Oggi sarà una giornata carica di attese in egitto. Scade infatti l'ultimatum della piazza a Morsi e sul suo governo pesa anche la presa di posizione dell'esercito, che come avevamo segnalato nei giorni scorsi si presenta come garante possibile della transizione alle elezioni, confermando la sua pesante presenza nella politica egiziana.
Morsi dal canto suo, almeno nelle dichiarazioni ufficiali, non molla e dice di voler continuare in un processo di riconcilazione nazionale.
DA Nena News
Morsi: "Non mi dimetto"
Anche il ministro degli Esteri Kamel Amr ha offerto le proprie dimissioni, unendosi ai colleghi che nei giorni scorsi avevano scelto di lasciare il governo.
Mohammed Morsi perciò è sempre più solo ma non cede, resta al
suo posto. Il presidente, contestato da milioni di egiziani mobilitati
dal movimento Tamarod, ha respinto il comunicato con il quale
Forze Armate ieri gli hanno concesso solo 48 ore per risolvere la crisi.
E non ha nessuna intenzione di rispettare l'ultimatum fissato per le 17
di oggi dai manifestanti che invocano le sue dimissioni, altrimenti
proclameranno la disobbedienza civile.
Piuttosto Morsi ha fatto sapere di voler proseguire su quella che ha
definito la strada della riconciliazione nazionale. In suo sostegno
migliaia di attivisti del movimento dei Fratelli Musulmani si sono riversati nel centro del Cairo e a suo favore si è schierata anche l'Alleanza dei Gruppi Islamici che accusano l'Esercito di voler delegittimare un presidente eletto democraticamente.
Morsi però appare sempre più debole, con i capi delle opposizioni che
escludono di poter partecipare a un futuro negoziato. Qualche ora fa ha
avuto un colloquio con il presidente americano Barack Obama che, secondo
indiscrezioni, gli avrebbe suggerito di considerare la strada delle
elezioni anticipate.
Una soluzione che convince anche i partiti religiosi salafiti,
un tempo alleati dei Fratelli Musulmani e che ora provano a trarre
vantaggio dalle contestazioni popolari al movimento islamista al potere.
A schierarsi contro Morsi è anche la magistratura: questa mattina la
Corte di Appello del Cairo ha ordinato che il procuratore generale Abdel
Meguid Mahmud, cacciato a novembre dal presidente Morsi, sia
reintegrato nelle sue funzioni. Una sentenza che isola ulteriormente
Morsi che aveva destituito Mahmoud con il famigerato decreto
presidenziale con il quale si autoattribuiva poteri speciali e che
avevano provocato all'epoca durissime proteste da parte della
magistratura e delle opposizioni. Nena News