Vite rovesciate

Un reportage del Cs Arrembaggio

15 / 4 / 2009

Per arrivare in Polonia da Pescara si impiegano 24 ore, e 24 sono le ore che trascorriamo ogni giorno nel nostro spazio. Il csa Arrembaggio è aperto giorno e notte. Più che un centro sociale, è un punto d'incontro, un contenitore di cibo e vestiti, un luogo amico. Il suo pavimento è stato calpestato da persone differenti come le storie che abbiamo incontrato; un poliziotto, anche lui vittima del terremoto, ci ha detto che in altre circostanze avrebbe usato contro di noi il manganello "ne ho sgomberati di centri sociali" diceva, ma subito dopo questo breve inciso la sua frase è stata: "... ora mi vestite"!
Ma la storia di Paolina è un'altra. E' fatta di altre speranze, si nutre di altre paure. L'abbiamo conosciuta davanti l'albergo che gli era stato assegnato, sulle spalle una coperta, i suoi movimenti dettati da ansia, paura... la voce singhiozzante.
Il suo viso raccontava un'angoscia diversa. La paura di non poter chiedere, il peso di una diversità. Le stesse lacrime di quella parte di vittime che non hanno una casa da piangere, ma una città da dimenticare. Paolina è polacca, a lei non interessavano il cibo o i vestiti, aveva un unico desiderio, tornare a Cracovia.
Lavorava in un albergo a l'Aquila e mandava i suoi soldi a sua madre che si prendeva cura di sua figlia, era quella la sua famiglia, il suo mondo. Abbiamo lasciato lo spazio alle quattro di mattina, non abbiamo avuto il tempo di vedere se in cielo c'erano le stelle. Nella tasca due fogli di carta filigranata, rappresentavano una speranza. Lei era li, in piedi, davanti l'hotel. Ci aspettava con i suoi pochi bagagli, insicura, insofferente. Fidarsi e affidarsi a persone conosciute fugacemente a caso. Il tempo del viaggio sarà stato per lei lunghissimo. Poche parole, guardava il finestrino mentre noi parlavamo. Pochi autobus davanti la stazione di Pescara, ancor meno gente, poche notizie gli abbiamo strappato nell'attesa della partenza. Tutto sembrava irreale. Per noi due lunghi abbracci, esprimevano una gratitudine, per due persone che non capivano.
Una fuga, un addio per una terra vista come un sogno, vissuta come un incubo.

Filippo, csa Arrembaggio San Vito Marina

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