Traiettorie e sguardi contemporanei: i dibattiti e i talk di Sherwood Festival 2023

13 / 6 / 2023

Mercoledì 14 giugno riapre i battenti Sherwood Festival e non esiste forse evento che sappia combinare in maniera così magistrale produzione culturale, cooperazione sociale e dibattito politico. Anche quest’anno si compie quel piccolo grande “miracolo” che rende il parcheggio di uno stadio un luogo in cui si crea, «tra le tante contraddizioni che vive la nostra società, un altro modo di vivere, di stare insieme, di vedere il mondo».

E come ogni anno, la scelta dei talk e dei dibattiti prova a indicare una traiettoria politica che guarda ai movimenti, all’attualità, all’approfondimento teorico. Ecologia, decolonialità, questioni di genere, lavoro, internazionalismo, diritto all’abitare, libertà di movimento, carcere saranno i principali temi affrontati, con ospiti di livello nazionale e internazionale. Ma ci sarà spazio anche per la storia, la narrativa, lo sport.

Partiamo dagli ormai storici “dibattiti del lunedì” che si tengono in second stage. Si parte lunedì 19 giugno alle 21 con “Cutro non è un decreto, Cutro è una strage”, a cura di Melting Pot, Con: Bintou Touré (FreeFemmes), Enrica Rigo (Docente di Filosofia del Diritto), Enrico Gargiulo (Docente di Sociologia), Luca Casarini (Mediterranea Saving Humans), Silvia Di Meo (Progetto Mem.Med) e David Yambio (Refugees in Lybia) con un contributo video. Il naufragio del 26 febbraio di Steccato di Cutro è stato, e rimane, una strage di Stato. Lungi dal riconoscere qualsiasi tipo di corresponsabilità, il governo Meloni ha da subito spostato l’attenzione e costruito una narrazione su trafficanti e scafisti, e ha ribadito la necessità di bloccare le partenze attraverso accordi e fondi agli Stati che si affacciano sul Mediterraneo.

A parte il discorso incentrato sulla lotta anti-scafismo “in tutto il globo terracqueo”, siamo di fronte a politiche di respingimento e selezione in continuità coi precedenti governi e in linea con il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo dell’Unione Europea.  Ad eccezione delle disposizioni del pacchetto sull’”Emergenza Ucraina”, infatti, negli ultimi sei anni, i governi nazionali ed europei – anche con profili tra loro molto diversi – si sono dati il cambio nello sviluppo di attività normative, amministrative e discorsive finalizzate al contrasto del movimento delle persone, dell’accoglienza e delle iniziative di solidarietà. Non è un caso, del resto, che in Italia il primo decreto (n. 1/2023) dell’esecutivo, a firma del ministro dell’interno Piantedosi, abbia voluto intimidire e colpire le organizzazioni impegnate nei salvataggi in mare. Di fronte ad uno scenario a tinte sempre più fosche, c’è l’urgenza di analizzare le politiche migratorie con lenti plurali, consapevoli che sono necessari sia nuovi strumenti per contrastarle e ribaltarle, sia una rinnovata capacità di produrre e sedimentare convergenze su campagne comuni, mobilitazione e conflittualità sociale. 

Lunedì 26 giugno è la volta di “Lettere di resistenza. Voci dal mondo per una prospettiva decoloniale”, con Ana Enamorado (Movimiento Migrante Mesoamericano), Sabina Talilovich (Donne in Nero), Lolita Chavez (Leader indigena guatemalteca) e un video intervento di madri tunisine (Progetto Mem.Med). Il dibattito vuole non solo cartografare, ma tessere reti tra coloro che resistono dall’Europa, al Nord Africa all’America Latina. Donne che organizzano forme di lotta per la giustizia ambientale e di genere, di soccorso per chi migra e di solidarietà reciproca globale a partire dalle loro esperienze, ma anche da quelle delle madri di figli che spariscono o muoiono perché lottano o migrano in cerca di un’alternativa.

Lunedì 3 luglio si prosegue con “La battaglia dell’acqua. Estrattivismo, crisi climatica, resistenze” con Kyra Grieco (Antropologa), Andrea Goltara (Italian Centre for River Restoration) e interventi di attivist* di Les Soulèvements de la Terre, Fridays For Future, Social Climate Camp. È ormai noto che l’estrattivismo sia la forma di accumulazione del capitale che domina la scena globale. Raul Zibechi l’ha definita “malattia senile del capitalismo”, ma al di là delle definizioni il suo meccanismo è semplice quanto perverso: appropriarsi della natura e dei beni comuni per convertirli in beni di consumo.

