Rimini - Il privato non è la via d’uscita...

Vogliamo un audit pubblico sugli spazi comunali dismessi!

8 / 9 / 2012

Nei giorni scorsi passando davanti alle strutture di via D. Campana di “proprietà” dell’Amir S.p.A. ci siamo accorti che sulle loro recinzioni si trovava affisso un cartello con su scritto “Affittasi. Uso ufficio”. Questi cartelli sono comparsi successivamente ad alcuni incontri avvenuti questa estate con il Presidente dell’Amir, il sig. Pasini, e membre della Giunta, incontri nati all'interno di un lungo percorso di trattativa che da gennaio ancora non ha trovato soluzioni alle necessità espresse con la riappropriazione di un nuovo spazio sociale avvenuta il 4 gennaio e prontamente sgomberata su ordine del Pm Giovagnoli.

Ci domandiamo se questa sia una presa in giro, oppure se davvero chi amministra questa città non sia il sindaco, ma i “tutori dell'ordine pubblico” dato che sono gli unici ad aver prontamente risposto, il 4 di gennaio 2012, alla riappropriazione di uno spazio pubblico in totale stato di abbandono.

La posta in gioco non è la difesa della legalità, in una città dove i reati sono in ascesa al pari di grandi metropoli e dove regna imperante l'evasione fiscale come paradigma su cui si è costruito il modello economico territoriale con sfruttamento dei lavoratori stagionali annesso e ben ancorato. La posta in gioco è una visione della legalità che “strozza” - non troviamo termine migliore – molteplici istanze sociali che mettono in rilievo la necessità di politiche differenti intorno al nodo dei beni comuni e della costruzione di un'alternativa.

Siamo ben a conoscenza della situazione non troppo rosea in cui si trovano le casse comunali, abbiamo espresso la nostra contrarietà costruttiva e propositiva ad un bilancio (recentemente approvato in Consiglio comunale) che colpisce i servizi sociali ed educativi ma a nostro avviso o si va nella direzione in cui la cooperazione sociale sottratta alla rendita e alla speculazione possa trovare un suo spazio oppure davvero fatichiamo a comprendere le critiche della giunta al governo Monti per la scure sui Comuni, quando le scelte che vengono fatte a livello locale vanno proprio in quella direzione. Perché in questo si riassume la decisione di destinare le strutture di via Dario Campagna gestite dall'Amir Spa e a tutti gli effetti strutture pubbliche e quindi di tutti i cittadini, al mercato di locazione privato invece che sottrarle a questi meccanismi e destinarle ad esperienze che possono metterle a valore non del profitto ma del comune attraverso la produzione di percorsi e servizi nella direzione di un “fare nuova impresa sociale”.

Esperienze, quelle degli spazi sociali, che autosostenendosi sono in grado di attuare sul territorio percorsi di fuoriuscita dalla crisi che parlano di nuovo welfare, di nuovi diritti, nuovo reddito, riconversione ecologica e produzione sostenibile. Cooperare insieme dal basso per costruire un’altra città, per decidere insieme del futuro del proprio territorio. Questo è quello che è stato presentato all’intera cittadinanza il 4 gennaio con il progetto del Laboratorio sociale cittadino all’interno del percorso di #OccupyRimini, giornata in cui si erano poste anche determinate richieste all’amministrazione sulle modalità di assegnazione delle strutture di proprietà pubblica, sfitte e lasciate all’abbandono. Richieste che a diversi mesi di distanza non hanno ancora ricevuto risposte concrete.

Con la convocazione della conferenza stampa di domani mattina vogliamo quindi riaprire un dibattito pubblico intorno alla questione di uno spazio sociale nella nostra città, riportando all’attenzione di tutti come un’esperienza collettiva di autogestione di uno spazio possa divenire un valore per la città, un qualcosa attraversabile e fruibile da tutti, luogo di aggregazione aperto alle contaminazioni e nodo territoriale da cui partire per ripensare un’alternativa a questo modello di città e di società.

Sono ormai 10 anni che lottiamo perché a Rimini, e per chi a Rimini vive, vi possa essere uno spazio di autonomia ed indipendenza, dove mettere al centro i bisogni delle persone e da quelli ripartire per costruire una città aperta, inclusiva e solidale. Pensiamo che ora più che mai, nel tempo della precarietà in cui le nostre biografie sono immerse quotidianamente, vi sia la necessità di tutto questo e starà nell’intelligenza di chi vive e amministra questa città cogliere questa occasione. O sono i “tutori dell'ordine” i soli interlocutori che dovranno rispondere?!

"Un vincitore è un sognatore che non ha mai smesso di sognare"

Lab.Paz Project - OccupyRimini

Servizio Altarimini