On continue. L'atto IV dei gilet gialli mette in ginocchio Macron

9 / 12 / 2018

Ancora una giornata campale in tutta in tutta la Francia, che radicalizza lo scontro contro Macron e ne amplia i contenuti. 

Il presidente francese ha provato a confezionare un clima di terrore in tutta la settimana che ha preceduto l’8 dicembre, intimando le persone a non scendere in piazza e mobilitando quasi centomila poliziotti in tutto il territorio nazionale. Di questi circa dodicimila solo a Parigi.

Nonostante questo, i blocchi sono proseguiti per tutta la settimana e decine migliaia di persone sono scese in piazza ieri in tutte le città, moltiplicando i numeri degli ultimi weekend. Si è rivelato inutile l’annuncio del presidente di fare una moratoria sulla Carbon Tax per sei mesi, tanto quanto l’indicazione dei vertici della Cgt di non scendere in piazza. Un’indicazione, quest’ultima, che è stata rigettata dalle basi, presenti in massa nelle mobilitazioni parigine e non solo.

A detta del ministro dell’interno Christophe Castaner sono scesi in piazza 130 mila gilet in tutta la Francia, 15 mila nella capitale. Con ogni probabilità questi numeri sono stati rivisti a ribasso.

Noi siamo stati a Parigi, per continuare ad inchiestare un movimento che continua a sfuggire ad interpretazioni lineari.

La cronaca degli eventi parigini parte dalle prime ore della mattina, con l’appuntamento dei gilet gialli all’Arco di Trionfo che si trasforma subito in una battaglia serrata con le forze dell’ordine. Oltre alle “solite” granate a frammentazione e i lacrimogeni, la polizia ha usato anche proiettili di gomma che hanno ferito diversi manifestanti.

Nel corso della mattinata ci sono stati diversi flussi di manifestanti che hanno provato a raggiungere la zona dell’Eliseo, con scontri che si sono accesi in diverse parti della Zona 1.

Rispetto ai sabati precedenti è visibile l’aumento dei banlieusard e dei liceali, che dalla scorsa settimana stanno occupando numerose scuole in tutto il Paese. 

Il rendez-vous delle realtà di movimento è alle 10,30 in una blindatissima Gare Saint-Lazare. L’obiettivo è ancora una volta chiaro: raggiungere i gilet gialli all’Arco di Trionfo. Per tutta la mattina la polizia ha provato a espellere i manifestanti dalla Zona 1, provando più volte ad attaccare il corteo partito da Saint-Lazare. Intorno alle 13, nei pressi di Chatelet, il corteo è stato spezzato e si è diviso in tre parti, salvo ricompattarsi a Place Saint Augustin, per ripartire in direzione Concorde. Qui i manifestanti hanno impattato violentemente con le forze dell’ordine, defluendo verso i Boulevard attorno a Saint-Lazare e dando vita a un corteo selvaggio per tutto il centro cittadino. Il passaggio del corteo è stato segnato da saccheggi e danneggiamenti di banche, negozi di lusso e catene di multinazionali, risparmiando scientemente le piccole botteghe e gli altri negozi. Ad ogni vetrina rotta corrispondevano urla di esultanza e cori anticapitalisti, massificando di fatto la pratica. Nel frattempo continuavano fino gli scontri nei pressi degli Champs-Élysée, nonostante la pioggia battente.

La battaglia parigina, la quarta in meno di un mese, ha fatto il paio con quanto accaduto nei centri minori. Bordeaux, Tolosa e Nantes le città più “calde”, ma in tutta la Francia lo scontro ha assunto ancora una volta la dimensione della rivolta.

In tutto il territorio il bilancio finale dei fermati è salito a circa 2.000 persone, 1.300 delle quali nella sola capitale.

Macron ha annunciato un vertice governativo per «ripristinare l’unità nazionale» e non si esclude l’utilizzo prolungato dell’Etat d’Urgence.

La giornata di ieri è stata caratterizzata anche dalle Marce per il clima, in quasi cento città francesi. In alcune città le marce hanno incrociato le proteste dei gilet, dando vita a una sinergia molto interessante per il futuro prossimo delle mobilitazioni francesi. Non così a Parigi, dove la marcia è stata fatta sfilare fuori dal centro cittadino, proprio per evitare qualsiasi forma di contatto con altri manifestanti.

L’8 dicembre restituisce la non linearità del fenomeno che sta sconvolgendo la Francia e il suo carattere mutante. La sensazione è che Macron sia alle strette e che la maggior parte dell’opinione pubblica francese sostenga la protesta. Continueremo a seguire le vicende francesi, anche nella loro capacità di contagiare le vicine Belgio e Olanda.

On continue...