Sotto un cielo coperto dalle nubi e in mezzo al garbino, il vento della costa adriatica
che preannuncia pioggia, nel pomeriggio di ieri presso il parco Marecchia ha
preso vita una T.A.Z. .
Uno spazio-tempo liberato, una condizione mentale di rottura di divieti,
controllo e normazione sociale, espressione diretta della necessità di
conquistare non solo spazi fisici ma di favorire una cultura del conflitto
costituente e della produzione di pensiero intorno alle contraddizioni del
presente e alla violenza delle politiche di austerità.
Preziose le riflessioni sviluppate durante l’assemblea pubblica dagli interventi di Beppi Zambon e degli studenti del Coordinamento Studenti Medi di Padova che hanno messo in luce e riconfermato come le decisioni politiche e l’adozione di scelte calate dall’alto da pochi sulle teste e le vite di tanti siano un piano riprodotto anche dentro le istituzioni scolastiche nelle quali, a breve, insegnanti e studenti si dovranno confrontare con il sistema di valutazione dei quiz INVALSI, che piegherà la scuola pubblica alla logica della privatizzazione e della scuola-azienda, abbassando irreparabilmente la qualità della didattica e dell’insegnamento.
Intorno alla Taz ci sono state anche provocazioni. A partire dalla diffusione di informazioni distorte e
devianti in città da parte della Questura e di una testata giornalistica che si prestano a questi tristi disegni con l'obiettivo di contrastare e stigmatizzare le realtà
politiche territoriali che si battono per la costruzione di
un'alternativa concreta allo stato di cose presenti. A lato l'articolo pubblicato il 26 aprile sul quotidiano La Voce di Romagna dal titolo
"Tensione in centro storico. Domani banchetti fi Forza nuova in piazza
e gli antagonisti del Paz si mobilitano senza indicare il luogo del
loro raduno" e di seguito il commento del collettivo Lab Paz Project, subito dopo la lettura dell'articolo.
Introduzione all'assemblea pubblica di Alice del Collettivo Studenti Rimini
"Un saluto a tutte e a tutti, volevo iniziare questa assemblea con un esempio territoriale degli ultimi giorni: quello dell’istituto Einaudi di Viserba che ha visto smantellare per l’ennesima volta il diritto di scelta degli studenti, delle famiglie e dei professori che hanno toccato con mano la finta rappresentanza che anche all’interno delle scuole come nell’intero Paese ha costretto i più deboli a non poter decidere del proprio futuro. Quello che vediamo nel nostro territorio non è che una proiezione di quello che sta succedendo in Italia e in Europa. Con la rielezione di Napolitano dell’ultima settimana e l’adozione delle politiche di austerity imposte dalla finanza e dalla BCE che vanno a colpire quel 99% che non accetta questa nuova rivisitazione della democrazia che ormai non ha più nulla di democratico, stiamo assistendo ad una crisi sempre più reale della rappresentanza. Oltre a minare i diritti, queste politiche vanno a colpire quei movimenti che dal basso si impegnano per una alternativa incentrata sull’importanza dei beni comuni attaccati da un sistema giudiziario che legittima chi ruba al pubblico e non chi fa del pubblico un bene comune per tutti. Non a caso le azioni degli ultimi mesi del Collettivo Studenti e del Lab. PazProject si sono concentrate nel contestare la Fondazione Meeting e l’ente Rimini Terme con presidi di fronte alle loro sedi. Non solo per contrastare dal basso questi soggetti ma anche per riscattare un concetto di legalità differente dalla legalità formale delle istituzioni, un concetto di legalità che veda come protagonista una legittimità reale e concreta. Volevo porre l’accento, come è stato scritto nei due comunicati di lancio della campagna FacciAMOci spazio, sui due pesi e le due misure che si danno alla legalità in questa città. Se da un lato i media locali e le istituzioni fanno passare nel silenzio chi ruba al pubblico, dall’altro lato, come abbiamo visto, chi fa conflitto e chi crea una alternativa aprendo spazi di libertà in città viene denigrato e accusato per settimane dai giornali locali. In quest'ottica vediamo anche come le istituzioni legittimano la repressione violenta delle forze dell’ordine e così facendo cercano di impedire lo sviluppo di una alternativa a questo modello di società, alternativa che vuole dare una risposta chiara e dal basso a queste politiche di austerità tramite progettualità che favoriscono i cittadini e la produzione del comune. Essere qui oggi all’interno di un parco vuol dire creare spazi di aggregazione e la volontà di liberare spazi pubblici e privati abbandonati, dove al loro interno creare luoghi dove rivendicare diritti e dignità ma significa anche rompere quel piano di legalità formale e costruire coalizioni di scopo che siano capaci di superare l’autosufficienza facendo del conflitto una pratica comune verso obiettivi specifici e spezzare quei dispositivi che che ci vogliono divisi e deboli. Solo in questo modo riusciremo a sconfiggere la crisi e a demolire quella falsa rappresentanza che oggi più che mai ci sta togliendo tutto".