Vicenza - Festival No Dal Molin: Ilva comizi d'acciaio

Presentazione con Carlo Gubitosa e Kanjano, autori del libro

8 / 9 / 2013

Al Festival Nodalmolin 2013 ancora una volta la storia di cittadini italiani traditi dalle istituzioni locali. Incontro con Carlo Gubitosa e Kanjano, autori del libro "Ilva, comizi d’acciaio".

“Ieri sera ho sognato il cielo della mia città colorato di blu.” Così si legge su “Ilva, comizi d’acciaio”, alla prima pagina. Perché al quartiere Tamburi di Taranto da tanti anni il cielo è rosso, a causa delle polveri rilasciate dall’ormai tristemente famoso centro per la produzione dell’acciaio.

Quando nel 1960 è stata aperta l’azienda, con il nome di Italsider, la cittadinanza ha festeggiato l’arrivo del progresso, del lavoro e del benessere. Poi sono arrivate le polveri, le malattie e le morti. Ogni giorno vengono rilasciate nell’aria 2 tonnellate di materiale ferroso. Che si deposita sulle case, sulle piante, sugli animali, sulla pelle della gente e da tutti, uomini ed animali, viene respirato.

Che sta succedendo? Com’è possibile che sono passati più di cinquant’anni e solo da poco si discute di questa situazione? Al festival avevamo già sentito parlare dei siciliani si sono stati traditi dal loro Presidente della Regione che prima promette di ritirare le autorizzazioni all’allestimento delle antenne al Muos di Niscemi e poi non solo le conferma ma accusa gli attivisti di essere finanziati dalla mafia locale. E oggi un’altra storia di cittadini abbandonati dalle loro istituzioni locali. Perché per legge il sindaco è tenuto a controllare che le industrie non provochino danni alla salute e all’ambiente. Ma nel caso dell’Ilva ha chiuso entrambi gli occhi. C’erano relazioni che sono rimaste nei cassetti degli uffici comunali per anni, relazioni che avvertivano dei pericoli derivanti dai fumi dell’Ilva.

Ancora una volta è stato merito dei cittadini se la realtà è salatata fuori. Un allevatore, un insegnante e un ex lavoratore dell’Ilva. I tre hanno fatto analizzare un pezzo di formaggio pecorino da una azienda di Lecce. La risposta: se grattuggiate questo formaggio su un campo d’erba, lo dovrete poi bonificare. Da qui è nata la consapevolezza che il controllo deve venire dal cittadino stesso, senza aspettare le istituzioni. E lì è iniziato tutto.

La questione dell’Ilva purtroppo non si ferma a Taranto. Riguarda gli interessi che stanno intorno alla costruzione delle grandi opere. E riguarda la vita degli abitanti di piccoli villaggi del Brasile. Le materie prime usate a Taranto provengono in parte da Carajas, dove i bambini giocano tra cumuli di carbone incandescente, destinato all’Ilva. L’Ilva, una città nella città, grande il doppio di Taranto, con al suo interno 200 Km di rete ferroviaria e 190 Km di nastri trasportatori (bucati dalla corrosione).

20.000 ulivi centenari sono stati sradicati per fare posto ai depositi di metalli. Ad ogni autografo Kanjano (il fumettista) ne re-impianta figurativamente uno, disegnandolo sulla prima pagina del libro. Ma è appena all’inizio. E’ lunga la strada per riportare serenità a Taranto.