“El Comun” a 30 anni dal Levantamiento. Il discorso tradotto di Moises, sub comandante dell'EZLN

5 / 1 / 2024

Una delegazione dei centri sociali del Nord Est e dell’Associazione Ya Basta! Êdî Bese! è partita alla volta del Chiapas per osservare direttamente uno dei passaggi storici dell’organizzazione autonoma zapatista.

Decine saranno le impressioni ed i racconti, le osservazioni attorno alla complessità della trasformazione del percorso di autonomia e rebeldía, dei ruoli al loro interno.

Sarà utile restituire le forti emozioni trasformandole in lettura politica, cercando di avere uno sguardo attento al panorama geopolitico messicano, al ruolo che oggi più che mai assumono i confini dello stato nazione, il ruolo e lo strapotere delle organizzazioni criminali e dei paramilitari. Al gioco in atto tra Stati Uniti e Messico di ricatto e dominio.

Ma anche alla strabiliante capacità di organizzazione e resistenza dentro e fuori le città, delle comunità indigene e della loro capacità organizzativa grazie anche al ruolo che lo zapatismo assume in un Messico in guerra a bassa ed alta intensità. 

Ma ad ora e come sempre, lasciamo che le organizzazioni si auto rappresentino senza aver ansia o velleità di interpretazione. 

Ricordando che il discorso di fine anno e del trentennale del levantamiento zapatista, alle ore 00:00 del 1° gennaio 2024, fatto dal Sub comandante Moisés, è stato prima pronunciato in lingua tzeltal, di seguito riportiamo la traduzione in italiano del suo secondo pronunciamento eseguito in lingua spagnola. 

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1° gennaio 2024, ore 00:00

Dolores Hidalgo, Chiapas, México, Mundo

 Fratelli e sorelle che venite dalle diverse parti del pianeta terra, compagne e compagni:

Proprio qui, vedete le sedie delle e degli assenti. 

Non sono qui le madri ed i padri che cercano.

Non ci sono le ed i desaparecid@s.

Non sono qui le prigioniere politiche e i prigionieri politici.

Non ci sono le assassinate e gli assassinati.

Non sono qui i giovani e le giovani assassinate.

Non ci sono neanche le bambine e i bambini assassinati.

Allo stesso modo non ci sono i nostri avi, che lottarono per noi oltre 500 anni fa.

Ma allo stesso modo non ci sono quei compagni caduti compiendo il loro dovere.

Compagni e compagne basi di appoggio zapatiste, siamo qui oggi non per ricordare la caduta di questi compagni e compagne di quarant'anni fa, o trenta anni fa, siamo qui presenti compagni e compagne zapatiste, per tenere a mente questo dovere. Perché era un dovere verso quei compagni e quelle compagne. È vero, e noi zapatisti non abbiamo compiuto questo dovere. Non possiamo dire di aver già fatto molto. Finché non raggiungeremo anche quei compagni e quelle compagne di cui stiamo parlando di 30 anni fa e 40 anni fa.

Non stiamo dicendo come erano, non giudichiamo i loro doveri. Non stiamo cercando di musealizzarli, perché ci ricordino.

Compagni e compagne zapatiste, non abbiamo bisogno che vengano a darci una spiegazione o ci facciano una lezione o un seminario su come funziona il sistema. È tanto semplice e semplicemente si vede lo stato attuale del sistema capitalista. Chi non vuole vederlo, avrà le sue responsabilità. È così da moltissimi anni, decenni, alcuni dicono secoli.

Quindi, perché dobbiamo ancora fare teoria, dobbiamo semplicemente vedere cosa dobbiamo fare, il bene, pensare il bene.

Questo dobbiamo fare compagne e compagni.

Ciò che stiamo dicendo è che andiamo a costruire IL COMUNE, forse ci sono fratelli e sorelle che non la pensano così.

No, ci sono cose che sono comuni ed altre no. 

Per questo abbiamo la testa per pensare, per questo abbiamo occhi per osservare e per questo abbiamo anche il fiuto per capire cosa sia e cosa non sia comune. 

Quello che succede è che con quello che hanno fatto i compagni e le compagne giovani è molto chiaro, chi non vuole capirlo vada per conto suo. 

Ci sono due cose che sono qui, la proprietà deve essere del popolo e comune, e il popolo deve autogovernarsi. Non abbiamo bisogno di quelli che stanno lassù. Loro credono di sapere tutto, decidono per gli insegnanti, per i dottori, per tutti i settori del lavoro. Si dice che sono “so tutto io”, sono saputelli perché lassù ricevono soldi senza lavorare e sudare. No! per questo il popolo deve sapere autogovernarsi. 

