I no-pontisti messinesi chiedono che venga messa la definitiva
“pietra sopra” sul progetto della mega-opera, e di tutto ciò che le
ruota intorno, e per questo sabato prossimo si raduneranno e sfileranno
per l’ennesima volta in corteo, alle 16.00, con partenza da Piazza
Cairoli.
La
manifestazione avrà una valenza anche più generale, essendo la prima
delle tre previste in associazione ai movimenti No Tav e No MUOS che
sfileranno, rispettivamente, il sabato successivo in Val di Susa ed il
prossimo ancora, 30 Marzo, a Niscemi.
Lo
hanno spiegato gli attivisti stamattina nella conferenza stampa che si è
tenuta nella saletta Commissioni della Provincia Regionale, nella quale
sono intervenuti i militanti “storici” della Rete NoPonte, assieme ad
alcuni giovani rappresentanti dei movimenti cittadini che della vicenda
ne hanno fatto una primaria ragione di lotta.
Dal il 1° Marzo scorso, con la mancata firma dell’accordo aggiuntivo
al contratto del 2005 da parte del general contractor Eurolink, previsto
nel D.L. 187 del 2012, per legge e di fatto, la questione Ponte sullo
Stretto sembra definitivamente chiusa e per questo si attende che il
Governo faccia il prossimo passo: decretare lo scioglimento della
Società Stretto di Messina, nominando un commissario liquidatore.
Ma come l’esperienza insegna, “non dire gatto se non ce l’hai nel
sacco” è un detto che alla questione della più ambigua e controversa
“idea” di mega-opera della storia italiana, si abbina perfettamente.
Ma c’è di più, perché adesso, al di là del “Ponte Tiramolla” come
risibile idea fine a se stessa, c’è la questione delle penali che
incombe: è questo l’ambìto target del consorzio di imprese che ha come
capofila Impregilo, la cui cifra richiesta ammonterebbe al netto ad 1,2
miliardi di euro, su 8,5 che è il costo ipotizzato dell’opera. Ed è
questa “idea”, che a differenza dell’altra è molto più concreta e
calcolata, che dà segnali d’allarme agli attivisti che per questo hanno
scelto di scendere ancora una volta in piazza a protestare.
“Quelle penali sono un’ipoteca sulle spalle di tutti, non solo dei
messinesi, che aggraverebbe il debito pubblico in buona parte già
causato da società private che hanno speculato sulle spalle degli
italiani”, ha detto stamane ai giornalisti Marco Letizia,
tra gli autori del libro “Il ponte sullo Stretto nell’economia del
debito”, edito da Sicilia Punto L , curato da Luigi Sturniolo.
“Da quando si è capito che il vero Ponte non era tanto il manufatto
fine a se stesso, ma il suo iter ed il meccanismo che lo teneva in
piedi, l’impegno del nostro movimento si è concentrato sul problema
delle penali” ha proseguito Letizia, come per dire, a buona ragione: ve
l’avevamo detto. Ed ha concluso: “Per questo abbiamo l’obbligo morale e
politico di scendere in piazza, perché il nostro territorio, in questo
momento, con i disastri economici ed infrastrutturali in atto, non può
permettersi di veder dilapidare simili risorse. Chiediamo, piuttosto,
che quei soldi vengano spesi per opere utili, come le opere di
prossimità e la messa in sicurezza del territorio. Scendiamo in piazza
per dire un No, ma anche tanti Sì.”
Il
contratto d’appalto dell’opera, stando così le cose, non è più valido,
ma l’iter progettuale no si arresta. Ed in questo senso l’esito si
preannuncia determinante riguardo eventuali, per non dire ormai
scontati, contenziosi che costerebbero fior di quattrini.
“Lettera aperta a Monti: Il Governo liquidi la Stretto di Messina
S.p.A. e liberi 8,5 miliardi di euro per investimenti nel mezzogiorno”,
titola la nota che il WWF, assieme alle altre associazioni ambientaliste
FAI, Italia Nostra, Legambiente e MAN, ha inviato oggi al Presidente
del Consiglio. Nella missiva, le associazioni, parlano specialmente di
un “progetto insostenibile”.
