Un altro “omicidio d’onore”. L’ennesima vittima del patriarcato in Palestina

di F.a.
31 / 8 / 2019

In Palestina è in atto un processo di cambiamento della società che sta mettendo al centro del dibattito politico i diritti delle donne e le diversità di genere ed orientamento sessuale. Si tratta di un processo che troppo a lungo è rimasto in sordina a causa delle problematiche più urgenti, e comunque ancora irrisolte, legate all’occupazione ed alla liberazione. Un processo che la parte conservatrice del Paese osteggia con tutte le sue forze e che sembra aver trovato il sostegno politico dei principali partiti di governo e degli alti funzionari di polizia. Tolleranza del delitto d’onore e bavaglio al movimento LGBTQ+ sono diventati l’ennesimo strumento di consenso per i politici ormai indeboliti e corrotti dell’ANP. In questo scenario, l’informazione legata ad Israele ed i suoi alleati dipinge la società palestinese come arcaica e barbara; contrapponendo “la più grande democrazia del Medio Oriente” come paladina dei diritti umani ed LGBTQ+: in un colpo solo pink e rainbowashing, mentre continuano i bombardamenti di Gaza, Libano, Siria ed Iran in vista delle elezioni del 17 settembre.

Israa è una sognatrice,  una ragazza di appena 21 anni che vive a Bayt Sahur, nei dintorni di Betlemme. Fa la make-up artist e per pubblicizzare i prodotti utilizza  le immagini sui social network. Nel pomeriggio Israa incontra un ragazzo del quale si è innamorata e, mentre beve un caffè in un luogo pubblico insieme alla sorella di lui, scatta una foto ricordo e decide di pubblicarla su Instagram.

Al rientro a casa, proprio a causa di quella foto, viene accusata di aver infangato l’onore della famiglia. Il padre, il fratello (in visita in Palestina dal Canada dove vive) ed il marito di sua sorella la riempiono di botte.

Israa riesce ad arrivare in ospedale e da qui scrive alle amiche per raccontare l’accaduto: dovrà essere sottoposta a vari interventi chirurgici, ma si augura che tutto vada per il meglio.

Un istante prima di entrare in sala operatoria Israa viene nuovamente raggiunta da quegli stessi familiari che l’avevano percossa poche ore prima e viene picchiata per l’ennesima volta davanti al personale sanitario, che attualmente è ancora omertoso. Nessuno ha ancora raccontato agli inquirenti cosa sia accaduto davanti alla sala operatoria, ad esclusione di un’infermiera che poche ore fa ha mostrato un filmato con la registrazione audio delle urla della ragazza.

Subito dopo il primo intervento la giovane firma le dimissioni volontarie e muore poche ore dopo, a casa.

La famiglia racconta che Israa soffriva di disturbi psichici e si sarebbe lanciata dalle scale, probabilmente posseduta da un “Jinn”, ovvero uno spirito demoniaco.

I diritti delle Donne e della comunità LGBTQ in Palestina sono sotto attacco in questo momento storico. AlQaws, storica associazione LGBTQ è stata messa al bando dall’ANP proprio la scorsa settimana, con l’accusa di andare contro i valori fondanti della società palestinese.

A quanto pare, invece, uccidere una donna non danneggia il tessuto sociale ed i valori della società palestinese. Tace persino il Ministero delle Pari Opportunità.

La storia di Israa è purtroppo una storia ordinaria, che è emersa solo grazie ai social media.

Mi chiedo: quante Israa sono state uccise nella mia società? Quante Israa ci saranno perché non ci sono leggi che proteggono le donne palestinesi? Domani Israa potrei essere io!