Verso lo sciopero del 12 dicembre: "Non pagheremo noi la vostra crisi!"

Intervista a Piero Bernocchi*

28 / 11 / 2008

Parliamo delle misure anti-crisi proposte dall'attuale governo insieme a Piero Bernocchi.
Sull'homepage di Global Project troviamo un editoriale a firma di Beppe Caccia che associa queste misure anti-crimine al Sovrano che elargiva in modo compassionevole l'elemosina ai suoi sudditi.
Cosa possiamo dire a riguardo di queste misure anti-crisi?



Beh, intanto comincio con il dire che non è un granchè come elemosina.
Credo che il clima in cui queste proposte arrivano sia davvero cambiato, se vogliamo possiamo sintetizzare l'atteggiamento che comincia a diffondersi con lo slogan, oramai stra famoso, "Non pagheremo noi la vostra crisi!".
Quello che è cambiato, forse, nella sensibilità generale, è legato a questo voltafaccia drastico che nel giro di un mese è stato portato avanti da tutti i poteri economici e politici italiani.
Fino ad un mese fa illeitmotiv - che poi dura almeno almeno dal 1992/1993 dalla famigerata "Finanziaria Amato" che tagliò novantacinquemila miliardi in salari, reddito e servizi pubblici - era: "..noi qui, come Stato, non possiamo decidere niente. Tutto viene deciso dai grandi mercati mondiali, dalle grandi istituzioni come il WTO, FMI, Banca Mondiale etc; abbiamo lasciato andare il mercato, i parametri di Maastricht che fissano il limite alla spesa pubblica sono vincolanti quindi noi, qui in Italia, non possiamo che diminuire i salari, le pensioni, il sostegno alla scuola e alla famiglia".
Quest'argomento ha, purtroppo, funzionato e ha prodotto il fatto che nel giro di quindici anni il salario medio dei dipendenti pubblici e privati è diminuito del 20% circa, l'impegno nella scuola e nella sanità è calato di un punto percentuale ogni anno e il reddito Nazionale si è spostato di dieci punti dai salari ai profitti alle rendite finanziarie.
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Però, fino a ieri questo meccanismo è andato avanti in modo abbastanza indisturbato nonostante le iniziative che abbiamo provato a mettere in piedi con sindacati di basi, sinistra alternativa antagonista.
Improvvisamente nel giro di un mese, sotto la spinta della crisi economica e finanziaria i governanti hanno cambiato linea a 180 gradi. Hanno detto che i mercati oramai non possono più dettare la linea, che lo Stato deve intervenire e che deve intervenire massicciamente ma che deve intervenire per salvare banche, banchieri e la grande industria assistita.
Di fronte a questo anche il cittadino meno politicizzato comincia a dire: " Beh, se si possono scavalcare i parametri di Maastricht, se si vuole spendere, se i soldi ci sono perchè dovrebbero andare alla banche e non in salario, reddito, investimenti pubblici per i servizi, la scuola, la sanità...".
Ecco, siamo in questa situazione, naturalmente questo non significa che spontaneamente lo scontro si allargherà oltre la scuola però ci sono le condizioni perchè accada.
Questi provvedimenti, da questo punto di vista, sono davvero eclatanti perchè il dato che non è stato messo in evidenza è che - oltre all'elemosina naturalmente visibile (le cifre sono a dir poco grottesche) - Berlusconi ha promesso almeno dieci miliardi di aiuto alle banche: mentre si danno briciole per "carte di povertà" ci si prepara a sostenere le banche e i banchieri ma anche la grande industria sovvenzionata - ad esempio attraverso una nuova riduzione dell'IRAP che è una tassa che colpisce soprattutto le strutture industriali più grandi e che era già stata visibilmente abbassata dal governo precedente - quindi adesso si apre un conflitto per decidere dove andranno questi soldi.
In particolare lo sciopero del 12 dicembre - che è promosso da una parte dal sindacalismo alternativo di base dall'altra però, anche se in forma molto più ridotta, dalla Cgil e soprattutto vede in campo il movimento degli studenti per la scuola pubblica (il movimento degli studenti universitari e medi) - può essere un'occasione grossa di visibilità di questo discorso: "Non pagheremo noi la vostra crisi, non permetteremo che i soldi pubblici vadano a banche, banchieri, speculatori e grande truffa finanziaria nazionale ed internazionale: i soldi vanno dati per il reddito, per il salario, per aumenti salariali che riportino perlomeno il livello di 15 anni fa, per introdurre anche in Italia il modello del Reddito Minimo Garantito che peraltro esiste in tutti i paesi europei che contano dove, tra l'altro, questo reddito minimo è equivalente, più o meno, a quello che invece è il reddito medio dei precari italiani che lavorano.
E' una partita che si gioca ovviamente non solo in questi venti giorni perchè il conflitto aumenterà via via che la crisi si aggraverà ma, mi pare che si stia creando uno schieramento fra sindacato di base, area studentesca universitaria e media che sono ovviamente indipendenti ma che troveranno, credo, un momento di convergenza nelle varie manifestazioni che ci saranno il 12 e poi dopo il 12 dicembre il problema è garantire la durata del movimento "Noi non paghiamo la vostra crisi" che si giocherà una partita grossa nei prossimi mesi anche se già è stato già cambiato radicalmente il clima se pensiamo a com'era soltanto due mesi fa quando la questione era se gli immigrati venivano bastonati, gli si prendeva le impronte, venivano cacciati e questo era il clima.

Il 12 dicembre dunque come tappa importante per questo movimento.
Una giornata che sarà attraversata da diversi territori in vario modo, che sicuramente non si accontenterà dell'elemosina di Natale ma che continuerà ad essere presente anche nei mesi successivi.
Tu prima citavi certi provvedimenti ed anche alcune rivendicazioni che vengono portate avanti dal basso, parlavi anche di casa e ammortizzatori sociali: in che cosa non sono sufficienti gli interventi che vengono proposti?


Ma...in tutto! Sono interventi che praticamente non esistono. In Italia ormai si parla di circa tre milioni e mezzo di lavoratori precari e per loro non esiste alcun ammortizzatore sociale, il governo non prevede l'ammortizzatore sociale per eccellenza. il reddito minimo garantito: soldi garantiti per chi perde il lavoro, per chi non lo trova.
Questo ammortizzatore sociale semplicemente in Italia non c'è mentre c'è in Germania, Francia, Nord Europa, in Spagna...soltanto l'Italia e la Grecia ne sono prive.
Quindi l'ammortizzatore sociale è quello ma non c'è nulla del genere nei provvedimenti del governo soprattutto per quel che riguarda la casa.
Il problema della casa non è sostenere chi ha il mutuo anzi, volendo è anche quello, il problema è dare una casa a chi non ce l'ha e questo non c'è come non c'è nessun sostegno a quei poveri lavoratori che hanno abboccato a quella truffa colossale che sono i fondi pensionistici in particolare poi quelli organizzati addirittura dai sindacati.
I provvedimenti veri sarebbero: restituzione del salario ai lavoratori, introduzione del reddito minimo garantito, intervento a favore dei pensionati (che non c'è) e aiuto per chi non ha la casa.


Ascolta l'intervista a Piero Bernocchi a cura di Maria Fiano - Radio Sherwood.
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* Cobas

Piero Bernocchi, Cobas