I Coordinamenti Studenti Medi: "la scuola prenda posizione sulla Palestina!"

13 / 11 / 2023

Pubblichiamo la lettera aperta scritta dai Coordinamenti Studenti Medi a presidi, docenti e studentə di alcune città del Veneto per una presa di posizione da parte della scuola rispetto alla questione palestinese (Padova, Treviso). La lettera si chiude con un invito a partecipare alle mobilitazioni del prossimo 17 novembre, giornata internazionale per il diritto allo studio.

Buongiorno, siamo il Coordinamento Studentə Medə e vorremmo rubarvi qualche minuto del vostro tempo e invitarvi alla lettura di questa nostra lettera aperta per porre l’attenzione su quello che sta succedendo in Palestina.

Da dove bisogna iniziare per raccontare questa storia? Dal 7 ottobre? Dalla guerra del 1967, dalla Nakba, dall’Olocausto, dai pogrom dell’Europa ottocentesca, dall’imperatore Tito, dalla cattività in Egitto? Analizzare la storia dei popoli e dei territori è mestiere, appunto, degli storici. Per permetterci di avere materiale sufficiente per comprendere il presente, alla luce di quel che possiamo vedere del passato, incapaci di poter prevedere il futuro ma obbligati a immaginarlo. 

Non scriviamo con la pretesa di insegnare qualcosa a qualcuno, né vogliamo che queste righe siano una lezione di storia. Scriviamo perché possiamo farlo, perché la polvere dei palazzi sgretolati non annebbiano la nostra vista o affaticano il respiro, perché possiamo mangiare, perché possiamo trovare il silenzio e non sentire il rumore delle esplosioni, delle urla, dei pianti, delle sirene, dei crolli.
L’azione abominevole di Hamas del 7 ottobre è da condannare, senza timori. Hamas non rappresenta nulla di ciò per cui noi giovani student3 lottiamo da questa parte del mondo, e sappiamo essere il frutto avvelenato di un gioco geopolitico al massacro che si perpetra sulla pelle di un popolo che da decenni si ritrova braccato a casa propria. Così come la popolazione ebraica si è trovata braccata per secoli a casa propria, ovunque essa fosse, in giro per il mondo. Ma decontestualizzare sarebbe gravissimo, non ci permetterebbe di comprendere come lo Stato di Israele stia perpetrando un genocidio nei confronti della popolazione palestinese che non si può sicuramente identificare in Hamas, come nessuno si sognerebbe mai di identificare la totalità della popolazione italiana con le idee del governo Meloni.
La stampa italiana chiama terroristi i militanti di Hamas, senza accorgersi che sono terroristi gli israeliani che uccidono da decenni a sangue freddo civili disarmati o il governo che in queste settimane sta compiendo una strage di cui non si ha memoria da dopo la Seconda Guerra Mondiale. Quella stessa stampa che è l’erede di chi nel passato ha avallato le posizioni liberali che discriminavano gli ebrei ben prima dell’avvento del fascismo o che in tempi più recenti ha sostenuto acriticamente le tesi del governo americano sulla presenza di armi di distruzione di massa per giustificare la guerra in Iraq.
Il governo italiano ha avuto il coraggio di non votare la risoluzione ONU per il cessate il fuoco, una necessità umana, per salvare bambini, anziani, uomini e donne, disabili, malati oncologici. Il governo formato da un partito che non ha mai nascosto le proprie origini fasciste, l’antisemitismo che ribolle nella sua base, ma che sta sempre dalla parte del più forte, che qui è lo Stato fascista di Israele guidato da Netanyahu.
La scuola è tutto. Ed è una delle prime cose che la guerra toglie. Ed è il primo luogo in cui imparare che la guerra non può essere un’opzione. C’è chi sta vivendo sotto assedio e viene bombardato, ed è per loro che chiediamo di prendere posizione.
L’antifascismo e l’antirazzismo sono valori che non solo custodiamo ma per cui lottiamo quotidianamente, qui a casa nostra e ovunque nel mondo. La libertà deve valere per tutti i popoli del mondo, la vita dei palestinesi conta, come quella di tuttə lə altrə

Crediamo che la scuola non possa esimersi da una netta condanna a ogni tipo di guerra in come istituzione quanto fondata sui nostri valori costituzionali. Nel clima di disinformazione che ci circonda, qual è il ruolo della scuola nel momento in cui non adempie al suo dovere di informarci? Se questa scuola deve essere uno scrigno del sapere, vogliamo che sia un sapere vivo, capace di interpretare il mondo nella sua complessità, e di aprire gli occhi davanti a quello che ogni giorno viviamo. Restare indifferenti non rappresenta una scelta democratica, ma una tacita complicità con gli oppressori.

Per questo Vi chiediamo di sottoscrivere questa nostra lettera, che non vuole creare ulteriori divisioni, quanto più per eliminare la paura di esporsi e superare l’indifferenza. Le nostre volontà si concretizzeranno il 17 novembre, giornata per il diritto allo studio, che attraverseremo in nome di un sapere critico e libero, dando centralità a questo conflitto e i fattori che lo determinano per un cambio di rotta delle istituzioni scolastiche e non.