Una moratoria per bloccare gli affidamenti dei servizi idrici

Verso il referendum.

14 / 7 / 2010

Oltre 90.000 firme in poco più di due mesi nel Veneto. Questo è lo straordinario
dato emerso dalla conferenza stampa indetta dalla rete dei comitati che hanno
promosso la campagna referendaria contro la privatizzazione dell’acqua. 90.000
persone che vanno ad aggiungersi a quel milione di cittadini che in tutto il
territorio nazionale hanno sottoscritto tutti e tre i quesiti referendari. Un dato
che testimonia il vasto consenso che sta accompagnando questo percorso. Un percorso
che ha saputo autonomamente strutturarsi e coordinarsi su scala nazionale attraverso
i vari comitati territoriali, che da subito, si sono rivelati degli importanti
laboratori di partecipazione. Si chiude quindi positivamente la prima fase della
campagna referendaria. 
Ma, come è stato sottolineato più volte durante la conferenza stampa, siamo solo
all’inizio. E’ facile presupporre infatti, che saremo chiamati a esprimerci sui
quesiti non prima di giugno del prossimo anno. Per questo motivo, ci troveremo ad
affrontare un intero anno nel quale sarà necessario mantenere viva l’attenzione
attorno al tema della mercificazione dell’acqua. Non solo perché dovremo superare lo
scoglio del quorum, ma soprattutto perché nel frattempo avremo di fronte uno
scenario in continua evoluzione. La prima incognita è rappresentata dalle decisioni
della Corte Costituzionale che a breve si dovrà esprimere rispetto ai ricorsi
presentati dalla Puglia assieme alla Toscana, alle Marche, al Piemonte, alla Liguria
e alla Valle d’Aosta, sull’incostituzionalità del Decreto Ronchi in quanto lesivo
delle prerogative assegnate dalla Costituzione alle Regioni. L’incostituzionalità
del Decreto rappresenterebbe una prima importante vittoria per tutti i movimenti
dell’acqua, ma si potrebbe determinare una situazione d’indebolimento del referendum
stesso che si baserebbe solo sul secondo e sul terzo quesito. E’ il primo quesito,
infatti, che abroga l’articolo 23bis del Decreto Ronchi, quell’articolo che sancisce
l’obbligatorietà della privatizzazione del servizio idrico. Nel caso in cui questo
scenario si confermasse, aumenterebbero le difficoltà di raggiungimento del quorum,
in quanto, il referendum potrebbe essere percepito da molti cittadini, come “non più
necessario”, perché il servizio idrico, come già avviene in molte aree del paese,
potrebbe continuare ad essere gestito da società “in house” (S.p.A. a capitale
pubblico). Non solo, quindi, avremo comunque società, seppur pubbliche, che
risponderanno alle logiche della mercificazione dell’acqua, ma continuerebbe quel
processo di privatizzazione a macchia di leopardo che ha caratterizzato il periodo
pre-Decreto Ronchi. 
Dopo questa prima decisione della Corte Costituzionale, la stessa dovrà pronunciarsi
sulla legittimità dei tre quesiti referendari e nel farlo non potrà non tenere conto
del milione di firme raccolte dai comitati. Ma nel frattempo, sarà comunque
necessario dare “sostanza” alla mole di lavoro fin qui messo in campo per
raggiungere lo storico traguardo, obbligando da subito il governo, a bloccare la
messa in gara e gli affidamenti dei servizio idrici almeno fino al referendum. I
predatori dell’acqua, infatti, sono già al lavoro. La San Giacomo S.r.l. ne è un
esempio: una nuova società privata, una matrioska costituita da varie società a loro
volta fuse insieme, che da poco si è costituita per diventare per sua stessa
ammissione “uno dei principali operatori del servizio idrico in Italia, per
dimensione e per estensione del servizio sul territorio nazionale”. 
Una proposta di moratoria dunque. Una moratoria per bloccare i futuri affidamenti e
per dare ulteriore forza alla campagna contro la mercificazione dell’acqua, con la
consapevolezza però, che non troveremo nessuno disposto a regalarcela. Si tratta
quindi, di ripartire dall’autunno prossimo con un ciclo di mobilitazioni dai
territori, per determinare, attraverso il blocco degli affidamenti, un nuovo
protagonismo delle comunità locali sulle scelte relative al governo e alla gestione
dell’acqua.
Paulon Nico – Comitato Bellunese Acqua Bene Comune

Acqua bene comune - Conferenza stampa a Mestre 3 luglio