Quel razzismo antimeridionale che non è mai tramontato

A una ragazza viene negato un appartamento perché pugliese

13 / 9 / 2019

Nel tempo del «prima gli italiani», del ritorno in auge di un becero nazionalismo nella retorica quotidiana, trovano ancora spazio forme di razzismo antimeridionale che tanto hanno segnato il “Bel Paese”, in particolare dall’unità nazionale in avanti. Non stiamo parlando di cori da stadio o altri episodi simili, ma del fatto che una ragazza non abbia potuto prendere una casa in affitto perché nata in provincia di Foggia.

L’episodio riguarda Deborah Prencipe e sta facendo il giro di tutte le testate nazionali, dopo che la protagonista lo ha reso noto con un post su Facebook. Deborah decide di trasferirsi a Robecchetto con Induno, un piccolo comune in provincia di Milano, per poter abitare insieme alla propria fidanzata. Le due ragazze trovano una casa che fa per loro e immediatamente Deborah si accorda con la proprietaria di casa per attivare il contratto ad ottobre. Quindici giorni prima dell’inizio del contratto la proprietaria manda a Deborah un messaggio, chiedendole di slittare di un mese l’inizio del contratto, accampando scuse poco credibili.

Dopo pochi giorni, la proprietaria manda un altro messaggio a Deborah, bloccando la locazione della casa perché, a suo dire, preferisce venderla. Deborah le risponde molto seccata, accusandola di aver cambiato le carte in tavola a giochi praticamente fatti.

Ormai è palese che dietro ci sia qualcos’altro e infatti si inserisce nella discussione la madre della proprietaria, Patrizia di Malvaglio. Ed è in questo momento che viene fuori la verità: il motivo per cui non le viene affittata la casa è perché Deborah è foggiana, pugliese, nata in quel Sud che evidentemente rappresenta ancora una frontiera fisica e mentale.

Le cose emergono con chiarezza nelle conversazioni successive, che Deborah intelligentemente registra e decide di pubblicare sui social. La signora Patrizia si dichiara leghista convinta, sostenitrice di Matteo Salvini e portatrice di un odio antimeridionale quasi atavico: «per me i meridionali sono sempre meridionali, anche nel 4000, non solo nel 2000. I meridionali, i neri i rom son tutti uguali. Guardi io son proprio una razzista al 100%».

Deborah non si abbatte e decide di passare alle vie legali, ma soprattutto di rendere questa storia pubblica. «Benvenuti nell’Italia di oggi dove, a quanto pare, c’è da tirare fuori i cartelli con scritto “Non si affitta ai meridionali” perché, evidentemente, non sono ancora passati di moda» è la frase che conclude il suo post su Facebook. Deborah si appella, provocatoriamente, anche a Salvini, cercando di mettere a nudo una contraddizione che evidentemente campeggia in buona parte dell’elettorato leghista, in cui il “prima gli italiani” difficilmente riesce a convivere con un antimeridionalismo ancora in voga.

In realtà questo episodio ci descrive come le forme di razzismo si intreccino e sedimentano alla perfezione, perché partono tutte dalla medesima matrice: la costruzione artificiale di un “altro” da odiare, disprezzare, opprimere. Vicende di razzismo antimeridionale, anche molto recenti, ce ne sono state a bizzeffe. Questa ha avuto la fortuna - e il merito - di diventare virale. Ma il nodo centrale rimane un altro: che il razzismo sia antiafricano o antimeridionale non c’è molta differenza, perché reca il portato di secoli di cultura coloniale e padronale. Una cultura che va abbattuta, a qualsiasi latitudine essa si esprima.