Voi per soldi, noi per amore. Un punto sull'emergenza sanitaria e sociale nella capitale catalana

6 / 11 / 2020

Il 14 settembre Barcellona si è risvegliata con 149 sfratti programmati in una settimana1. Vi ricordate come il “blocco degli sfratti” decretato lo scorso aprile venne narrato dal governo Sánchez – e soprattutto dall'alleato podemita e dalle sue grancasse italiane2 – come un trionfo del socialismo? Bene: in realtà lo stop era stato dato semplicemente dalla chiusura causa Covid degli uffici giudiziari e dalla conseguente sospensione dell'attività delle comitive giudiziarie, che con la riapertura del 14 settembre sono tornate a uscire e massacrare. E gli sfratti in questione erano procedure aperte quasi esclusivamente tra 2018 e 2019: abbiamo ancora qualche mese davanti per vedere fino in fondo come il confinamento della scorsa primavera possa aver influito sulle statistiche di chi aveva iniziato il proprio confinamento in una casa e dovrà trovarsi a passarne un eventuale altro in un tendone o per strada. Nondimeno, non sono comunque mai stati bloccati gli sfratti a caldo: di interventi polizieschi extra-procedurali per occupazioni nell'immediato se ne sono visti, tra cui è particolarmente degno di nota il mega dispositivo di quindici camionette dei mossos che il 2 giugno, al Poble Sec, era arrivato per sfrattare una famiglia da un appartamento di proprietà del fondo speculativo SL Daen e si è trovato davanti decine e decine di abitanti, finendo per dover indietreggiare dopo ore di resistenza del vicinato3. In seguito, alla ripresa dell'attività degli ufficiali giudiziari, dal 14 al 21 settembre compresi sono stati tentati 202 sfratti, e al 31 ottobre la cifra supera gli 800.

In tutto ciò, il virus non si è fermato; con una cifra di casi giornalieri che per la Catalogna si aggira intorno ai cinquemila da settembre, sono state decretate progressivamente misure restrittive della socialità di diverso tipo, dalla chiusura di bar e ristoranti (con sola possibilità di asporto – ora eliminato – e consegna) lo scorso 14 ottobre, al coprifuoco dalle 22.00 alle 06.00 dichiarato il 25 per essere attuato da lì a poche ore, fino alla chiusura perimetrale della Generalitat e di ogni municipio nel fine settimana, a partire dal 30 ottobre. Tutto questo nell'ambito della dichiarazione di un nuovo stato d'allarme da parte del governo Sánchez, ma questa volta con una più netta autonomia decisionale da parte del governo catalano (ad interim, dopo la destituzione di Torra da parte della Junta electoral spagnola e la convocazione di elezioni per il prossimo 14 febbraio). 

Lunedì 26 ottobre, alle 20, la plaça Sant Jaume dei palazzi di Comune e Generalitat ha visto diverse convocazioni unite dalla protesta contro le restrizioni: la più grande e numericamente partecipata è stata quella della sinistra indipendentista di movimento e dei movimenti di lotta per la casa, che nell'ambito della campagna La vida abans que el capital (“La vita prima del capitale”) aveva convocato con proposte politiche di cui parleremo più avanti. Le altre manifestazioni hanno finito per accodarsi a quella di VAQC, con un corteo che ha sfilato per le vie del Born4

La mattina di mercoledì 28 è avvenuto lo sgombero della Casa Buenos Aires, centro sociale occupato del quartiere di Vallvidrera, che aveva sede in un edificio che la congregazione dei padri paolini aveva venduto a un fondo d'investimento; è previsto che l'edificio – un palazzo di architettura modernista da anni in attesa di una valutazione patrimoniale ambientale – venga abbattuto per poi costruire al suo posto un complesso alberghiero5. Dopo il violento intervento dei mossos la mattina6, era stata convocata una manifestazione nel quartiere alle 19, durante la quale un'ottantina di persone hanno rioccupato la struttura per poi venire di nuovo cacciate con violenza dalla polizia autonomica7. Polizia che è poi intervenuta preparata di tutto punto – la sera di giovedì 29 – nel quartiere di Ciutat Meridiana, uno dei più socialmente malmessi di Barcellona, per sfrattare da un appartamento di proprietà del gruppo bancario BBVA (il secondo a livello statale per attivo8) la minaccia inenarrabile che per quest'ultimo rappresentava una famiglia con tre bambine9. L'operazione di polizia ha buttato in strada tre minori a meno di un'ora dall'inizio del coprifuoco; l'indignazione non poteva che bruciare.

