Ennesimo massacro in Egitto: uccisi almeno 30 ultras del Zamalek

9 / 2 / 2015

Un altro giorno di “ordinaria repressione” nel regime del generale Sisi: sono almeno 30 gli Ultras White Knights (tifoseria della squadra cairota Zamalek) rimasti uccisi negli scontri con la polizia all'esterno dello Stadio dell’Aeronautica al Cairo, di proprietà dell’esercito egiziano. Secondo le notizie disponibili, i disordini sono cominciati quando gli ultras hanno tentato di “espropriare” lo spettacolo scavalcando e forzando gli ingressi con l’ausilio di bastoni e spranghe. I decessi sarebbero stati causati dal soffocamento provocato dall’uso sconsiderato di lacrimogeni e pallini, e dal conseguente accalcarsi dei giovani in fuga. Non è ancora chiaro se la polizia abbia usato proiettili di piombo o meno. Quasi tutte le vittime avevano tra i 17 e i 23 anni. Nonostante la tragedia, la partita non è stata interrotta. L’unico giocatore che si è rifiutato di proseguire - Omar Gaber - è stato sospeso dal suo stesso club. Nel frattempo i vari lacchè di corte stanno facendo a gara per discolpare lo stato, dal presidente del Zamalek - che ha attribuito la colpa degli omicidi ai Fratelli Musulmani per poi aggiungere che gli ultras sono criminali intenzionati a danneggiare la nazione - agli onesti cittadini fedelissimi del generale - che sostengono su internet che chi vuole entrare senza biglietto merita di morire.

Gli ultras sono stati una delle principali forze di strada della rivoluzione, uno dei pochi gruppi in grado di organizzare in modo durevole i giovani dei quartieri più emarginati. In seguito all'insurrezione del 2011, i due rivali storici del Cairo - la tifoseria dell'Ahly e quella del Zamalek - avevano messo da parte le rivalità per concentrarsi nella lotta contro lo stato di polizia, che tentava di ripristinare il proprio potere e la propria impunità nell'uccidere e torturare. Non a caso, il massacro di Port Said dell'1 febbraio 2012 è visto come la prima grande vendetta della polizia egiziana sugli ultras. In quell'occasione, un gruppo di ultras El Masry attaccò la tifoseria dell'Ahly, nota appunto per la sua militanza anti-regime, facendo 72 morti. Le uscite da cui gli ultras Ahly avrebbero potuto fuggire erano state precedentemente saldate e la polizia si limitò a osservare la carneficina bloccando le altre uscite. In molti sostengono che il massacro sia stato organizzato da notabili del vecchio regime in collaborazione con la polizia. Dopo le rivolte scatenatesi nei giorni successivi, le partite furono chiuse al pubblico e l’accesso era stato ripristinato solo di recente. 

Ma nonostante la pausa forzata, gli ultras sembrano avere ancora le idee piuttosto chiare. “Abbasso lo stato” recita il post della pagina FB degli UAW che accompagna la foto degli scontri. E fuori dall'obitorio il lavaggio del cervello propinato alle tv di stato non fa affatto presa: tutti sanno che gli assassini sono la polizia egiziana e il regime di Sisi.

Egitto, 8 febbraio: video scontri polizia fuori dallo Stadio