Egitto, torna la violenza in piazza Tahrir: tre vittime

Come ai tempi di Mubarak. I dimostranti chiedono la fine della gestione del potere in mano ai militari

20 / 11 / 2011

Sarebbero tre le vittime in Egitto, tutte per soffocamento da gas lacrimogeni, del tentato sgombero di piazza Tahrir, nel cuore del Cairo, avvenuto oggi dopo gli scontri avvenuti nella notte tra i manifestanti e la polizia che hanno causato la morte di altre due persone.

60227.jpegDopo le vittime di ieri, una al Cairo e una ad Alessandria, e il ferimento di 676 persone, alcune delle quali in gravi condizioni, questa mattina presto centinaia di egiziani sono tornati in piazza Tahrir, al Cairo, per chiedere la fine del potere dei militari.

Fonti mediche presenti denunciano la morte di tre manifestanti uccisi durante l'irruzione delle forze dell'ordine che hanno tentato di sgomberare nel pomeriggio piazza Tahrir. Si tratterebbe di Shehab Eddin el Dakhruri (26 anni), di un altro giovane e di una ragazza. I loro corpi sono ancora in piazza, vicino ad un ospedale da campo allestito dietro la moschea. Le vittime sono decedute per soffocamento causato dai gas lacrimogeni lanciati dagli agenti: ''Sono morti per asfissia'', ha detto Abdallah Abdelrahman, che guida un ospedale da campo nel luogo epicentro della rivolta che cacciò Hosni Mubarak dal potere.

La giunta dei militari, che detiene il potere dalle dimissioni di Hosni Mubarak l'11 febbraio scorso, è sempre più sotto pressione. Oggi si è dimesso il ministro della Cultura Emad Abou Ghazi, si è dimesso per protesta contro le violenze durante l'irruzione di polizia e militari. I media egiziani precisano che Abou Ghazi si è anche rifiutato di partecipare alla riunione d'emergenza, congiunta tra governo e Consiglio Supremo delle Forze Armate. Stando a fonti politiche locali, anche il primo ministro Essam Sharaf avrebbe presentato le dimissioni del suo governo al Consiglio Supremo delle Forze Armate, che sta valutando se accettarle o meno. La notizia circola dopo l'annuncio della riunione d'emergenza congiunta del governo con il Consiglio militare, ma mancano conferme.

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