Pubblichiamo il comunicato di Deliverance Project, dopo la manifestazione tenutasi sabato 21 dicembre a Torino in solidarietà a Zohaib, ciclofattorino di Glovo investito giovedì sera da un’auto mentre stava consegnando le pizze. Zohaib è ancora nel reparto di rianimazione dell’ospedale Giovanni Bosco.
Oggi (sabato 21 dicembre ndr) siamo scesi in piazza, per
Zohaib ma anche per tutti noi. Sappiamo quale sia il lavoro che tutti i giorni
facciamo per le strade di questa città ed a quali condizioni ci costringono. A
tutti noi poteva succedere di essere investiti e di rischiare la vita, di
romperci un braccio o una gamba, senza un'assicurazione e senza diritti
per consegnare una pizza o del sushi.
Oggi in ospedale abbiamo per la prima volta visto due loschi dirigenti di
Glovo, fino ad ora avevamo sempre trovato solo una inutile chat di fonte a noi.
Ci hanno detto che non siamo loro dipendenti e quindi se sono venuti è perché
sono preoccupati, perché ci tengono alla nostra sicurezza. Certo, come se
questo fosse il primo incidente che avviene, come se non ci fossero già
colleghi con danni permanenti, o costretti in convalescenza per mesi e mesi,
senza potersi pagare da vivere perché l'"assicurazione" non ha pagato
un centesimo.
La verità è che sono venuti perché la morte di un ciclofattorino sarebbe una
pessima pubblicità, perché per scaricare la responsabilità di questa situazione
sull' (infame) automobilista devono mostrarsi come volto buono, preoccupato,
pronto a supportarci.
Ecco questo è sputare ancora sulle nostre vite che tutti giorni mettiamo a
rischio per fare guadagnare loro, alle loro condizioni, negli orari che
decidono e per pochi soldi. È un insulto perché noi sappiamo bene qual è il
loro vero volto, sappiamo che cosa siamo per loro, sappiamo quanto valgono per
loro le nostre vite, basta vedere il conteggio degli ordini sulle nostre
applicazioni: pochi euro all’ora. Sono venuti a prenderci per il culo, ancora
una volta, ma non sanno che di fronte hanno una comunità, magari eterogenea,
magari diversificata, ma pur sempre una comunità e che nei limiti del possibile
ci guardiamo le spalle a vicenda, che l’altro ieri sera non è stata la prima
volta che abbiamo passato nottate in ospedale ad aspettare, a informarci, a
sperare e a supportare un collega ferito.
La loro presenza lì è stato un insulto, e così le loro parole, il loro
trucchetti, i tentativi di sottrarsi al confronto, le promesse "di cui
dovete fidarvi, sulla parola". Come quando nei colloqui ci raccontavano
che l'assicurazione c'era e se non c'era sarebbe arrivata, o come quando ogni
due settimane dalle ricevute che arrivano mancano sempre soldi.
Alla fine sono scappati, scortati dalla polizia. Come si addice a degli infami
vigliacchi.
Siamo arrivati in piazza Statuto pieni di rabbia, la prima tappa è stata
proprio via San Donato, il luogo dell’incidente di Zohaib. Lì abbiamo spiegato
che cosa era successo e di chi sono le responsabilità, dando fuoco ad un
cassone di Glovo.
Nelle strade abbiamo incontrato i lavoratori di Domino’s Pizza, licenziati o
sospesi dal lavoro per aver alzato la testa ed essersi sottratti ai raggiri
dell’azienda, e con loro abbiamo percorso le strade della nostra città.
La precarietà sul lavoro, così come la mancanza di sicurezza e l’obbligo a
correre con qualunque condizione meteo, non sono soltanto nelle piattaforme di
food delivery, ma anche in tutte quei fast food-multinazionali che propongono
consegne a casa e che a forza di promozioni speculano sul nostro sangue e sul
nostro sudore.
Abbiamo visto la solidarietà di tanti che conoscono quali sono le condizioni di
lavoro ed hanno sentito parlare dei rider ed anche purtroppo di tanti che
ancora non riescono a rendersi conto della realtà che li circonda.
Ben motivati e con tanta rabbia siamo pronti a continuare a lottare per quello
che ci spetta, per avere giustizia, per Zohaib e anche per tutte e tutti noi,
per ogni rider.
Restate sintonizzati per i prossimi appuntamenti e per aggiornamenti sulla
salute di Zohaib.