Egitto - Le misure del governo contro le proteste

16 / 2 / 2013

Negli ultimi giorni si fanno più forti le proteste anche internazionali contro le misure che il governo Morsi sta predisponendo contro il diritto a manifestare in egitto.

Le nuove misure rese note ufficialmente nei giorni scorsi prevederebbero 5 giorni di preavviso per ogni manifestazione, il divieto di slogans e striscioni che contestino le autorità religiose o statali, l'impossibilità di manifestare nelle vicinanze dei palazzi governativi o dei luoghi definiti di interesse pubblico.

A queste misure contenute nella legge, che la Shura dovrebbe approvare o bocciare nei prossimi giorni, si aggiungono anche le norme contenute nella nuova legislazione in materia di ONG e organzzazione della società civile, che prevede che ogni finanziamento che arriva dall'estero deve essere controllato da un apposito comitato.

Il senso di tutte queste nuove norme è evidente: cercare di fermare l'opposizione nel paese e imporre un vero e proprio regime.

Su questa violazione delle libertà vi proponiamo un comunicato di alcune reti internazionali ed un articolo di Giuseppe Acconcio apparso in Il Manifesto e tratto dal sito . Nena News

COMUNICATO CONGIUNTO RETE EUROMED PER I DIRITTI UMANI- FEDERAZIONE INTERNAZIONALE LEGHE DIRITTI UMANI-OMCT-NETWORK ANTI TORTURA

Eliminare il dissenso nell'Egitto post-Mubarak: la società civile di fronte a nuove leggi repressive Copenhagen, Geneva, Paris – 11 February 2013

La scorsa settimana, nel contesto di crescenti tensioni politiche e violenze di strada che scuotono il paese, il Ministro Egiziano della giustizia ha annunciato una nuova bozza della Legge sulle Associazioni e Fondazioni Civili e un nuovo disegno di legge sulle dimostrazioni al Consiglio della Shura (la camera alta del parlamento che ha il potere di legiferare fino a quando la camera bassa verrà eletta) perché siano dibattute ed approvate.

Siamo profondamente contrariati dal fatto che questa legislazione repressiva sia adottata dalle autorità egiziane come uno strumento per azzittire le voci dissenzienti e limitare le libertà puliche nel paese.

Questo molto inquietante sviluppo avviene in un contesto dove le autorità pubbliche hanno affrontare le proteste di strada con eccessivo uso della forza, inclusi i gas lacrimogeni e pallottole di gomma lasciando sul terreno più di 50 morti e dozzine di feriti nelle ultime settimane. Alle ampie critiche da parte dei media e delle organizzazioni dei diritti umani si è risposto con diffamazioni e processi, e mosse legali tese a criminalizzare queste critiche.

La Rete Euromed e i suoi partners sono particolarmente preoccupati che il governo egiziano miri a istituzionalizzare e legalizzare pratiche repressive che non sono cambiate rispetto all'epoca Mubarak. Se ratificata, la legge sulle manifestazioni criminalizzerà fortemente i movimenti di protesta pacifici, proibendo ogni disturbo "della sicurezza o dell'ordine pubblico, proibendo l'intralcio agli interessi dei cittadini, o bloccando le strade o altri mezzi di trasporto, ostruendo il traffico, o attaccando la proprietà personale, o minacciando la libertà di lavorare". Produrrà anche la giustificazione dell'uso della forza da parte delle forze di sicurezza per disperdere le manifestazioni. Lo statuto sulle associazioni e fondazioni, attualmente iscritto alla discussione dal Governo egiziano, lascerebbe solo un drammaticamente ristretto spazio di azione alle organizzazioni di società civile operanti in Egitto, a causa della "nazionalizzazione" di fatto delle organizzazioni civili. Questo disegno garantisce inoltre larghi poteri a un " comitato di gestione" composto da rappresentanti di diversi ministeri con una forte presenza degli apparati di sicurezza. In contravvenzione con la richiesta di "notifica", obbliga invece alla "registrazione" tutte le organizzazioni di società civile e le fondazioni. Affida a questo comitato il compito di definire gli obiettivi delle associazioni, di interferire con le loro attività, di autorizzare o meno i finanziamenti dall'estero a seconda del tipo di attività e di decidere della loro dissoluzione senza ricorso in giudizio.

Le organizzazioni di società civile internazionale non saranno autorizzate a stabilirsi e ad attivarsi i in Egitto senza autorizzazione preventiva. Ricevere fondi da governi stranieri, direttamente o indirettamente, sarà strettamente proibito per tutte le organizzazioni di società civile, Infine, e in modo preoccupante, il disegno di legge prevede "l'imprigionamento per un periodo non minore di un anno" e multe fino a 100.0000 lire egiziane per un vasto arco di violazioni alla legge, incluso aiutare una ONG straniera "nell'esercizio di qualsiasi attività in Egitto" o "ricerca sul campo o sondaggi" senza l'approvazione delle autorità competenti. La Rete Euromed e' preoccupata dal fatto che le autorità egiziane resuscitino queste misure autoritarie invece di aprire le porte a un dialogo vero con la società civile e con tutte le forze politiche in campo nel paese orientate a ottenere risultati positivi per i diritti umani e la democrazia. Queste politiche repressive non aiutano a costruire fiducia fra governo e società civile come e' necessario per costruire un dialogo efficace e trovare una via di uscita dalla attuale crisi politica.

