Egitto - Mubarak nella gabbia degli imputati

4 / 8 / 2011

Hosni Mubarak è apparso commosso entrando, disteso su di una barella, nella gabbia degli imputati all’Accademia di polizia del Cairo. Accanto a lui i co-imputati, i figli Gamal e Alaa, con la tuta bianca dei detenuti, e l’ex ministro dell’interno Habib el Adly con la tuta blu dei già condannati (a 12 anni per malversazione di fondi pubblici). Ogni tanto l’ex rais egiziano ha sollevato la testa per scambiare qualche parola con uno dei figli, subito inquadrato dallo zoom delle telecamere. Sono state le prime immagini dell’ex presidente in diretta televisiva dal suo ultimo discorso il 10 febbraio, il giorno prima di lasciare il potere sull’onda delle proteste popolari.

Appena pochi mesi fa era uno dei leader arabi più potenti, ora è solo un anziano ammalato che rischia la pena di morte se verrà trovato colpevole di aver premeditato la repressione violenta di inizio anno in cui sono rimasti uccisi oltre 800 manifestanti egiziani.

 

Mubarak e i figli hanno respinto le accuse formulate contro di loro. Dopo che i pubblici ministeri hanno letto i capi d'imputazione, tra cui quelli di aver ordinato l'uccisione dei manifestanti e di corruzione, il deposto presidente ha replicato alle accuse affermando «non ho commesso nessuno dei reati che mi vengono imputati». Analoga risposta è giunta anche dai suoi due figli. Ben diverso il parere delle famiglie dei morti e dei feriti della repressione che attraverso gli avvocati hanno chiesto la convocazione di Hussein Tantawi, attuale capo del Consiglio supremo delle Forze armate egiziane, e del generale e capo di stato maggiore, per spiegare chi è stato a ordinare alla polizia e all'esercito di aprire il fuoco sui manifestanti e di reprimere le proteste, come sostenuto dalla procura. In particolare i legali delle vittime hanno chiesto di poter ascoltare le registrazioni delle comunicazioni telefoniche avvenute in quei giorni tra i vertici dello Stato.

 

Le immagini televisive di Mubarak dietro le sbarre hanno scatenato la gioia di attivisti della rivoluzione del 25 gennaio, radunati all’esterno dell’aula del Tribunale dove hanno seguito il processo su di un maxi schermo. «Ora il faraone è in gabbia» ha urlato uno di loro. Per il quotidiano al-Ahram quello di oggi è un «giorno memorabile» perchè «per la prima volta nella storia del paese viene processato un presidente». Stamani Amnesty Internazional ha chiesto che il processo sia trasparente e giusto nei confronti di Mubarak.

Tratto da Il Manifesto 3 agosto