Dopo un corteo spontaneo di 1000 studenti, 50 tende occupano Piazza Unità dopo ore di assemblea e musica.

Trieste - Dopo gli sgomberi delle scuole, acampada in Piazza Unità

29 / 10 / 2011

Dopo gli sgomberi brutali dei giorni scorsi, che hanno impedito agli studenti di 12 scuole triestine di trasformarle in laboratori di democrazia e dibattito sulla crisi che cancella il loro futuro, la reazione degli studenti è stata immediata e folgorante.

Dopo due giorni di cortei spontanei e occupazioni lampo che hanno reso ingestibile l'ordine e la disciplina tanto cari ai presidi, circa 1000 studenti hanno invaso la città per tutto il giorno per confluire infine in Piazza Unità, occupandola con un'assemblea generale e una festa pe riprendersi il diritto di vivere gli spazi comuni in modo gioiso e condiviso.

Lanciando una assemblea generale al Teatro Romano per l'8 novembre, per discutere delle mobilitazioni dell'11.11, hanno incontrato il Prefetto di Trieste avanzando precise richieste. A partire da una perizia complessiva di tutti gli edifici scolastici della città per verificarne l'agibilità (visto che molti di essi cadono letteralmente a pezzi in molte loro parti) hanno poi espresso la determinazione di intavolare una trattativa per ottenere degli spazi autogestiti in una città che manca completamente di realtà non commerciali, e, in generale, di discutere collettivamente di come la crisi e la dittatura della finanza si realizzano nella vita cittadina.

Infine, 50 tende mantengono la presenza in piazza e la rendono una Agorà pubblica che nei prossimi giorni vedrà dibattiti, performances e assemblee.

Questo il comunicato degli studenti:

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Ci cacciano dalle scuole, ci prendiamo la città

Studenti indignati, o meglio incazzati: abbiamo deciso di portare avanti la protesta studentesca e globale, abbiamo scelto di riprenderci le nostre scuole per trasformarle in reali spazi di formazione e crescita. Abbiamo deciso quindi di occuparle tutte martedì 25 ottobre.Lo hanno impedito, ci hanno cacciato.Sgomberati, schedati, denunciati, spintonati, ci siamo ritrovati privi degli spazi che legittimamente volevamo occupare, liberare.Una repressione rapida, efficiente, metodica, dura come si è mai vista in questa città.Si illudono di averci fermato, ma si sbagliano (..'o rifamo? .. a voja!!).Le nostre ragioni ci rendono determinati, determinati come chi non ha scelta. Siamo consapevoli di essere stati destinati, noi 99%, ad essere cittadini senza futuro di una democrazia non più nostra, non più reale ma torta ad obbedire agli interessi del 1%.La repressione non ci spaventa. Non fermò la protesta a Genova, non l'ha fermata a Venezia né a Roma, non la ferma in Val Susa, non ci fermerà nemmeno qui, a Trieste.Leggiamo un chiaro disegno politico dietro queste misure, un progetto politico che fa suo l'uso improprio dei poteri di cui dispone.Ma noi siamo tanti, siamo consapevoli, e sappiamo comunicare meglio di loro.La nostra protesta è partita anni fa dai temi della scuola, anni in cui abbiamo lottato contro la distruzione della scuola pubblica, in tanti, tantissimi. E' stato un percorso, che dalla scuola ha portato il nostro sguardo sul sistema in cui essa è collocata.Forse non avremo fermato la riforma Gelmini, ma da quelle lotte abbiamo ottenuto un risultato più importante: la nostra collettiva presa di coscienza. La privatizzazione del sapere e la sua recinzione sono parte di un sistema molto più ampio, ora in crisi.Organizziamo corsi su corsi, sulla crisi e sulla politica, sull'economia e sulla finanza, per comprendere appieno il sistema, discutiamo assieme nelle assemblee. Ma come il problema non è limitato alla scuola, la nostra risposta non si limiterà ad essa.        Scendiamo assieme dalle scuole alla città, ci prendiamo con i cortei lo spazio a noi negato: portiamo i nostri temi alla cittadinanza intera, che quanto noi oggi subisce questa crisi, per generalizzare la protesta, assieme a tutti coloro che condividono i nostri contenuti, le nostra pratiche.        Piazziamo le nostre tende, occupiamo le piazze.        Trasformeremo la città intera e non solo le scuole in laboratori di partecipazione collettiva, cultura, democrazia ed informazione.        Alle ore 14.30 un corteo di circa 1000 studenti arrivati dalle proprie scuole con cortei spontanei ha percorso il centro della città ed è confluito infine in Piazza Unità, dove si è trasformato in una acampada permanente con assemblea, dibattito, musica. Alle ore 18.30 già venivano montate le prime tende in piazza Unità e si decideva di stare in piazza a oltranza. Ora, intorno all’1.30 ci sono una cinquantina di tende a presidiare la piazza. Decisi ad abitare il futuro.        Students engaged for global change

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