Di questa accumulazione per spossesamento, l’acqua è ormai da tempo uno degli elementi principali. Il cosiddetto water grabbing – fenomeno che vede implicati attori potenti in grado di controllare o riassegnare a proprio vantaggio le risorse idriche a spese delle popolazioni e degli ecosistemi – è diventato prassi anche al di fuori del Sud Globale. Dall’altro lato i processi di finanziarizzazione dell’acqua stanno diventando sempre più marcati: dalle privatizzazioni dei servizi idrici nazionali avvenute a partire dagli anni ’80 si è passati in qualche decennio alla quotazione in borsa della risorsa idrica. Ma se l’acqua è sempre più un paradigma del capitalismo estrattivo e del suo legame con la crisi ecologica (si veda alla voce siccità, alluvioni etc), sta diventando anche un elemento in grado di costruire nuove resistenze e campagne politiche.

Si chiude lunedì 10 luglio con “La grève illimitée. Movimenti francesi, prospettive transnazionali e ruolo dell’intersindacale nei conflitti contemporanei”, al quale prendono parte Judith Revel (Université Nanterre), Francesco Brancaccio (Ricercatore – Université Paris 8), Letizia Molinari (Saccage 2024) e sindacalisti di Union Syndicale Solidaires e ADL Cobas. La recente riforma delle pensioni in Francia ha prodotto un conflitto politico generalizzato del Paese, con oltre dieci scioperi generali in pochi mesi, manifestazioni di massa, occupazioni durature di scuole e università. Dopo la Loi Travail e i Gilets Gialli, il Paese transalpino è ancora una volta laboratorio della conflittualità di classe contemporanea.

Da un lato la lotta contro la riforma delle pensioni è diventata il paradigma di una volontà collettiva di porre una cesura al lungo processo di smantellamento del sistema di sécurité sociale. Dall’altro il fermento insurrezionale che ne è scaturito ha un carattere istituente, perché guarda a una forma di democrazia che vada oltre l’ordine esistente, dominante, disegualitario. In tutto questo, ha ripreso forza il grande tema del rapporto tra il tempo di vita e quello di lavoro, all’interno di una cornice in cui è lo stesso modello produttivo e riproduttivo capitalista ad essere messo in discussione in profondità. Che prospettive presenti e future ha questo movimento? Come saprà parlare al resto d’Europa e del mondo?

Passiamo ai talk che si terranno nello spazio Sherwood Media e Produzioni. Giovedì 15 giugno alle 19,15 inaugura la serie la presentazione del libro “Arcella n.13”, da pochissimo uscito per i tipi di Red Star Press in collaborazione con il Centro Studi Open Memory, alla quale parteciperanno i due autori Elisa Falcioni e Luca Zanghetto e l’editore Cristiano Armati. Un arresto alle prime luci dell’alba, l’isolamento in una cella gelida, gli interrogatori, ed infine il ricongiungimento con i compagni di lotta. Un anno di carcere raccontato con leggerezza, in contrasto con l’immagine cupa e stereotipata degli anni di piombo e dei suoi attori.

Qui invece c’è altro: la voglia di ridere, anche quando non c’era niente da ridere, e il diritto ad essere persino felici. Il riscatto da una condizione non certo favorevole e, tuttavia, sono i protagonisti a fare succedere le cose… Una storia vera, fatta di amicizia e militanza, che invita ad una riflessione su come l’impegno politico e sociale continui ad essere, a dispetto del disimpegno e dei valori individualistici propagandati e inoculati negli ultimi decenni, una via di gratificazione e realizzazione alla quale non si può e non si deve rinunciare. Una storia attuale.

Venerdì 16 giugno Maurizio Fava (Direttore del Dipartimento di psichiatria del Massachusetts General Hospital) e Irene Leo (Docente di Psicologia dello sviluppo e Psicologia dello sport e del benessere all’Università di Padova) dibatteranno attorno al tema “Sport e salute mentale”, a cura della Polisportiva Sanprecario. Lo sport fa sempre bene? Praticare sport sia sempre positivo per la nostra salute mentale? Dipende da molti fattori, come abbiamo potuto verificare dalle notizie di cronaca: molestie, abusi e disturbi alimentari, come ci stanno raccontando molte ginnaste italiane. Ma ci sono anche difficoltà psicologiche di altro tipo, che ci parlano di depressione e di suicidi, alcuni di questi molto noti, altri che purtroppo ci hanno toccato più da vicino. Parlare di sport e salute mentale non è né facile né scontato. Proveremo a farlo con due esperti di salute mentale che possano accompagnarci in questo argomento complesso e aiutarci a capire quale può essere il nostro ruolo per proteggere e proteggerci, nello sport e nella vita.

Venerdì 23 giugno è la volta del libro di Angela Balzano “Per farla finita con la famiglia” (Meltemi) che affronta il binomio biologia capitale, e indaga come la riproduzione della famiglia eterosessuale bianca abbia contribuito alla devastazione ecosistemica e come al contrario, al tempo delle nuove tecnologie, sia necessario immaginare e generare parentele postumane, decoloniali, transpecie e che superino il binarismo di genere.

