Le comunità impattate dai progetti dell’ENEL fanno sentire le loro ragioni in occasione dell’Assemblea degli Azionisti

27 / 4 / 2012

LUNEDÌ 30 APRILE, ORE 13.30

DAVANTI ALLA SEDE DELL’ENEL A VIA REGINA MARGHERITA 125, ROMA

Grandi dighe in fase di realizzazione o di progettazione, centrali a carbone già funzionanti e proposte per nuovi impianti nucleari ritenuti molto a rischio. I rappresentanti delle comunità impattate dalle attività dell’Enel in Italia e in altri luoghi del Pianeta si danno appuntamento il giorno dell’assemblea annuale degli azionisti dell’azienda energetica italiana – partecipata per oltre il 30 per cento dal nostro governo – per fornire le loro testimonianze alla stampa e agli azionisti interessati.

Durante la conferenza stampa, convocata davanti alla sede della compagnia, verrà lanciata la campagna STOP ENEL. Interverranno:

  • Monsignor Alvaro Ramazzini - testimone d’onore delle comunità nel dialogo con l’ENEL (diga di Palo Viejo in Guatemala)
  • Concepcion Santay – Sindaco indigeno maya/ixiles di San Juan Cotzal (diga di Palo Viejo in Guatemala)
  • Victor Formantel Gallardo – Movimento Sociale dell’Aysèn (progetto Hydroaysen per la costruzione di cinque dighe nella Patogonia cilena)
  • Juan Pablo Orrego – Ecosistemas/Patagonia sin Represas (Cile)
  • Jorge Eladio Hueche Catriquir - in rappresentanza della comunità indigena Mapuche di Panguipulli (Cile).
  •  Miller Armin Dussan Calderon – Professore Surcolombiana e presidente di Assoquimbo (diga di El Quimbo in Colombia)
  •  Vladimir Slivyak – Ecodefense (progetto di centrale nucleare di Kaliningrad e centrale a carbone di Reftinskaya, in Russia)
  •  Codruta Nedelcu – ARIN (centrale a carbone di Galati in Romania)
  •  Diana Popa – BWN (centrale a carbone di Galati in Romania)
  •  Elona Saro – EDEN Center (centrale a carbone di Porto Romano in Albania)
  •  Un rappresentante del Comitato No Coke di Civitavecchia
  •  Un rappresentante del Comitato Ambiente Amiata

L’ENEL è la più grande società elettrica italiana e la seconda in Europa per potenza installata. Nel 1999 è stata privatizzata ed oggi è quotata in borsa contando 1,2 milioni di azionisti. In parte resta una società pubblica in quanto il 31% è proprietà del Ministero dell’Economia e delle finanze, quindi dei cittadini italiani.

Oggi sono 40 i paesi dove ENEL opera nel settore dell’energia elettrica e del gas. Nel 2009 con la definitiva acquisizione della società elettrica spagnola ENDESA, Enel ha ereditato impianti e progetti in numerosi paesi dell’America Latina. Ad accomunarli è purtroppo un evidente retaggio coloniale, come dimostra la gravità dell’impatto socio-ambientale e lo stesso atteggiamento dell’impresa nei confronti delle comunità coinvolte. L’arroganza di Enel si è gravemente manifestata anche in Italia verso i territori interessati dai suoi progetti e gli abitanti coinvolti.

Nonostante l’immagine verde e di impegno verso la sostenibilità, che la multinazionale italiana si affanna a comunicare attraverso i suoi messaggi promozionali, la realtà è ben diversa. L’ENEL continua a costruire centrali a carbone nonostante gli impegni di riduzione dell’emissione di gas serra, e usando in maniera ingannevole terminologie come “carbone pulito”. Ciò è possibile grazie  ai meccanismi cosiddetti flessibili del protocollo di Kyoto che consentono alle imprese di continuare ad inquinare, assegnando veri e propri permessi di emissione in cambio della costruzione di impianti di energie rinnovabili. Ma l’energia può essere considerata verde solo ad alcune condizioni. Non quando rischia di distruggere ecosistemi incontaminati, come nel caso del progetto Hydroaisèn nella Patagonia cilena e dei progetti previsti sulle nostre Alpi, o quando calpesta i diritti, le economie locali e l’accesso all’acqua dei popoli indigeni e delle comunità contadine come avviene in Guatemala e in Colombia. L’energia non può essere considerata verde o rinnovabile quando prosciuga le falde acquifere, emette sostanze dannose per la salute dei cittadini o li espone a rischi incalcolabili come nel caso della geotermia sull’Amiata e del nucleare in Slovacchia o in Russia.