E a bruciare, venerdì 30, è stato il centro della città. La convocazione era in plaça Sant Jaume alle 20, lanciata dall'hashtag #noalcierre e da diversi manifesti senza sigle; a fare da grancassa alle rivendicazioni, tanto rappresentanti di settori commerciali che stanno soffrendo le restrizioni (come ad esempio la ristorazione e le palestre) quanto negazionisti. La piazza, però, è stata inizialmente presa da gruppi della tifoseria organizzata del Barça10, che hanno attaccato i mossos con lanci di recinzioni, petardi e oggetti vari; gli scontri si sono poi spostati, a raggio, su via Laietana, portal de l'Àngel e plaça Catalunya, dove si sono viste anche diverse facce molto giovani e – probabilmente – slegate da ambienti di militanza politica. La serata si è saldata con barricate, un giovane investito da un veicolo della guàrdia urbana11, quindici arresti e trenta mossos feriti.

È stato in questo clima che si è arrivate alla manifestazione di sabato 31, convocata dalla Buenos Aires con l'appoggio di pressoché tutti i collettivi dei quartieri di Barcellona: quartieri che, come avevamo già analizzato su queste pagine12, sono il centro di aggregazione e mobilitazione primario per qualunque esperienza politica che abbia al centro della propria attività la cura, lo stabilimento di reti di solidarietà e la lotta per la redistribuzione delle ricchezze e i diritti politici e sociali. Nei quartieri si possono trovare dai collettivi di lotta per la casa a quelli dedicati a campagne urbanistiche, fino ai collettivi di persone migranti, alle cooperative di consumo e di riuso e alle entità di cura e lavoro riproduttivo. La manifestazione ha radunato quattromila persone provenienti da tutti i quartieri della città (e solo della città, dovuto al confinamento perimetrale municipale del fine settimana), che, partendo dalla cattedrale e intonando cori anticapitalisti e altri più propri del mondo della lotta per la casa, hanno concluso la manifestazione davanti gli uffici amministrativi principali del comune di Barcellona, nella plaça Sant Miquel13. Nonostante la situazione fosse – sia – calda, la manifestazione è proceduta tranquillamente durante il suo corso.

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Arrivati a contarsi, a scoprire le proprie possibilità materiali di discesa in campo come attore politico preminente nel contesto, i movimenti si trovano ora a dover portare proposte organiche. Che, in un contesto sempre più feroce, non mancano: sulla scia delle rivendicazioni di sempre, si aggiungono da un lato istanze specifiche per la situazione sociosanitaria mondiale e, dall'altro, la necessità – nell'esasperazione delle disuguaglianze economiche e sociali dovute all'avanzamento a ritmi serrati della guerra ai poveri – di calcare su un'urgenza e una radicalità sempre più incipienti delle lotte che già conoscevamo, per pane, tetto, documenti, lavoro e molto altro, davanti a istituzioni le cui ultime risposte a una crisi sanitaria, sociale ed economica che sta mostrando sempre più pervasività, sono state incrementare la presenza poliziesca alle manifestazioni14 e sconsigliare caldamente di parlare in metropolitana15.

I movimenti, qui, si muovono prima di tutto nello spazio del quartiere, dicevamo: è nei quartieri che si conoscono le vicine e le loro difficoltà, è nei quartieri che si lotta contro la speculazione urbanistica sulle spalle dei loro edifici e delle loro abitanti, o contro la precarizzazione delle condizioni abitative, lavorative e più in generale esistenziali delle vicine. Ed è nei quartieri che si sta attivando il momento costituente della produzione di proposte politiche, alcune delle quali realmente interessanti. Mentre infatti è necessario produrre piani d'azione politica nuovi in un contesto mai visto prima, già ben diverso dall'emergenzialità della scorsa primavera e nel quale il futuro è più incerto che mai a tutti i livelli dell'esistenza, le campagne che abbiamo osservato ora si muovono su proposte di minimi dense e corpose. Ne è un esempio lo striscione d'apertura della mani di lunedì 26, siglato dalle organizzazioni della sinistra indipendentista di movimento, il quale reclamava quattro punti d'intervento immediato: il rafforzamento del sistema sanitario, il rafforzamento del sistema educativo, la sospensione dei pagamenti di affitti, mutui e bollette, e quella di licenziamenti e sfratti.

