Pisa - Riappropriamoci dei beni comuni!

Verso e oltre i referendum

19 / 3 / 2011

Dopo la partecipata  assemblea ospitata nella Facoltà di Scienze pochi giorni fa sul tema dei beni comuni energetici e ambientali, il percorso di avvicinamento al 26 marzo è continuato anche questo sabato. Un presidio convocato dal  Comitato 2 sì per l’acqua bene comune,composto da varie realtà cittadine ed universitarie, ha intercettato centinaia di persone, pubblicizzando il corteo romano e ribadendo l’importanza del si ai referendum contro la privatizzazione dell’acqua e l’energia nucleare.

Di seguito il contributo del Tijuana Project, Eigenlab e le Assemblee in Agitazione. La giornata si conclude con la festa al Polo Carmignani “No Nuke Party”.

I referendum contro il ritorno del nucleare e la privatizzazione dell'acqua ci offrono un'opportunità importantissima per dare un'indicazione forte non solo rispetto alle politiche ambientali, ma anche a quelle relative alla gestione dei beni comuni nel nostro paese.

Mai come in questo periodo, infatti, le battaglie per la giustizia ambientale sono strettamente connesse a quelle per la giustizia sociale: nel caso dell'acqua, ad esempio, è chiara la volontà di cancellare diritti e ridurre gli spazi di democrazia, rendendo ancora più precarie le nostre vite. Analogamente la scelta di riproporre l'energia nucleare in Italia, con le sue modalità verticistiche di produzione e distribuzione, rappresenta il tentativo di declinare anche in questo campo un modello produttivista, i cui effetti risultano sempre più devastanti sulla natura e sul bios in generale.

Per questo il dibattito sul nucleare, come quello sull'acqua, non può esaurirsi al, pur non banale, discorso tecnico- scientifico, bensì deve essere in grado di costituire un'ulteriore testimonianza delle contraddizioni dell'attuale sistema economico e sociale.

Beni come l'acqua e l'energia non possono essere privati, perchè troppo importanti per essere soggetti alle dinamiche del mercato e del profitto.

La risposta è quindi il ritorno al pubblico? Crediamo che le lotte ed il dibattito su questi temi abbiano evidenziato le grosse lacune ed i problemi della gestione pubblica, soprattutto nel momento in cui i modelli statali ricalcano ed imitano la gestione privata nella ricerca continua di accrescere gli utili, unico vero "principio guida" delle politiche odierne. Crediamo quindi che la risposta stia nella ricerca e costruzione di un nuovo modello comune di organizzazione e gestione di questi beni, che a partire dalle comunità territoriali riesca a porre al centro quelli che sono i reali bisogni e desideri delle persone. Non ci sembra questo un discorso utopistico, al contrario sono alcuni anni che un mosaico di esperienze differenti tra loro, dai gruppi di acquisto solidale ai corsi di autoformazione passando per l'autoproduzione energetica, sperimentano concretamente la costruzione di nuovi spazi di democrazia dal basso, spazi forti e capaci di costituire una seria alternativa al presente stato di cose, sempre nella direzione di riporre al centro del discorso la vita in tutta la sua ricchezza.

Alla luce di ciò pensiamo che la propulsione emotiva e politica che ha spinto molti di noi a lottare lo scorso autunno contro la riforma Gelmini e per il sapere bene comune non si debba sopire adesso. Al contrario vogliamo abbracciare con forza la battaglia sull'acqua e contro il nucleare per ribadire ancora una volta che i beni comuni non possono essere imbrigliati nella logica della rendita.

E' con questo spirito che attraverseremo la manifestazione del 26 marzo a Roma, importante momento di opposizione alle politiche del governo. Ma soprattutto è con questo stesso spirito che dopo il 26 riporteremo la lotta sul nostro territorio, consapevoli che la battaglia per i beni comuni non si esaurisce certo coi referendum.