Il cuore nero dell’Europa batte il suo tempo, il tempo della crisi economica e della rappresentanza, in tutto il continente, dagli Urali all'Atlantico, da Mare del Nord al Mediterraneo.
In alcuni paesi rimane sottotraccia, come fenomeno sociale marginale radicato negli stadi, nei quartieri periferici delle metropoli, nei circoli para nazisti e para fascisti incistati in tutti gli Stati europei, in altro assurgono ad un ruolo politico importante. Come è avvenuto nel recente passato in Austria, in Ungheria, in Grecia e nel presente in Francia, con Marine Le Pen che vola al 1° posto nei sondaggi sulla preferenza di voto, come si è data nelle affermazioni elettorali dei conservatori in Norvegia e Danimarca, che contano nelle loro file il fior fiore di xenofobi, ultra clericali e fascisti di ogni tipo. Come si è evidenziato in una serie di manifestazioni di piazza contro i Rom in Romania e Bulgaria, contro il Gay Pride in Serbia, contro i caucasici nella Russia di Putin; per non scrivere di quello che accade tutti i giorni qui, attorno a noi.
No, non tira una buona aria ed è il caso di prestare molta attenzione al consenso e radicamento che questi movimenti, questi partiti ottengono cavalcando populisticamente gli slogan di sempre basati, su ordine, disciplina e difesa dei valori, delle tradizioni, dei propri diritti e propri privilegi.
Proponiamo, qui di seguito, una lettura dell’ascesa di Marine Le Pen in Francia e della caduta di Alba dorata in Grecia
FRANCIA
Marine Le Pen, leader dell'estrema destra francese, e' in testa ai sondaggi per le elezioni al Parlamento europeo che si terranno a maggio 2014. E' la prima volta che il Front National di Le Pen supera nettamente gli altri partiti francesi in un sondaggio d'intenzioni. Lo riferisce uno studio dell'Ifop per 'Le Nouvel observateur'. Secondo il sondaggio, l'Ump ha ricevuto il 22 per cento dei consensi, il Partito socialista il 19 per cento, mentre l'Fn il 24 per cento.
Marine e' parlamentare europea gia' dal 2004, ma non era mai stata eletta in Francia. E' salita alla guida dell'Fn nel 2011: suo padre Jean-Marie ne e' il fondatore, e anch'esso aveva annunciato la sua candidatura al Parlamento europeo a settembre, un mese prima del suo 86esimo compleanno.
Fascista. Bienvenue au Front. Diario di una infiltrata. Nel libro lei, Gabrielle Picard-Claire Checcaglini, reporter freelance, racconta gli otto mesi trascorsi da militante del Fn. «Il mio obiettivo» ha raccontato a France info «era quello di capire se il Fronte Nazionale di Marine Le Pen, quello che lei ama chiamare il Nuovo Fronte Nazionale per distinguerlo da quello del padre Jean-Marie, si sia effettivamente liberato degli ideali antidemocratici, anti repubblicani, antisemiti e razzisti che lo hanno connotato dai tempi della sua fondazione». La risposta che la giovane giornalista francese dà nelle pagine del suo libro è un deciso «No, purtroppo nulla è cambiato».
Il diario pubblicato dalla casa editrice Jacob-Duvernet è un racconto dettagliato delle giornate passate tra incontri privati, riunioni di partito e chiacchiere di militanti, categoricamente vietati alla stampa, a cui la Checcaglini ha partecipato. «Avrei voluto scrivere un altro libro in cui poter dimostrare quel radicale cambiamento del Fn di cui Marine Le Pen parla ai media francesi» ripete più volte durante l’intervista con la radio francese «ma non è così. Anzi è tutto il contrario». Claire racconta che tutte le discussioni tra militanti, dirigenti, i quadri del partito prima o poi finivano sistematicamente per cadere su un argomento: l’islam e gli arabi. «Sono ossessionati da un sedicente colonialismo islamico che sta per invadere la Francia», spiega. «In otto mesi non c’è stato un incontro in cui questo tema non sia venuto fuori».