E’ stata Anna Giordano, figura storica
dell’ambientalismo messinese, tra i responsabili nazionali del WWF,
presente in conferenza stampa, che su questo ha fatto il punto della
situazione, non nascondendo le proprie preoccupazioni: “In questi
giorni, la valutazione dello studio sull’impatto ambientale passerà a
vaglio della commissione nazionale VIA. Le associazioni ambientaliste
che ne hanno seguito l’iter sin dal 2003 hanno inviato una diffida e una
richiesta di accesso agli atti, ricordando al Ministero dell’Ambiente
che ci sono moltissime contraddizioni e lacune anche gravi riguardo
l’impatto ambientale del Ponte e che pertanto è da scongiurare un
qualsivoglia parere favorevole all’opera sulla procedura VIA. Ma
sappiamo, purtroppo, che dal Ministero ai Beni Culturali è invece uscito
un parere favorevole che ci riserviamo di studiare e valutare.” Lancia,
dunque, il suo appello per la manifestazione di sabato: “Invitiamo
tutti i cittadini a partecipare perché quei soldi non possono imboccare
la strada delle penali, che al momento non esistono, bensì quella della
messa in sicurezza del territorio e del vivere civile dei cittadini,
punti prioritari per chiunque voglia amministrare la città”. E conclude:
“Sulla questione Ponte non bisogna cullarsi perché la parola fine non è
assolutamente certa”.
Antonio Mazzeo,
giornalista e scrittore eco-pacifista di lungo corso, anch’egli, tra
l’altro, coautore del libro curato da Sturniolo, ha manifestato così il
suo punto di vista: “Il problema non è Ponte Sì o No, ma la forte
preoccupazione per l’esistenza in questo Paese di una lobby del cemento
che sta puntando a capitalizzare il più possibile la sua vicenda finale.
Il decreto di chiusura della Stretto di Messina di fatto ancora non c’è
– dice Mazzeo - ed è soltanto un impegno formale, per cui esiste la
possibilità che il ‘Ponte’ si riproduca per i prossimi 100 anni come
l’Araba Fenice. Si tratta di un modello che ogni volta che entra in
crisi gli si reinventa sempre una nuova funzione e collocazione”. E
pensa alle possibili conseguenze: “Aprire un contenzioso sarebbe
assurdo, e lo sarebbe ancora di più se attraverso il tentativo di
soggetti politici, economici ed imprenditoriali, nell’operazione si
volessero spendere soldi per opere collaterali, infrastrutturali,
annunciate e lanciate dall’alto, su cui non si è mai discusso,
devastanti quanto il Ponte. Questo è il pericolo. Non si danno a nessuno
soldi pubblici in regalo”.
Immancabile come sempre, Renato Accorinti,
candidato sindaco, in forma retrospettiva e molto realistica fa
un’originale analisi sulla storia del movimento No Ponte:
“Paradossalmente, sono stati anni meravigliosi, perché ai messinesi è
stata data l’opportunità di sentire come proprio il territorio. Certo,
ci ha fatto molto male veder sperperare tanti soldi pubblici, ma mi va
di cogliere gli aspetti positivi di questa storiaccia. Il territorio è
la nostra bellezza e risorsa primaria. La questione Ponte – prosegue
Accorinti - ci ha fatto capire dove abitiamo e ci fa sentire offesi,
perché con le risorse che abbiamo ci ha tolto il nostro potenziale per
ricostruire la città in modo normale. Da questo possiamo trarre
esperienza ed energia positiva per unire sempre più persone nella nostra
lotta che coinvolge territorio, ambiente, bellezza, cultura, lavoro.
C’è proprio tutto.”
Alla domanda, rivolta ai no pontisti, se credono che questa sia
l’ultima manifestazione, ha risposto Claudio Risitano: “Siccome siamo
per il No al Ponte ma per il Si a tante altre ‘cose’, fino a quando
queste ultime non si saranno realizzate, scenderemo in piazza”.
I politici ed i prossimi amministratori di Messina sono stati adeguatamente avvisati.
Corrado Speziale
Fonte: http://www.scomunicando.it/cronaca-regionale/no-ponte-a-messina-la-questione-ponte-non-e-affatto-chiusa