If I can't spray, it isn't my revolution

Jorit, l'artista che dà voce ai muri dipingendo i volti della “Tribù Umana”

21 / 2 / 2019

Mettiamo insieme una delle città più belle al mondo, l'ingegnosità che da sempre contraddistingue i suoi abitanti e una spiccata predisposizione per l'arte e la bellezza. Risultato? Dei capolavori che stanno lasciando a bocca aperta migliaia di  persone tutti i giorni.

L'autore in questione si chiama Jorit, 28 anni, napoletano di nascita e come segno distintivo presenta una particolare predilezione per i volti. Ha un grande progetto, Jorit, ed è quello di rappresentare con dimensioni ragguardevoli “la grande tribù umana”.

Se ci si chiede per quale motivo dipinga delle facce, lui risponde che «nessuno di fronte a un volto può provare sentimento di odio o comunque negativo. Fondamentalmente ci rispecchiamo, vedi la tua faccia, sei te stesso! Non puoi dire che è un'altra cosa, che è una cosa estranea da te!» e queste semplici parole lasciano facilmente intuire l'animo rivoluzionario di questo giovane artista.

I suoi soggetti sono i più svariati: passa dallo sguardo fiero di una bambina che potrebbe essere la figlia di chiunque, a personaggi di spicco del mondo della musica, a icone delle lotte per i diritti civili. Quello che accomuna tutti, però, sono un paio di strisce rosse che solcano le loro guance, simbolo distintivo dell'appartenenza alla tribù. La scelta di questa peculiarità deriva da un approfondito studio che Jorit ha fatto viaggiando e facendo di persona la conoscenza di alcune culture africane, dove alcuni riti sanciscono il passaggio dall'infanzia all'età adulta, offrendo quindi la possibilità di essere inseriti in pieno nel clan.

Lascia ampio spazio all'interpretazione delle sue opere Jorit! L'unica cosa che non può essere fraintesa è la sua spiccata predisposizione nel rappresentare l'umanità.

Sceglie i suoi soggetti pescando tra un ampio repertorio, ma tutti sono uniti da un filo comune: deve essere messa in mostra la bellezza della natura umana.

Appartenere alla “Human Tribe” è un po' come entrare a far parte di un gruppo di personaggi che non conoscono misoginia, razzismo o sessismo. Non c'è discriminazione che tenga, come sottolinea lo stesso Jorit, «Le classi sociali, le differenze di religione e di pelle, di fronte all'umanità che ci unisce tutti, sono poco o niente!».

Spesso per esprimere la sua arte, sceglie le periferie di Napoli, proprio per il profondo legame che ha con le zone dove il disagio spesso si palesa in maniera più decisa e, ancora una volta, l'arte e la bellezza diventano inconsapevolmente simbolo di rinascita e riscatto.

Per essere godute a pieno, le opere del famoso artista partenopeo dovrebbero essere ammirate fin dai primi tratti e andrebbero viste da vicino, infatti anche se appaiono come delle raffigurazioni di personaggi, le scritte sono parti integranti del prodotto finale.
Prendendo come esempio il Pasolini, disegnato su un muro all'uscita della stazione della metropolitana Piscinola-Scampia, prima del dipinto sono apparse delle frasi, tra cui «Ti insegneranno a non splendere, e tu splendi invece». Parole impresse con uno specifico motivo: ricordare quanto sia per Jorit essenziale rappresentare non solamente con i tratti somatici, ma anche con le memorie, l'importanza di quel determinato soggetto.

Ma le scritte non compaiono solo da sfondo, vengono fatte emergere nel risultato finale delle opere. Pare infatti che abbia una particolare predilezione nel riportare all'interno dell'opera stessa le voci dei passanti. È così che si riesce a leggere frasi come «Ora rivoluzione» oppure «Scampia chiede lavoro», o ancora, e questa ha fatto parecchio discutere, «Saviano servo del capitale».

Insomma un artista con la testa ben piantata sulle spalle, con le idee molto chiare su dove vuole andare. Un rivoluzionario che comunica attraverso immagini forti e simboli ben chiari e precisi, il Caravaggio dei giorni nostri, che con gli spray riesce a comunicare meglio di molti scrittori.