La giornalista racconta del linguaggio volgare usato da molti membri del Fn, “bougnoul”, sporco magrebino, per definire gli immigrati nord africani e del terrore di un’invasione «di una vera colonizzazione» scrive. «Un militante un giorno mi avvertì: “Ci divoreranno tutti!”». Il razzismo nei confronti dei musulmani appare, secondo la giornalista francese, il collante tra i militanti del partito. «Non è l’antisemitismo ma l’islamofobia ad alimentare gli incontri politici». Quasi mai si parla di economia o dell’uscita dall’euro che da un po’ di tempo è diventato il refrain preferito dalla signora Le Pen davanti a telecamere e giornalisti.
E proprio su Marine Le Pen, artefice della trasformazione – puramente cosmetica secondo la Checcaglini – del Fronte Nazionale in un partito più liberale, si sofferma la giornalista riportando nel libro le parole di un militante molto vicino alla figlia di Jean-Marie. Stando a questa persona, la Le Pen ha una strategia ben definita sull’islam che consiste nel prendere sul serio la laicità perché i francesi hanno molto a cuore il rispetto di questo valore e nello stesso tempo «evitare di parlare male apertamente dell’islam perché se si dovesse dire che l’islam è la cosa peggiore al mondo, ci tratterebbero da razzisti e non ci voterebbero mai». La Checcaglini tiene a precisare, durante le interviste che in questi giorni sta rilasciando in Francia, che la differenza sostanziale nella linea politica adottata in passato dal padre e ora dalla figlia è una: il potere. Marine Le Pen appare una donna determinata a ritagliarsi uno spazio nel dibattito politico (oggi il Fn non ha nessun rappresentante in Parlamento) a costo di dover sacrificare e mettere da parte i vecchi valori razzisti del Fn. Il padre, al contrario, aveva cura che il partito rimanesse un partito d’opposizione, duro e puro, allergico a qualsiasi flirt con i moderati, lontano da quella realpolitik che Marine sembra aver abbracciato per attirare l’elettorato centrista.
«Ho incontrato alcuni militanti più moderati» dice l’autrice «sono quasi tutti fan di Marine Le Pen. I cosiddetti “marinistes” e credono nella trasformazione che lei va millantando davanti alla stampa, ci credono veramente». Nel diario da militante, la giornalista racconta la sua ascesa rapidissima all’interno del partito. Dopo il primo colloquio con il segretario locale, Gabrielle fu scelta come responsabile del Fn di Neuilly, alcune settimane dopo le fu offerta una candidatura al Senato e poi anche alle legislative. «Questa è uno dei punti di forza del Fronte: offrire posti di responsabilità e candidature importanti a persone che siano in grado di esprimersi correttamente e che abbiano facilità a parlare di fronte alle telecamere». Meglio ancora se donne, spiega la Checcaglini, giusto per rimarcare le distanze dal vecchio Fn popolato unicamente o quasi da uomini. In sostanza, dal racconto della giornalista, il Fn appare il vecchio partito di sempre, razzista prima di tutto nei confronti dei musulmani, a tratti nostalgico di Vichy e appiattito sulla donna manager del Fn, Marine, mai andata giù – per la verità – alla vecchia guardia.
GRECIA
L'ALBA DEI CUORI NERI. Il neo fascismo ellenico, come
quello italiano, ha le sue radici nella storia del 1900. E alle elezioni del
giugno 2012 in pochi mesi è riuscito a raccogliere quasi 1 milione di voti,
facendo leva sulla disperazione dei poveri.
«Negli Anni '90 in pochi conoscevano Alba dorata. Ora invece nei quartieri di
Atene dov'è alta la presenza di immigrati e di senza tetto, il candidato a
sindaco dell'estrema destra ha punte di gradimento del 20%», hanno raccontato
alla stampa internazionale i militanti antifascisti che ancora popolano le
borgate proletarie della capitale come Nikaia.
FASCISTI CONTRO COMUNISTI. Ad Atene le bande rosse si scontrano con le
bande nere armate di coltelli e manganelli, come nella Grecia dei Colonnelli.
