La recente presa di posizione (vedi articolo Corriere delle Alpi) dell’amministrazione comunale di Ponte nelle Alpi (BL) sulla questione rifugiati è un atto importante perché, finalmente, aiuta a ristabilire la verità attorno alla gestione dell'accoglienza dei Richiedenti Asilo nel nostro territorio, demolendo le strumentalizzazioni politiche in salsa razzista e xenofoba che abbiamo letto fino a questo momento e contemporaneamente rompendo quel silenzio omertoso che è ruotato attorno a una parte degli operatori e professionisti del mondo del cooperativismo sociale bellunese che, a questo punto, qualche domanda, secondo noi, dovrebbero porsela.
Da circa un mese, infatti, dopo aver ricevuto alcune segnalazioni, abbiamo avviato una piccola inchiesta sulla situazione relativa al piano di gestione dei rifugiati presi in carico da un’altro soggetto, ovvero il Consorizio Sviluppo e Innovazione, un consorzio che riunisce sotto la sua sigla diverse cooperative bellunesi e che attualmente gestisce 58 richiedenti asilo, dislocati in diverse strutture tra Belluno, Limana (gestiti dalla consorziata Società Nuova) e Cadore (gestiti dalla consorziata Coop. Cadore)
Dopo avere recuperato e letto la convenzione stipulata tra cooperative e Prefettura di Belluno per la gestione del Piano Accoglienza abbiamo deciso di verificare l'effettiva messa in pratica di quello che si presenta come un vero e proprio “contratto di servizio” tra Ministero e soggetti cooperativi.
Anche per quanto riguarda il vitto la situazione non va migliorando: rispetto agli impegni imposti dalla Convenzione le testimonianze che abbiamo raccolto e quello che abbiamo visto confermano una gestione al risparmio di questo ambito, sia nella prima fase, in cui il Consorzio si affidava ad un servizio di catering (la mega coop. CAMST), sia nella fase attuale in cui i vari nuclei abitativi fanno la “spesa” coordinati dagli operatori. Una spesa principalmente fatta di riso, pollo e caffe solubile dozzinale.
Ma il problema maggiore è la totale mancanza di un programma organizzato d’integrazione che preveda delle attività utili per i migranti come per esempio un adeguato corso d’italiano, delle attività di formazione. Su questo piano, nonostante le dichiarazioni farneticanti del Presidente del Consorzio Sviluppo e Innovazione (9 ore settimanali a testa di lezioni di italiano), la realtà è che in 3 mesi si è fatto poco e niente, non è stato attivato un percorso formativo che tale possa definirsi, poche lezioni fatte e con personale non sempre qualificato. La situazione è diversa solo a Limana, dove un gruppo di volontarie (esterne a Società Nuova) tengono un corso di italiano ai 14 ragazzi presenti nella struttura, un bell'esempio di come le cose possono essere fatte bene e addirittura gratuitamente. Se ve n'è la volonta.
In secondo luogo, ci sembra che nella convenzione vi sia un esplicito richiamo all'attivazione di un “servizio di assistenza linguistica e culturale”
C’è dunque la necessità di fare chiarezza su alcuni aspetti poco chiari...
Un volume di soldi complessivo per l'intera gestione dell'accoglienza Bellunese che in un anno supererà il milione di euro. Una cifra che se gestita in maniera trasparente e con la finalità di attivare percorsi reali di integrazione potrebbe essere riversata sul territorio rappresentando cosi un'enorme opportunità per tutte quelle figure professionali che potrebbero essere attivate per costruire una vera e propria competenza bellunese nel campo dell'accoglienza. Pensiamo ai tanti giovani mediatori, ai tanti operatori sociali e ai laureati in lingue a cui potrebbe interessare costruire un programma serio e trasparente di integrazione, per lo più pagato...
Viste le condizioni relative alla loro quotidianità e vista la mancanza di un programma d’integrazione strutturato qualche dubbio su come vengano o meno spesi questi soldi pubblici li abbiamo, ma siamo sicuri… che i soggetti in causa sapranno rendicontare correttamente le spese fin qui avute tanto da giustificare quei 27,5 euro al giorno di cui noi, che siamo un po lenti, non riusciamo a capire dove siano stati investiti. Si perchè al netto delle spese per pagare gli operatori (4/5 operatori per 58 persone...) gli affitti (pochi, visto che Cavarzano è in comodato gratuito e la struttura di Limana è di proprietà di Società Nuova), le assicurazioni e il cibo, ci sembra che la cifra che rimane sia elevata, soprattuto se rapportata a quanto abbiamo visto messo in campo fino ad ora.
Non vorremmo,dunque, che ci fosse qualcuno che stesse speculando sulla vita di questi migranti, che a quel punto sarebbero due volte vittime: da una parte sotto i più vergognosi attacchi razzisti e dall’altra usati a mo' di bancomat per far cassa.
Siamo, tuttavia , sicuri che dopo la presa di posizione del Comune di Ponte e la nostra micro inchiesta, le cose per i ragazzi miglioreranno. Siamo sicuri che la prefettura attiverà un monitoraggio continuativo per verificare il rispetto degli accordi stipulati attraverso la convenzione e lo standard di qualità dei servizi erogati dai soggetti in causa e speriamo che anche il Comune di Belluno assuma tutte le iniziative per verificare la buona gestione delle strutture e di tutti i ragazzi presenti a Belluno
Siamo altrettanto sicuri che continueremo a monitorare la situazione…