Compagni e compagne zapatiste, questo è ciò che dimostriamo da 30 anni. 

È li che abbiamo capito. Con i compagni, compagne, il comité (CCRI, ndr), siamo contenti che voi come giovani abbiate capito questo, e che abbiate reso l'opera teatrale più chiara possibile.

Però vi diciamo che dobbiamo fare e non parlare. 

Non più solo poesie, opere teatrali, pittura o altre cose simili. Documentari o come si chiamano. Non sto dicendo che non servono, servono per comunicare. Una cosa però è comunicare, un'altra cosa è passare anni e anni comunicando e non facendo, come chi predica e predica, poi muore e non rimane nulla.

Compagni e compagne Zapatiste, ci stanno ascoltando fratelli e sorelle da tutto il mondo come del Nostro popolo messicano. E ci stanno ascoltando i nostri compagni e compagne del congresso nazionale indigeno. 

Com'è che ci diciamo, e perché sto parlando a voi compagne e compagni zapatisti. Allora dobbiamo farlo nella pratica, così ci hanno detto: non abbiamo manuali né libri. Non abbiamo libri nei quali troveremo tutto questo. Il libro è quello dei nostri nonni e bisnonni che abbiamo mostrato qui, quello è il libro COMUNE. 

La differenza è che a quei tempi non c'erano tanti settori del lavoro come oggi. 

Così che compagni, compagne, fate come ciò che avete dimostrato nel vostro lavoro. Invitiamo dunque i fratelli, se vogliono venire, condividiamo le nostre idee e andiamo e vediamo insieme qual è la nostra migliore idea di vita. 

Quello che stiamo dicendo è che chi lavora mangia, e che chi non lavora, che mangi banconote e le sue monete. Vediamo se con queste si appaga la fame. 

E’ quello che stiamo dicendo, non abbiamo bisogno di ammazzare. Però, per poterlo non fare, abbiamo bisogno dell'organizzazione.

Fare con i fatti! Giovani, donne, uomini, di tutti i settori. 

È questo che dobbiamo dimostrare compagne e compagni. 

Noi non crediamo a chi ci governa, perché essi sono parte del mondo capitalista. 

Organizziamoci in ogni geografia ed ognuno coi suoi tempi. 

Perché nessuno è di per sé, siamo quello che diciamo e facciamo, e per come la vediamo noi, le cose stanno così. 

Perché nessuno vada a lottare dove vive ognuno di noi, ma ognuno di noi deve lottare nel luogo dove vive. 

C'è qualcuno crede che si possa umanizzare il capitalismo? 

NO

NO 

NO 

NO 

Noi diciamo questo, non si può umanizzare il capitalismo, “lui” non dirà mai "rinuncio allo sfruttamento". Nessuno, nemmeno il più piccolo, vuole smettere di ingannare, rubare e sfruttare, figuriamoci i più grandi. 

Ciò non ha bisogno di molti studi, quello che serve è pensare a come cambiare tutto questo perché nessuno ce lo dirà, siamo noi, le persone, le donne e gli uomini a dirlo. 

Continuiamo a proseguire questo cammino e ci difenderemo. Non abbiamo bisogno di ammazzare i soldati e il malgoverno. Ma se loro attaccano, noi ci difendiamo. È per questo che lo abbiamo fatto negli ultimi 30 anni e ci sono voluti 30 anni per capire ciò che i nostri giovani presentavano come tesi: la piramide è inutile. Non serve. E se qualcuno crede che sì, serve, da dovunque egli venga che lo dimostri, e noi lo dimostreremo a nostra volta. 

E quindi cari compagni e compagne, basi di appoggio, adesso abbiamo preso un impegno. 

Compagni e compagne, basi d'appoggio, siamo soli, come lo siamo da 30 anni. 

Perché soli abbiamo scoperto questo nuovo cammino che andremo a fare: "COMUNE!". 

Abbiamo ancora bisogno che i nostri compagni e compagne del congresso nazionale indigeno e del popolo messicano ci diano il loro appoggio. 

Siccome qui siamo e qui viviamo, vedremo e conosceremo chi qui sarà e chi qui vivrà. 

Questo è il nostro compito compagni e compagne e basi d'appoggio zapatiste, lo stiamo perseguendo da molti anni. 

Il popolo comanda e il governo obbedisce ed i mezzi di produzione sono messi in comune ed il popolo li coordina. 

Grazie, queste sono le nostre parole.