Nei quartieri portuali, il 18 settembre Pavlos
Fissas, 34enne rapper di sinistra, è stato pugnalato a morte dagli
squadristi. Gli stessi che, di notte, per loro ammissione, «assaltano dormitori
e pestano migranti».
E di giorno, almeno fino all'operazione pulizia voluta dal governo in questi
giorni, sfilavano impuniti con mazze e catene. Scortati dagli agenti e protetti
da alti funzionari della polizia.
La rivista omonima, Alba dorata, venne fondata nel 1980; il movimento
nazionalista, nel 1993. Difficile credere che in questi anni i vertici dello
Stato non avessero scoperto i trascorsi dell'ideologo Nikólaos
Michaloliákos, finito in manette il 28 settembre con altri 14 compagni
d'armi.
DALLA PRIGIONE ALLA POLITICA. Il leader del movimento era già stato
arrestato negli Anni '70 per aggressione e trasporto illegale di materiale
esplosivo. E proprio in prigione il militante - matematico prestato
all'esercito - conobbe e strinse alleanze con i leader della deposta Giunta
militare greca, arruolandosi nell'esercito.
IL FASCINO ESOTERICO DELLA SETTA. In attesa di registrare ufficialmente
il partito, e dopo essere stato allontanato dalle unità speciali, si dice che
Michaloliákos spedì i militanti a farsi le ossa in Bosnia ed Erzegovina, in
sostegno alle milizie serbe che perpetrarono il massacro musulmano di
Srebrenica. Poi battezzò il suo partito di nicchia con il nome greco della
setta inglese Golden Dawn. Un riferimento agli esoterici e agli occultisti che,
agli albori del '900, oltre a Hitler, affascinarono il poeta T.S. Eliot e
autori gotici come Bram Stoker.
CONSENSI TRIPLICATI NEL 2013. Per 20 anni, Alba dorata (Chrysi Avgì in
greco) è rimasta silente. Ma esplosa la crisi economica che ha travolto Atene è
balzata dallo 0,7% dei consensi nel 1996 al 7% del 2012, conquistando 18 seggi
in Parlamento.
Nel 2013, stando ai sondaggi, il gradimento per l'estrema destra che ha
promesso di «far saponette degli immigrati» sarebbe addirittura triplicato.
LA PULIZIA TARDIVA. «Siamo al 15%, non possono farci nulla. Il governo
ha sostituito tutti gli ufficiali dei servizi e della polizia per farci
arrestare», ha dichiarato il deputato di Alba dorata Giorgos Germenis,
processato in direttissima assieme ai suoi camerati di partito.Per la Grecia è
la prima messa in stato d'arresto di un gruppo parlamentare dalla caduta della
dittatura militare. E le squadre anti-terrorismo sono alla ricerca
dell'arsenale segreto di Alba dorata, definita nei faldoni «un'organizzazione
paramilitare gerarchica», composta da «cellule locali» di addestramento, di
natura più «criminale» che politica.
OMBRE SULLA POLIZIA. Tra i capi d'accusa ci sono «omicidi, violenze,
aggressioni e racket a scopo di estorsione». Ma, prima che la magistratura
decapitasse il movimento xenofobo, il ministro dell'Ordine pubblico Nikos
Dendias ha decapitato anche i vertici della polizia e dei servizi segreti,
sostituendo due generali e dimissionando il capo del controspionaggio,
sospettati di collusioni.
LE VOCI DEL GOLPE. In un documento diffuso sul web i militari avevano
chiesto le dimissioni del governo di grande coalizione di Antonis Samaras. E si
susseguivano le voci su un tentato golpe di Alba dorata, il 28 settembre, con
l'aiuto dei paramilitari dell'ufficiale in pensione Sotiris Tziakos.
Le rilevazioni della stampa segnalano che l'80% dei greci si dice impaurito
dalla prepotente ripresa del nazionalismo xenofobo.
«Ci sono campi d'addestramento, un battaglione pronto all’assalto, arsenale e
depositi di materiale bellico», ha raccontato un pentito dell'organizzazione,
«3 mila agenti di Alba dorata sono pronti a tutto». L’eco sinistra di Alba
dorata è giunta anche in Italia. E non solo perché, con il governo in bilico,
il ministro alla Salute Beatrice Lorenzin (Pdl), allarmata, ha affermato: «Se
il Cdl diventa un partito alla Alba dorata, io non ci sto».
