Guerra alla terra - I conflitti nel mondo per la conquista delle risorse

SherwoodOpenArt

16 / 1 / 2010

Venerdì 22 gennaio 2010
dalle ore 19.30 alle 00.00
@ Sherwood Open Live
V.lo Pontecorvo, 1 Padova

Sherwood Open Art presenta: Guerra alla terra - I conflitti nel mondo per la conquista delle risorse

Dalle ore 20.00 alle 22.00 - Rhythm and Food
Dalle 19.30 alle 20.30…Dalle 19.30 Aperitivo con Alessandro Grandi (Peacereporter) e i partecipanti della Gaza Freedom March dello scorso 31 dicembre 2009.

ore 21.30 -

- Alessandro Grandi

presenta il libro Guerra alla Terra di PeaceReporter

- Vilma Mazza

narrazione multimediale della Gaza Freedom March.

SherwoodOpenArt, al suo primo appuntamento letterario per il 2010 presenta, Guerra alla terra - I conflitti nel mondo per la conquista delle risorse. I giornalisti di PeaceReporter raccontano cinque storie di paesi che lottano per mantenere le loro risorse all’interno del territorio. Le materie prime servono a produrre beni e servizi utili alla società ma non sono infinite e nemmeno equamente distribuite. Per un paradosso, in molti casi, le risorse che garantiscono gli elevati standard di vita alla parte ricca e pacifica del mondo di trovano in quella povera e squassata da guerre e conflitti sociali. Nessuno però, sembra essere disposto a pagare il giusto prezzo.
Guerra alla Terra è un’incursione giornalistica in quelle zone di conflitto. Sono guerre per le risorse. Guerre dove la risorsa stessa è il fine stesso del conflitto, magari celato da altre ragioni. Guerre dove la natura paga un prezzo troppo alto alla follia di uomini validi.

I giornalisti di PeaceReporter raccontano cinque storie di paesi che lottano per mantenere le loro risorse all’interno del territorio. Le materie prime servono a produrre beni e servizi utili alla società ma non sono infinite e nemmeno equamente distribuite. Per un paradosso, in molti casi, le risorse che garantiscono gli elevati standard di vita alla parte ricca e pacifica del mondo di trovano in quella povera e squassata da guerre e conflitti sociali. Nessuno però, sembra essere disposto a pagare il giusto prezzo. Guerra alla Terra è un’incursione giornalistica in quelle zone di conflitto. Sono guerre per le risorse. Guerre dove la risorsa stessa è il fine stesso del conflitto, magari celato da altre ragioni. Guerre dove la natura paga un prezzo troppo alto alla follia di uomini validi.

"Guerra alla Terra" affronta con Christian Elia il tema dell’acqua nel conflitto Israelo-Palestinese: "Le mani di Bassam sembrano di cartapesta. La pelle rosolata, costellata di macchie, come in una vecchia carta geografica. La mappa di una terra divisa come quella dov’è nato, la Palestina. Bassam rovista in un vecchio mobile di legno dove ci sono delle fotografie. Sorride, ne tira fuori una. «Ecco, l’ho trovata », annuncia contento, oggetto dello sguardo divertito del figlio e di quello dolce della moglie. «Questo sono io, quando facevo il battelliere sul Giordano» dice Bassam. «Erano gli anni Cinquanta, portavo i pellegrini in visita nella mia Palestina. Io musulmano, nella mia barca di legno, con ebrei e cristiani a raccontare i luoghi della Bibbia,del Corano e della tradizione ebraica. Non ci trovavo niente di male, anzi. Gesù lo rispettiamo anche noi sa? E poi gli sono grato, perché ha deciso di farsi battezzare proprio sul fiume dove io portavo i pellegrini, quindi mi ha dato di che sfamare i miei figli per anni» dice con un sorriso..."

"Guerra alla Terra" affronta con Alessandro Grandi il tema del Litio presente in Bolivia: "Avrebbe tutte le carte in regola per essere uno dei paesi più ricchi del continente americano, e invece la Bolivia è da sempre il fanalino di coda delle economie latinoamericane. Gran parte della popolazione, soprattutto nelle zone rurali, vive con una manciata di dollari al giorno. E nelle città la gente non se la passa meglio: la mancanza di lavoro e la massiccia immigrazione giunta dalle campagne hanno reso le metropoli praticamente invivibili, aride di speranza per il futuro dei nuovi arrivati. Lo spietato sfruttamento delle risorse naturali, avvenuto soprattutto nel corso della seconda metà del Novecento da parte delle grandi multinazionali straniere è una delle cause della miseria. Grazie alla complicità di governi compiacenti, le compagnie hanno fatto man bassa di acqua, gas, legno e terra, lasciando la Bolivia praticamente sottosviluppata. Ma non solo questa nazione andina ha risentito dello sfruttamento indiscriminato delle grandi potenze commerciali mondiali..."

"Guerra alla Terra" affronta con Matteo Fagotto il tema del petrolio in Nigeria: "Sono cinquant’anni che facciamo uscire il petrolio dai nostri pozzi senza vedere un dollaro. L’unica cosa che abbonda qui sono l’inquinamento e i pestaggi dei poliziotti. Non possiamo più andare avanti così». Nwanko P., un autista che vive a Port Harcourt a due passi dagli impianti petroliferi situati nel Delta del fiume Niger, nella Nigeria meridionale, riassumeva in questo modo, appena due anni fa, tutta la frustrazione di una popolazione che, finora, dello sfruttamento petrolifero ha conosciuto solo il lato peggiore. L’attività estrattiva, che in cinquant’anni ha permesso alla Nigeria di guadagnare qualcosa come 600 miliardi di dollari, non è andata a beneficio della popolazione civile, ma ha al contrario favorito la corruzione, uno sviluppo distorto dell’economia e l’inquinamento dell’intero Delta, estendendo i suoi effetti anche a livello politico..."

"Guerra alla Terra" affronta con Cecilia Strada il tema del territorio strategicamente fondamentale dell’Afghanistan. "Sono tanti i ragazzini che saltano in aria sulle mine o su ordigni inesplosi nelle periferie della capitale afgana mentre portano a pascolare le loro greggi, alla faccia del paese più libero e sicuro promesso dagli occidentali nel 2001. Molti kuchi infatti non sono più nomadi. Sono diventati stanziali e sono rimasti pochissimi quelli che migrano. D’altronde non avevano molte altre possibilità con la guerra. I kuchi attraversano l’Afghanistan da nord a sud passando per il Panjshir, la pianura Shomalì, Kabul e poi giù verso Jalalabad. Ma la guerra crea sempre problemi ai nomadi, perché taglia le strade con la linea del fronte, con i combattimenti e con le mine che lascia a terra. Alla fine moltissimi di loro hanno deciso di fermarsi a vivere nelle periferie delle città, dove però non c’è lavoro per tutti, e solo qualcosa alla giornata. Soprav - vivono come possono, con quattro pecore e un asino. E poi magari finiscono sopra una mina, insieme ai ragazzini che girano cercando materiale da rivendere, o qualche cosa da mangiare. Le carovane colorate di ieri, i disperati fra le macerie di oggi..."

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22/1/2010 21:30 > 22/1/2010 23:30