Chiediamo quindi alle autorità egiziane di:    

• Ritirare senza indugi le proposte sopra menzionate ed elaborare una nuova legge sulle organizzazioni civili, o adottare la proposta presentata da 56 organizzazioni egiziane, limitando i vincoli alle ONG operanti nel paese, in conformità con gli obblighi internazionali assunti dall'Egitto.   

 • Impegnarsi in un vero dialogo, che includa le organizzazioni dei diritti umani e tutte le forze politiche in campo nel paese e orientato al rispetto dei diritti umani e della democrazia.   

• Fermare gli assalti contro i manifestanti e mostrare un impegno reale per combattere l'impunità per i crimini commessi contro i manifestanti e stabilire un robusto quadro istituzionale per facilitare la transizione democratica alla democrazia. Le nostre organizzazioni chiedono anche all'Unione Europea di:    

• Rispettare pienamente il suo dichiarato cambio di politica con i vicini del Sud Mediterraneo dopo la primavera araba e tradurre urgentemente in azioni concrete i suoi impegni per la democrazia, la legalità, il rispetto dei diritti umani e l'uguaglianza di genere.     • Chiedere urgentemente alle autorità egiziane di ritirare i due disegni di legge sopra citati, e di impegnarsi in reali consultazioni con la società civile per istituire un quadro legale orientato alla libertà di associazione e di assemblea pacifica conforme agli standard internazionali.   

 • Chiarire al governo egiziano che il livello di impegno politico, finanziario e tecnico della Unione Europea dipenderà dal livello di progressi della democratizzazione, dei diritti umani e della uguaglianza di genere; e che sarà basato su una obiettiva e accurata verifica della situazione sul campo.

ORA C'E' LA LEGGE CONTRO IL DIRITTO A MANIFESTARE

di Giuseppe Acconcio 

Il Cairo, 16 febbraio 2013, Nena News - Nel mirino degli islamisti ci sono ora le manifestazioni di piazza. Le opposizioni continuano a criticare la legge sulle proteste, resa nota ieri. Secondo il testo di legge, un movimento deve chiedere un'autorizzazione per manifestare con cinque giorni di anticipo, mentre le autorità hanno libertà di cancellare, spostare o posticipare le manifestazioni. Non solo, si vieta l'uso di maschere, palchi, striscioni o slogan contro la religione, insulti alle istituzioni dello Stato o l'incitamento alla violenza.

Nel testo si vietano anche le manifestazioni entro duecento metri dai palazzi presidenziali, ospedali, luoghi di culto e le istituzioni pubbliche: Parlamento e ministeri. Proprio con l'assedio permanente dei palazzi del potere i manifestanti avevano ottenuto nel 2011 le dimissioni del presidente Mubarak e il divieto di fare politica agli esponenti del suo partito. Ora la Shura è incaricata di approvare o emendare la controversa legge. Il ministro della Giustizia, Ahmed Mekki, ha dichiarato che la legge «protegge il diritto a manifestare e previene la confusione tra proteste pacifiche e attacchi all'ordine pubblico».

Ma una nuova norma aveva già duramente colpito le organizzazioni non governative egiziane. Proprio ieri il ministero degli Affari sociali ha concluso la stesura della legge sulle ong. Si stabilisce che ogni finanziamento pubblico e proveniente dall'estero dovrà essere approvato da un comitato di coordinamento. Mohamad al-Ansary, avvocato dell'Istituto per gli Studi sui diritti umani, ha detto che «la nuova legislazione ha lo scopo di colpire il lavoro delle ong». «Come è possibile considerare le donazioni come fondi pubblici se vengono da privati?», prosegue con ironia l'attivista. In generale i movimenti accusano il governo di voler interferire nelle attività delle ong egiziane.

Come se non bastasse, i principali politici dell'ormai bandito Partito nazionale democratico, l'ex presidente della Camera alta, Safwat el-Sherif, Zakaria Azmi e l'ex primo ministro, Ahmed Nazif, sono stati rilasciati. Mentre il processo a Mubarak deve ripartire da zero. Per raccogliere le ceneri di una rivoluzione che voleva un cambiamento radicale della società egiziana, gli attivisti si sono dati appuntamento ieri intorno al palazzo presidenziale di el-Qobba, sempre ad Heliopolis. In seguito alle manifestazioni intorno alle mura del palazzo di Ettehadeya, il presidente Morsi ha trasferito qui i suoi uffici.

Gli attivisti chiedono le dimissioni del governo di Hisham Qandil e un nuovo processo per i leader del vecchio regime usciti di prigione. Anche gli ultras dell'al-Ahly si sono assembrati intorno al ministero della Difesa nel quartiere di Abbasseya per chiedere di processare gli esponenti del Consiglio supremo delle Forze armate per crimini contro i manifestanti. Anche nei governatorati di Beheira, Beni Suef e Kafr Sheikh ci sono state manifestazioni nella giornata di ieri. Decine di persone hanno bloccato la linea ferroviaria dopo le parole del primo ministro che aveva criticato le donne di questi governatorati per non usare norme igieniche adeguate nell'educazione dei figli. Dal canto loro, centinaia di sostenitori di Morsi hanno manifestato per denunciare la violenza delle scorse settimane, tra loro centinaia di salafiti. «Il Corano è la nostra Costituzione», «Morsi, Morsi», «No alla violenza, sì alla sharia (legge islamica, ndr)», gridavano i manifestanti, bradendo foto del discusso sceicco cieco in prigione Omar Abdel Rahman. Nena News