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(foto: Maria Marchese)

Dai quartieri, però, stanno iniziando a partire proposte dettagliate, che includono anche proposte per affrontare la crisi sociosanitaria. Lasciamo la conclusione alle rivendicazioni di misure politiche urgenti in 12 punti che in questo momento stanno portando avanti diverse esperienze di movimento del Poble Sec, raccolte nello spazio dell'Ateneu la Base, e l'entità cooperativa CooperaSec:

- rafforzamento degli ospedali e miglioramento delle condizioni lavorative del personale sanitario;

- rafforzamento dei centri d'attenzione primaria [i centri medici di quartiere in cui è organizzata la sanità di base, NdA] e del tracciamento;

- unità mobili di attenzione COVID e non unità poliziesche di controllo e sanzione;

- rafforzamento del corpo insegnante e supporto all'alunnato più precario;

- più frequenza di linee di metro, bus e treni locali;

- sospensione degli sfratti e case popolari;

- rafforzamento dei servizi sociali per decongestionare le richieste;

- spazi e copertura economica per quarantene sicure e reddito universale di base;

- politica comunicativa antibufale senza stigmatizzazioni;

- cure speciali per la salute mentale, la diversità funzionale, le persone anziane e l'infanzia;

- rafforzamento dell'attenzione alle vittime di violenza maschilista;

- regolarizzazione di tutte le persone che sopravvivono in una situazione amministrativa irregolare per una legge sull'immigrazione razzista, chiusura dei CIE e fine delle deportazioni.

Come conclude il manifesto che potete vedere qui sotto, “queste misure già erano necessarie prima del Covid-19, ora sono imprescindibili”.

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Pic Credit Copertina: Ora parte costituente da affrontare. Rivendicazioni: VAQC striscione + PS + CUP da 27 luglio (qui il link) #HiHaUnaAltraManeraDeViure

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[disclaimer: come da pratica comune nei movimenti catalani, in quest'articolo si utilizzerà il femminile inclusivo come genere di denominazione collettiva]

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Note 

Andreu Merino, La setmana dels 149 desnonaments a Barcelona: una onada que pot convertir-se en tsunami, “Nació Digital”, 19/09/2020, leggi qui.

2 Luca Tancredi Barone, Nuovo “scudo sociale” per la Spagna più vulnerabile, “Il Manifesto”, 01/04/2020.

3 Eduard Colldecarrera, Les entitats d'habitatge aturen un desallotjament al Poble-Sec, “Betevé”, 03/06/2020, leggi qui.

4 Adrià Lizanda, Forts aldarulls en acabar la protesta contra el toc de queda, “Tot Barcelona”, 26/10/2020, leggi qui.

5 Helena López, Casa Buenos Aires: la historia de la mansión okupada en Vallvidrera, “El Periódico”, 27/04/2019.

6 Redfish Stream.

7 Organització, resistència i brutalitat policial a la Casa Buenos Aires, “La Veïnal”, leggi qui.

8 M. Martínez, C. Galera, Los cinco grandes bancos ya copan el 70% del mercado con menos competencia, “Expansión”, 22/06/2019, leggi qui.

9 Qui alcune foto della fotogiornalista Lorena Sopena.

10 EFE, Quince detenidos y 30 mossos heridos en los disturbios en Barcelona tras las protestas contra las medidas por la pandemia, “Público”, 31/10/2020, leggi qui.

11 David Cobo, La Guàrdia urbana atropella un manifestant després de quedar acorralada, “Tot Barcelona”, 31/10/2020, leggi qui.

12 Francesco Mengo, Sembra la fine, ma può essere l'inizio. Il coronavirus in Catalogna tra stato d'allarme e reti di vicinato, “Global Project”, 24/03/2020.

13 Guillem Martí, Milers de manifestants denuncien a Barcelona que els desnonaments són una “guerra contra els pobres”, “Directa”, 01/11/2020, leggi qui.

14 Clara Aliaguilla, Marta Martorell, Els mossos destinaràn més efectius en les properes protestes després dels últims aldarulls, “Betevé”, 02/01/2020, leggi qui.

15 Marta Gaston, Demanen més mesures al transport públic, que pot ser un punt de contagis, “Betevé”, leggi qui.