Giovedì 29 giugno, eccezionalmente in second stage, si tiene il talk “Per non morire di pena”, con Fabio Anselmo (Legale fam. Aldrovandi e Cucchi) Flavio Rossi Albertini (Legale di Cospito). La battaglia di Alfredo Cospito ha fatto sì che si riaffermasse la necessità di un dibattito per il superamento dell’ergastolo e del 41-bis e contro la violenza sistemica negli istituti di pena. Mentre si aggiungono ogni giorno morti di suicidio nelle carceri, non si dimenticano le scene di mattanza da parte delle forze di Polizia, né tantomeno le morti di Stato, uccise due volte tra insabbiamenti e depistaggi. L’accettazione del rischio di eventuali torture e violenze di Stato e l’istituzionalizzazione dell’ergastolo e del 41-bis contraddicono lo scopo stesso dell’idea formale di Stato democratico, lo Stato di diritto sta venendo meno ma anche di più: lo Stato si sta auto-negando.

Venerdì 30 giugno ci sarà El Sur resiste, una restituzione e rilancio della grande carovana che ha attraversato il sud-est messicano a cui ha partecipato una folta delegazione dell’Associazione Ya Basta! Êdî Bese!, e dei Centri Sociali del Nord-Est insieme ad altri 170 delegate e delegati di organizzazioni messicane e internazionali. Una carovana per supportare i processi di resistenza delle popolazioni locali ma anche per evidenziare le strategie comuni con cui viene portata avanti l’aggressione alla terra e ai territori, dimostrando come il capitalismo agisca con obiettivi e modalità simili a livello mondiale. Da questa consapevolezza scaturisce anche la volontà di continuare a tessere relazioni internazionali per una resistenza globale. Nel talk l’Associazione Ya Basta! Êdî Bese! dialoga direttamente con rappresentanti della coordinazione organizzatrice della carovana, Mario Alberto Castillo Quintero e Nisaguie Abril Flores Cruz (Asamblea de Pueblos Indigenas del Istmo en Defensa de la Tierra y el Territorio – APIIDTT).

Mercoledì 5 luglio si prosegue con "Violenze della guardia costiera tunisina: osservazioni dal campo”, con Dorra Frihi (Borderline Europe, Mem.Med) Luca Ramello (FTDES, Onborders). Si discuterà del comportamento della Guardia Costiera tunisina che mettono in luce gli effetti degli accordi Italia-Tunisia sul controllo della migrazione nel Mediterraneo. Saranno evidenziate le pratiche violente adottate durante le operazioni d’intercettazione e il mancato salvataggio delle persone in pericolo da parte della Guardia Nazionale tunisina. L’obiettivo è sensibilizzare e promuovere un cambio di prospettiva sulla migrazione nel Mediterraneo: non più criminalizzazione e repressione, ma estensione della libertà di movimento.

Giovedì 6 luglio la fa da padrona la narrativa con la presentazione del libro “Azzurro amianto” (Le Plurali) con l’autrice Emilia Bersabea Cirillo. Questo libro racconta la vicenda di un paese del sud Italia martoriato dagli interessi degli industriali e la voglia di riscatto della protagonista, pronta a lottare per fare giustizia.

Sabato 8 luglio Adl Cobas Padova e Adl Cobas Venezia dialogano con Sara Gainsforth (Ricercatrice indipendente e giornalista freelance) e Federica Pasini (“Mi Riconosci?”) nel talk “A chi appartiene davvero la città?. Impatto della turistificazione, trasformazioni urbane, forme di riappropriazione”. La turistificazione è il processo per cui sempre più amministrazioni locali, regionali e i governi puntano a soddisfare i bisogni del turista e non degli abitanti. Significa consumo, espropriazione, sfruttamento, speculazione edilizia, precarietà abitativa, inquinamento. I beni culturali, la storia delle città e la sua produzione artistico culturale da diritto per i cittadini diventano totalmente strumentali alle attività turistiche. Tutto questo per il profitto di pochi. Le città tuttavia restano luoghi di resistenza a questi processi: si diffondono e si intensificano lotte per il diritto all’abitare, battaglie ambientaliste, rivendicazioni di un salario minimo e per un reddito di esistenza, per la cultura come bene comune.

Si conclude mercoledì 12 luglio con “La disfatta dell’ordine eterosessuale. Come possiamo combattere i movimenti anti gender?” al quale parteciperà il ricercatore e scrittore Massimo Prearo.

Completano il quadro: mercoledì 21 giugno nell’area sport la presentazione dei Giochi Antirazzisti 2023 e della campagna “La nona competenza” per la diffusione di una cultura della motricità, della corporeità e di una buona pratica sportiva; le quattro tavole rotonde organizzate da Adl Cobas ogni domenica in Enoteca Welcome sulle seguenti tematiche: trasporto, merci e logistica, lavoro domestico, caporalato, lavoro povero.