Oltre 90.000 firme in poco più di due mesi nel Veneto. Questo è lo straordinario dato emerso dalla conferenza stampa indetta dalla rete dei comitati che hanno promosso la campagna referendaria contro la privatizzazione dell’acqua. 90.000 persone che vanno ad aggiungersi a quel milione di cittadini che in tutto il territorio nazionale hanno sottoscritto tutti e tre i quesiti referendari. Un dato che testimonia il vasto consenso che sta accompagnando questo percorso. Un percorso che ha saputo autonomamente strutturarsi e coordinarsi su scala nazionale attraverso i vari comitati territoriali, che da subito, si sono rivelati degli importanti laboratori di partecipazione. Si chiude quindi positivamente la prima fase della campagna referendaria. Ma, come è stato sottolineato più volte durante la conferenza stampa, siamo solo all’inizio. E’ facile presupporre infatti, che saremo chiamati a esprimerci sui quesiti non prima di giugno del prossimo anno. Per questo motivo, ci troveremo ad affrontare un intero anno nel quale sarà necessario mantenere viva l’attenzione attorno al tema della mercificazione dell’acqua. Non solo perché dovremo superare lo scoglio del quorum, ma soprattutto perché nel frattempo avremo di fronte uno scenario in continua evoluzione. La prima incognita è rappresentata dalle decisioni della Corte Costituzionale che a breve si dovrà esprimere rispetto ai ricorsi presentati dalla Puglia assieme alla Toscana, alle Marche, al Piemonte, alla Liguria e alla Valle d’Aosta, sull’incostituzionalità del Decreto Ronchi in quanto lesivo delle prerogative assegnate dalla Costituzione alle Regioni. L’incostituzionalità del Decreto rappresenterebbe una prima importante vittoria per tutti i movimenti dell’acqua, ma si potrebbe determinare una situazione d’indebolimento del referendum stesso che si baserebbe solo sul secondo e sul terzo quesito. E’ il primo quesito, infatti, che abroga l’articolo 23bis del Decreto Ronchi, quell’articolo che sancisce l’obbligatorietà della privatizzazione del servizio idrico. Nel caso in cui questo scenario si confermasse, aumenterebbero le difficoltà di raggiungimento del quorum, in quanto, il referendum potrebbe essere percepito da molti cittadini, come “non più necessario”, perché il servizio idrico, come già avviene in molte aree del paese, potrebbe continuare ad essere gestito da società “in house” (S.p.A. a capitale pubblico). Non solo, quindi, avremo comunque società, seppur pubbliche, che risponderanno alle logiche della mercificazione dell’acqua, ma continuerebbe quel processo di privatizzazione a macchia di leopardo che ha caratterizzato il periodo pre-Decreto Ronchi. Dopo questa prima decisione della Corte Costituzionale, la stessa dovrà pronunciarsi sulla legittimità dei tre quesiti referendari e nel farlo non potrà non tenere conto del milione di firme raccolte dai comitati. Ma nel frattempo, sarà comunque necessario dare “sostanza” alla mole di lavoro fin qui messo in campo per raggiungere lo storico traguardo, obbligando da subito il governo, a bloccare la messa in gara e gli affidamenti dei servizio idrici almeno fino al referendum. I predatori dell’acqua, infatti, sono già al lavoro. La San Giacomo S.r.l. ne è un esempio: una nuova società privata, una matrioska costituita da varie società a loro volta fuse insieme, che da poco si è costituita per diventare per sua stessa ammissione “uno dei principali operatori del servizio idrico in Italia, per dimensione e per estensione del servizio sul territorio nazionale”. Una proposta di moratoria dunque. Una moratoria per bloccare i futuri affidamenti e per dare ulteriore forza alla campagna contro la mercificazione dell’acqua, con la consapevolezza però, che non troveremo nessuno disposto a regalarcela. Si tratta quindi, di ripartire dall’autunno prossimo con un ciclo di mobilitazioni dai territori, per determinare, attraverso il blocco degli affidamenti, un nuovo protagonismo delle comunità locali sulle scelte relative al governo e alla gestione dell’acqua. Paulon Nico – Comitato Bellunese Acqua Bene Comune
Una moratoria per bloccare gli affidamenti dei servizi idrici
Verso il referendum.
14 / 7 / 2010