Le notizie parlano, finora, di sette manifestanti uccisi dalla polizia
di Ahmadinejad, di centinaia di feriti, di arresti e di raid
all'interno di ospedali e università.
Ciò che accade in Iran non può lasciarci indifferenti.
La
contestata rielezione del presidente in carica sta dando vita ad un
livello di repressione che smaschera il carattere autoritario di un
regime conservatore e teocratico. Dall'altra parte, la popolazione
iraniana sta dimostrando, con coraggio e determinazione, la propria
fame di libertà.
I milioni di cittadini e cittadine, “l'onda
verde” che si riversa nelle strade di Teheran, ci parla non soltanto
della necessità di un cambio al vertice della politica iraniana, ma,
soprattutto, ci segnala un'urgenza di libertà e di giustizia (a partire
dai diritti civili, fino alla distribuzione delle ricchezze
petrolifere) da parte di quei soggetti più colpiti dalle politiche
autoritarie: studenti e donne in primis.
L'Iran che chiede una
rivoluzione è quello che ha saputo sopperire all'oscuramento della
stampa ufficiale attraverso l'uso di internet, dei telefoni cellulari e
di tutte quelle tecnologie che ci stanno restituendo un punto di vista
partecipe di questi momenti importanti e drammatici.
Noi siamo,
oggi, a fianco delle donne iraniane, degli studenti, dei bloggers e di
tutti coloro che, proprio ora, stanno rischiando la vita, non in nome
di una bandiera o di una religione, ma perché pensano che ne valga la
pena se la posta in gioco è la liberazione dei propri desideri, dei
propri corpi e dei propri pensieri.
Occupazione del Padiglione Iraniano alla Biennale di Venezia
In Iran si muore per la democrazia. Fermiamo la repressione, pretendiamo la libertà
Comunicato dell'iniziativa dell'occupazione del Padiglione Iraniano
17 / 6 / 2009