"Continuons le combat"

7 / 11 / 2010

Questo è il messaggio lanciato dai sindacati alla vigilia del 6 novembre, ottavo appuntamento in piazza per manifestare contro la riforma delle pensioni adottata in parlamento il 27 ottobre. La CGT, Conféderation Générale du Travail, non crede che l'alternativa sia darsi appuntamento alle elezioni del 2012 oppure aspettare l'appuntamento dato dal governo nel 2013 per ridiscutere la legge votata in tutta fretta per compiacere gli indici di gradimento finanziari. Ed è pronta ad andare avanti unita alle forze che intendono affrontare le questioni poste dalla crisi all'insieme dei lavoratori e a quei milioni di persone che sono scese in piazza per due mesi in ogni angolo del paese.

Sabato scorso, un milione e duecento mila manifestanti hanno protestato in 240 cortei contro la legge che dovrebbe essere promulgata entro novembre. La volontà di passare ad altre forme di azione, la pioggia ed il freddo un po' ovunque hanno determinato un calo di presenze ma già il 28 ottobre con due milioni di manifestanti  si avvertiva l'esigenza di ricalibrare le forze per mantenere la coesione sindacale senza perdere il consenso di quel  70% dei francesi che si oppongono alle politiche adottate dal governo in questi mesi.

"Flusso e riflusso" nella lunga sequenza di lotte, nel linguaggio dei sindacati, "netto scemare" della mobilitazione in quello dei media che abbondano di commenti sulle divergenze tra i sindacati che vogliono indire altri scioperi (FO, Force Ouvrière) e quelli che invece chiedono di negoziare senza esigere il ritiro puro e semplice della riforma. 

L'unione dei sindacati (CGT-CFDT-CFTC-CFE/CGC-UNSA-FSU-Solidaires) è pronta a mobilitarsi ancora entro fine novembre.  L'opposizione prende atto e loda il movimento "eccezionale testimonianza di solidarietà tra lavoratori del settore pubblico e di quello privato, tra giovani e meno giovani (...)". Il Partito Socialista osa l'offensiva, Martine Aubry promette "il sostegno ai sindacati per far capire al presidente della Repubblica che non si decide del futuro del paese contro la volontà dei Francesi".  E Sarkozy viene apertamente accusato di non essere capace di guidare il paese "dividendolo tra Francesi e non-Francesi". 

Il governo invece tira il fiato e invita i lavoratori e i sindacati a pensare al ruolo internazionale della Francia. 

Fino a quando? Il 1 luglio 2011  si applicheranno le misure contestate in questi mesi e come sostiene Bernard Thibault (CGT) " L'unanimità sindacale oggi non vuole rimettere in causa la legittimità istituzionale dei rappresentanti del popolo ma considera che essi non possono legiferare ignorando ciò che legittimamente dice il popolo". L'intenzione dunque è di impedire l'applicazione della legge. 

Il movimento ha messo radici profonde smentendo Sarkozy che appena eletto divertiva la corte dicendo che "ormai quando c'è uno sciopero in Francia, nessuno ci fa più caso". 11 mobilitazioni nazionali in ogni città, i licei in agitazione permanente, decine di blocchi e appuntamenti quotidiani, centinaia di azioni in tutto il territorio francese, milioni di francesi che manifestano lasciano una traccia politica. Scioperi e manifestazioni contro una riforma ingiusta hanno prodotto dinamiche allargate e imprevedibili ma solide ed efficaci, che hanno raggiunto la 'Francia profonda' e i piccoli centri. 

Il movimento di questo autunno 2010 resta attuale perché pone il lavoro e la crisi al centro dell'attenzione politica. È un movimento nato per resistere.