L'ALA ITALIANA DEL MOVIMENTO. Più concretamente, Alba dorata nel nostro
Paese è già una realtà dal novembre 2012, quando una costola del movimento
greco ha aperto una sezione nazionale, guidata prima dal triestino Alessandro
Gardossi, ex leghista ed ex militante di Forza Nuova. Poi dal torinese Bruno
Berardi, espulso dalla Fiamma Tricolore per aver definito il norvegese Anders
Breivik - responsabile della strage di Utoya nell'estate 2011 - un «eroe».
LA SOLIDARIETÀ DI FORZA NUOVA. Con Forza Nuova il leader Michaloliákos
ha stretto amicizia anni addietro, durante una serie di manifestazioni a
Milano. E a febbraio 2013 il movimento di ultradestra di Roberto Fiore ha
ricambiato la cortesia, sfilando in Grecia con Alba dorata.
Dopo gli arresti, poi, Fiore ha espresso «solidarietà ai fratelli» di Atene,
condannando «senza mezze misure» il blitz.
Alba dorata ha tentato anche (invano) di approcciare CasaPound. Ma i «fascisti
del terzo millennio», come amano auto-etichettarsi gli attivisti romani di
ultra destra per marcare le differerenze dal passato, alle amministrative del
2013 si sono presentanti con liste autonome.
IL CASO KYENGE. I bersagli di CasaPound, tuttavia, sono gli stessi del
resto del gruppo della destra extraparlamentare: su Facebook un esponente del
movimento romano ha infatti insultato il ministro italiano all'Integrazione
Cécile Kyenge, definendola «baldraccona ripugnante».
Le sue colpe sono fin troppo note: ha origini congolesi ed è il primo ministro
di colore della Repubblica, intenzionato a riformare il diritto alla
cittadinanza.
Abbastanza perché Forza Nuova esibisse tre pupazzi insanguinati di pomodoro e
la scritta: «L'emigrazione è il genocidio dei popoli, dimettiti». Il ministro
Kyenge, d'altra parte, è stata chiamata «orango» anche da Roberto Calderoli.
Esponente della Lega Nord nonché vicepresidente del Senato. Un'offesa diventata
rapidamente un caso internazionale, criticato dalla stampa straniera e persino
dall'Onu.
COPYRIGHT DELLO SQAUDRISMO. In Italia ancor prima che in Grecia, le
pulsioni nazionaliste e xenofobe sono di vecchia data. E riportano direttamente
ai Fasci squadristi del duce Benito Mussolini. E alle loro pratiche.
Il leghista Mario Borghezio - cuore nero mai espulso dal Carroccio - è una
sintesi esemplare di questo percorso storico.
Da liceale militò nell'internazionale nazionalista Jeune Europe, per poi
iscriversi nella stagione dello stragismo alla destra eversiva 'neo' fascista
di Ordine nuovo. Nel suo curriculum, l'europarlamentare che ha definito Kyenge
«faccetta nera» vanta inoltre aggressioni contro immigrati, apologie di nazismo
ed elogi del comandante serbo Ratko Mladic.
DA ORDINE NUOVO ALLA LEGA. Come i militanti di Alba dorata, l'amico
italiano del defunto Jörg Haider e del leader della destra nazionalista
francese Jean Marie Le Pen vorrebbe formare «soldati che tengano fisicamente
testa ai nemici».
La Lega Nord, più volte al governo con Silvio Berlusconi, ha preso le distanze
dagli atti e dalle dichiarazioni più forti di Borghezio, compiuti «a titolo
personale». Senza però mai chiedergli di lasciare l'europarlamento. Nonostante
il Consiglio d'Europa abbia più volte accusato i federalisti italiani di un
«uso particolarmente intenso di propaganda razzista e xenofoba».
Tratto da: lettera 43 > leggi tutto
Tratto da: Linkiesta > leggi tutto
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