ENEL è pertanto responsabile di promuovere in Italia ed esportare all’estero un modello energetico insostenibile e obsoleto, aggravato da un atteggiamento autoritario e irrispettoso dei territori locali. Un modello basato su una produzione centralizzata per mezzo di grandi impianti, imposti alle comunità locali e velati da compensazioni economiche elargite ai comuni o ai governi compiacenti. E’ nei grandi cantieri infatti che si annidano la corruzione, la speculazione, il conflitto di interesse e si realizzano i profitti maggiori, a scapito dell’ambiente e dei diritti delle comunità. Un modello di produzione finalizzato non a migliorare la qualità della vita dei cittadini e garantirne l’approvigionamento energetico,  ma  ad alimentare l’industria estrattiva ed un’economia basata sul saccheggio e sullo sfruttamento illimitato delle risorse. Un modello che sta inevitabilmente generando conflitti ambientali e sociali con le comunità locali. I principali a livello internazionale sono oggi in corso nella Regione dell’Aysèn (Patagonia Cilena), nel Municipio indigeno di San Juan Cotzal (Guatemala), nel Municipio indigeno di Panguipulli (Cile), nel Dipartimento di Huila (Colombia), a Porto Romano (Albania), a Mohovce (Slovacchia), nel Distretto di Galati (Romania), a Kaliningrad (Russia). In Italia, a  Civitavecchia, sul Monte Amiata, sulle Dolomiti, a Porto Tolle, a Brindisi, a Bastardo, a Fusina, a Genova, a La Spezia.

La risposta che l’alleanza tra impresa e governi ha troppo spesso riservato alle comunità locali che si battono per difendere il territorio è repressione, violenza e criminalizzazione attraverso leggi speciali.

Noi vogliamo un altro modello di produzione, distribuzione e gestione dell’energia e di definizione delle priorità. Un modello reticolare, decentralizzato ed efficiente basato su impianti di energia rinnovabile di piccola scala, che preveda l’effettiva partecipazione delle comunità locali nei processi decisionali di pianificazione e gestione.

Per questo ci attiviamo con una  campagna italiana che:

  • Denunci e arresti un modello di sviluppo energetico insostenibile e distruttivo che viola i diritti umani ed il  diritto alla partecipazione delle comunità coinvolte.
  • Promuova un modello energetico alternativo che metta al centro i diritti umani, la difesa della salute dei cittadini e la difesa del territorio come bene comune
  • Sostenga unitariamente le rivendicazioni delle comunità locali in Italia e a livello internazionale
  • Dia vita ad un’analoga campagna internazionale che metta in rete le comunità locali, i movimenti sociali e le associazioni coinvolte nei diversi conflitti.

Come primo appuntamento ci incontreremo a Roma il 29 aprile in un’assemblea internazionale alla quale parteciperanno, oltre ai comitati italiani,  rappresentanti delle comunità e movimenti locali dal Cile, Guatemala, Colombia, Albania, Romania, Russia.   Il 30 aprile, giorno dell’assemblea degli azionisti, saremo di fronte ENEL per una conferenza stampa di presentazione della campagna:

STOP ENEL. Per un nuovo modello energetico

Per aderire alla campagna scrivere a: [email protected]

Adesioni:

Ass. di amicizia con il popolo Mapuche, Ass.  COLORE – Cittadini contro le mafie,  Ass. culturale Aktivamente, Ass. Italia-Nicaragua, A Sud, ATTAC Italia, Campagna di solidarietà con le Comunità Ixiles del Guatemala, Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, Centro Missionario Giovanile dei Servi di Maria, Centro studi Juan Gerardi, CEVI – Centro di Volontariato Internazionale, Cittadini Liberi – Porto Tolle, Collettivo Lucciole per lanterne, Comitato Carlos Fonseca, Comitato Italiano Amigos Sem Terra, Comitato No Carbone – Rossano (CS), Comitato Provinciale Acqua Bene Comune di Reggio Emilia, Comune-info.net, Comitato SpeziaViaDalCarbone, Confederazione COBAS, Coordinamento trentino Acqua Bene Comune, Forum Ambientalista, Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, Il sud siamo noi, Movimento No Coke Alto Lazio, Pax Christi Italia, Punto pace Pax Christi Reggio Emilia, Retenergie, Selvas.org, Servizio Civile Internazionale, Solarecollettivo Onlus, Sos Geotermia Coordinamento dei Movimenti per l’Amiata, Spazio Sociale Occupato Ex-51, SUR – Società Umane Resistenti, Yaku