Le vittime civili in Palestina sono anche made in Italy: il ruolo dell’Italia nei rifornimenti bellici

20 / 10 / 2023

Nel 2017, mentre migliaia di vittime civili e centinaia di migliaia di sfollati pagavano il prezzo della guerra civile siriana, il valore delle azioni dell’azienda bellica Leonardo Spa ha raggiunto i massimi storici. Oggi, a sei anni di distanza, con migliaia di vittime civili palestinesi morte sotto gli atroci attacchi israeliani, l’azienda italiana sta per riconfermare – se non superare – quel sanguinoso record: è il traguardo dell’industria bellica che specula sui corpi di innocenti, è quella che chiamano “guerra giusta”. 

Quotazioni borsa Leonardo (Sole 24 Ore)

Le quotazioni in Borsa di Leonardo SPA dal 2014 a oggi (fonte Il Sole 24 Ore)

Da oltre dieci giorni il dibattito pubblico ha spostato i riflettori dal conflitto tra Russia e Ucraina alla preoccupante escalation dello scontro israelo-palestinese. Pur trattandosi di contesti e casistiche differenti, la parola preferita dai media mainstream per riassumere la situazione attuale rimane una sola: guerra. Un termine che finge la parità dello scontro e nasconde le verità decennali mai ammesse e affrontate dai governi occidentali, incapaci di leggere questa situazione come il risultato diretto di un’apartheid sostenuta e finanziata dal 1946, di anni di occupazione illegale portata avanti dalle forze sioniste israeliane nei territori palestinesi, di migliaia di vittime innocenti morte per la sola “colpa” di vivere in territori da colonizzare. 

La seconda verità che alimenta l’utilizzo del termine “guerra” è legata alla narrazione convenzionale necessaria ai posizionamenti geopolitici ed economici, più che morali: quella del buono e del cattivo aggressore, di chi attacca e chi si difende. È il crudo principio dell’era dell’industria militare, in cui serve scegliere uno schieramento da sostenere e indicare un nemico contro cui combattere una “guerra giusta” per influenzare l’opinione pubblica sulla necessità di alimentare costantemente il settore produttivo bellico e il traffico di armamenti.

Esattamente su questa base, con lo scoppio della guerra in Ucraina l’export di armamenti ha raddoppiato la sua fortuna. La spesa militare globale nel 2022 ha toccato la cifra record di 2.200 miliardi di dollari, sufficienti a coprire oltre quarantadue volte gli aiuti richiesti dalle Nazioni Unite per fronteggiare le più gravi crisi umanitarie nel mondo (pari a 51,7 miliardi di dollari) e undici volte l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo globale (pari a 206 miliardi di dollari). In questo quadro, un paese relativamente piccolo come l’Italia si posiziona al sesto posto mondiale per esportazioni belliche, assicurandosi il 3,8% del mercato dopo Usa, Russia, Francia, Cina e Germania.

L’ultima relazione parlamentare “sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento” riporta che lo scorso anno il governo italiano ha autorizzato l'esportazione di materiali d'armamento prodotti in Italia per un valore complessivo di 5,3 miliardi di euro, con un aumento del 13,5% rispetto all'anno precedente. Il primo Paese destinatario di licenze di esportazione individuali nel 2022 è la Turchia, con 598,2 milioni di euro. Secondo il CAAT (Campaign Against Arms Trade), l’Italia è tra i quattro maggiori fornitori di armi a Israele. Tra il 2013 e il 2022 le aziende italiane hanno venduto a Israele armamenti per un valore pari a quasi 120 milioni di euro: in media circa 12 milioni di euro all’anno. Solo nel 2022 Israele ha ricevuto armi da aziende italiane per quasi 9,3 milioni di euro.

In testa alla lista delle maggiori aziende produttrici ed esportatrici di armi è la Leonardo Spa, azienda italiana, con il Ministero dell'Economia e delle Finanze italiano che detiene il 30,2%, legata a sedi di produzione anche nel Regno Unito e negli Stati Uniti. È la nona azienda al mondo nel settore della difesa in termini di ricavi nel 2022, pari a 14,7 miliardi di euro, l'80% dei quali generati da contratti di difesa e governativi. Dal 1º gennaio 2016 in Leonardo-Finmeccanica sono confluite le attività delle società precedentemente controllate AgustaWestland, Alenia Aermacchi, Selex ES, OTO Melara e Wass e l'azienda è stata strutturata in 7 Divisioni operative: Elicotteri, Velivoli, Aerostrutture, Sistemi Avionici e Spaziali, Elettronica per la Difesa Terrestre e Navale, Sistemi di Difesa, Sistemi per la Sicurezza e le Informazioni.

Oltre ad essere protagonista nei rifornimenti bellici italiani all’esercito turco di Erdogan e a produrre i droni utilizzati da Frontex  nelle operazioni anti-migrazione nel Mediterraneo, Leonardo Spa ha ampi legami anche con il Misrad HaBitakhon, il ministero della Difesa di Israele, a cui fornisce aerei Aermacchi M-346 e componenti per i suoi elicotteri d'attacco Apache. L’attività dell’azienda nel Regno Unito produce sistemi di puntamento laser che vengono poi montati sugli aerei da combattimento F-35, regolarmente utilizzati dal governo israeliano per attacchi deliberati contro obiettivi civili. L'F-35 è prodotto dalla società americana Lockheed Martin, la più importante azienda bellica negli USA e nel mondo, che vende questi aerei a Israele dopo averli dotati di laser e sistemi di puntamento Leonardo.

Leonardo ha inoltre recentemente completato anche una fusione con la società di difesa israeliana RADA Electronic Industries, in una mossa che l’azienda italiana spera darà loro una “presenza interna stabile nel contesto industriale israeliano”.

Nell’aprile del 2018 i Centri Sociali del Nord-Est e l’Associazione Ya Basta! Êdî Bese! hanno sanzionato la sede veneziana di Leonardo Spa per denunciare e condannare il suo protagonismo nei rifornimenti bellici all’esercito turco utilizzati nelle operazioni contro le Forze Democratiche Siriane ad Afrin, in Rojava, che oggi come allora combatte i jihadisti di Daesh e che resiste all’attacco turco.

Nel 2017, mentre Erdogan bombardava il Rojava e mentre migliaia di vittime e centinaia di migliaia di sfollati civili pagavano il prezzo della guerra civile siriana, il valore delle azioni di Leonardo ha raggiunto i massimi storici. Oggi, a sei anni di distanza, con migliaia di vittime palestinesi morte sotto gli atroci attacchi israeliani, l’azienda italiana sta per riconfermare – se non superare – quel sanguinoso record: è il traguardo dell’industria bellica che specula sui corpi di vittime innocenti, è quella che chiamano “guerra giusta”.

Come nel 2018, è necessario affermare con chiarezza la complicità del governo italiano e delle aziende come Leonardo Spa che utilizzano i conflitti tra Stati Nazione e la difesa armata dei confini per alimentare l’economia di guerra e l’industria bellica. Bisogna denunciare il protagonismo italiano nel traffico mondiale degli armamenti, nel rifornimento di regimi coloniali come quello israeliano e turco, nella sorveglianza militarizzata delle frontiere. Le politiche estere dei nostri governi sono consapevolmente macchiate col sangue di migliaia di vite innocenti e con alleanze che speculano economicamente sulla distruzione di territori e popolazioni.

Fermare e condannare questo meccanismo significa lottare contro la produzione deliberata di morte!