Sabato 18 febbraio ore 18.00 presso Casa Bettola
Un incontro per portare l’ attenzione su temi legati all’ autogestione degli spazi destinati alla cultura, al ruolo di chi lavora in questo settore, all’ importanza di riappropriarsi dell’ arte e della creatività, percorrendo una strada diversa da quella indicata dalle logiche di mercato.
Intervengono:
Riccardo Paterlini – Teatro Sociale di Gualtieri
Valeria Mancinelli e Roberta Da Soller – S.A.L.E. Docks, Venezia
A seguire aperitvo e jazz manouche con Swing 77
CULTURA BENE COMUNE – TEATRI RITROVATI
Cultura. Contenitore immenso di infinite realtà. Nell’ etimologia è
racchiuso il significato più profondo e importante: cultura, da
“colere”, “coltivare”, cioè il “raccolto” di cui bisogna aver cura
giorno per giorno, che occorre far crescere, migliorare, diffondere,
tramandare.
Tra i tesori racchiusi nel grande insieme della cultura, l’ arte è
quello più prezioso e più fragile. Poiché l’ arte è principalmente
ricerca di significato e senso, affermare che l’ arte
è un bene comune significa ribadire il diritto umano alla curiosità,
alla conoscenza, all’ interesse. L’ arte non è più tale quando diventa
moda, pratica imposta, valore calato dall’
alto, lusso per pochi. L’ artista compie un passo avanti, svelando una
nuova realtà: spetta al fruitore decidere di accogliere questa nuova
conquista e interpretarla, oppure ignorarla
ed allontanarsene.
L’ affermazione “Bene comune” racchiude questa affermazione di libertà.
STORIE DI TEATROIl teatro stesso, come la cultura, è un contenitore. In senso metaforico e quindi di idee, che i drammaturghi elaborano e gli attori svelano al pubblico; nell’ accezione fisica del termine, poiché un teatro custodisce il buio ed il silenzio, la luce e la musica, proteggendo il pubblico dal mondo esterno.
Com’ è noto, negli ultimi, disastrosi anni in Italia si è assistito ad un progressivo
impoverimento delle risorse destinate al sapere, alla ricerca e alle attività
artistiche, facendo sì che i tesori custoditi in quell’ immenso contenitore si
ossidassero e fossero dimenticati.
Come risposta a queste condizioni sono nati nuovi luoghi della cultura occupati e autogestiti.
I Magazzini del Sale, ormai da anni, si battono per la sperimentazione artisticae i diritti dei lavoratori della cultura in una città “museificata”, cercando di creare un circuito innovativo, autorevole e alternativo rispetto alle logiche commerciali dei grandi musei veneziani.
Ci sono riappropriati di uno spazio da tempo in disuso nel cuore di Venezia. Per cercare di rovesciare quei processi che privatizzano il bene comune artistico, partendo da alcune domande. Perché a grandi capitali investiti nella cultura corrisponde una precarietà endemica? Perché ad una radicalità sempre più spesso rappresentata non consegue alcuna trasformazione reale? Perché arte, finanza e rendita immobiliare sono così fortemente intrecciate?
L’esperienza del Teatro Sociale di Gualtieri è invece qualcosa di diverso dai meccanismi che solitamente portano all’occupazione di luoghi da parte di gruppi con una forte connotazione politica. In questo caso é la passione di un gruppo di giovani per il teatro e la recitazione che ha portato alla rianimazione di un luogo.
La vocazione per la messa in scena è venuta fuori fin dall’ inizio, con l’ invenzione, alcuni anni fa, di una finta asta pubblica per la vendita del Teatro,: la creatività che questa sconosciuta compagnia di provincia ha dimostrato nel proporre una nuova forma di protesta collettiva ha affascinato la cittadinanza, guadagnando l’ appoggio della gente e delle istituzioni. Dopo i primi lavori di autorecupero sostenuti dai membri dell’ Associazione e alcune fortunate stagioni teatrali messe in piedi con una disponibilità di mezzi decisamente esigua, recentemente la storia del Teatro ha avuto un meritato rilievo tra le colonne della cronaca nazionale (rivista La Repubblica – D, ottobre 2011).