanno cancellato il servizio perché non vogliono che la gente lo sappia. Vengono con i barconi per poi farsi esplodere nelle nostre scuole". Sull'islam ha le sue brave teorie che stanno tutte a destra di Magdi Cristiano Allam. Solitamente vota Grillo ed è convinto che le guerre in Medio Oriente le facciano scoppiare apposta, così che la "ggente" non si accorge delle scie chimiche che le sparano apposta per cambiare il clima e farci il lavaggio del cervello. Col razzista complottardo c'è ben poco da discutere. Se obietti ad una sua sacrosanta considerazione sei in malafede e pagato profumatamente dal Nuovo Ordine Mondiale. Lo dimostra lo stesso fatto che obietti ad una sua sacrosanta considerazione.
Ma adesso consentitemi una supplica tutta personale: se c'è qualcuno del Nuovo Ordine Mondiale che mi legge e che paga, anche non profumatamente... io son qui, eh?

Il razzista infame
Qui non c'è ironia che tenga. Solo schifo. Come si può giustificare una "opinione" del tipo "Bruciateli vivi tutti"? Non riesco neppure a scherzarci su. Il razzista infame urla rabbia usando dozzine di punti esclamativi, il maiuscolo sempre inserito, frasi volutamente irrazionali riempite di odio e ferocia. Scrive per far male, stimolare reazioni violente e se la gode se trova qualcuno che gli dà corda. Possiamo pensare a persone sole e malate mentalmente. Ma questo non scagiona i giornali che danno spazio a queste sparate, pure confinandole negli spazi dei commenti. Il direttore, per legge, è comunque responsabile di tutto quanto viene scritto nella sua testata. I commenti infami debbono venire immediatamente bannati, anche se fanno “audience”, anche se la colonnina di pubblicità a ridosso guadagna un sacco di click. La deontologia non è un optional per un giornalista. E neppure il rispetto della legge. Come abbiamo scritto in apertura: il razzismo non è una opinione ma un reato che non ha diritto di cittadinanza.

*** Riccardo Bottazzo, giornalista professionista di Venezia. Si occupa principalmente di tematiche ambientali e sociali. Ha lavorato per i quotidiani del Gruppo Espresso, il settimanale Carta e il quotidiano Terra. Per questi editori, ha scritto alcuni libri tra i quali ”Caccia sporca“, “Il parco che verrà”, “Liberalaparola”, “Il porto dei destini sospesi”, “Cemento Arricchito”. Collabora a varie testate giornalistiche come Manifesto, Query, FrontiereNews, e con la campagna LasciateCiEntrare. Cura la rubrica “Voci dal sud” sul sito Meeting Pot ed è direttore di EcoMagazine.