Napoli - Jatevenne!

Più di diecimila persone in piazza contro il biocidio

25 / 3 / 2018

Napoli: più di 10.000 persone ieri sono scese in piazza per chiedere le dimissioni di De Luca e la pianificazione di un nuovo sistema di gestione dei territori, democratico e sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale. Una manifestazione nata dopo l'inchiesta Bloody Money di Fanpage, che amostrato esponenti del centrodestra e del centrosinistra campano disposti a trattare con un collaboratore di giustizia di affari, tangenti e modalità illecite di smaltimento dei rifiuti industriali. Un corteo partecipatissimo e rumoroso ha attraversato Napoli per consegnare simbolicamente alla Regione Campania il documento di Sfiducia Popolare (che è stato inoltrato tramite mail a tutti i componenti del consiglio regionale così da inchiodarli alle loro responsabilità) e una valanga di sacchetti dell'immondizia che, finalmente, vengono restituiti al mittente.
Una manifestazione, però, che vista in una prospettiva di lunga durata è solo un altro capitolo della storia ormai più che ventennale dell'ambientalismo campano; quella stessa storia che contro la devastazione ambientale e le ecomafie cinque anni fa portò in piazza 100.000 persone e che ancora oggi riesce a mobilitare attivisti e cittadini da tutte le province della regione. Sarebbe difficile dar conto esaustivamente di tutte le piccole e grandi realtà di base che hanno aderito alla piattaforma di Stop Biocidio: più di 100 sono i firmatari di un appello scritto un mese fa e diffuso in rete con una viralità sorprendente.
La risposta che ieri i comitati hanno dato al governo regionale non era scontata: nell'ultimo mese non sono mancate le intimidazioni e le minacce nei confronti dei giornalisti che avevano portato avanti le inchieste e degli attivisti che provavano a restituire i dati di queste stesse inchieste in una proposta di mobilitazione. De Luca ha inizialmente, come al solito, provato a minimizzare tutto e a negare l'esistenza stessa del problema: chi lo poneva era un esagitato dei centri sociali o un giornalista fazioso e incompetente; poi, mentre la mobilitazione cresceva, è iniziato il solito gioco dell'individuazione di sedicenti 'mandanti politici' che agiterebbero in maniera strumentale i temi della salute e dell'ambiente. Negli ultimi giorni sembrava fosse tutta una montatura di De Magistris, durante le politiche si parlava invece di 'allarmismo grillino'. Allo stesso modo Caldoro accusava gli attivisti dei comitati di essere fiancheggiatori del centrosinistra e Bassolino gli rimproverava di assecondare il centrodestra. Intanto i nomi dei governatori regionali si avvicendano e l'unica cosa che resta salda è la rete solidale e ribelle di presidi permanenti a difesa dell'ambiente, della salute e dei beni comuni che in Campania non smette di sedimentare, formare nuovi giovanissimi attivisti, produrre saperi popolari e alternativi, costruire ponti tra territori.
In questo senso è importante chiarire che anche il 24 marzo è solo un passaggio di un percorso: il network di StopBiocidio ha già individuato un nuovo appuntamento per il 21 aprile. Un'assemblea regionale in cui mettere a sistema il lavoro avviato in queste ultime settimane, intrecciando il documento di sfiducia con la piattaforma di proposte che già quest'estate si era aggiornata dopo il ciclo di mobilitazioni relativo agli incendi e ai roghi tossici, così da produrre un documento complessivo da sottoporre a tutte le comunità campane per raccogliere contributi, adesioni, sostegno.
Nel frattempo continueranno le assemblee territoriali, così da arrivare alla data del 21 con un'idea chiara di come strutturare, finalmente in modo organico, la federazione dei comitati che in Campania si oppongono al biocidio e lottano per una nuova decisionalità realmente democratica e per la fine delle emergenza intesa come dispositivo di predazione e saccheggio dei beni comuni grazie alla possibilità di andare in deroga alla legge ordinaria.
Il fiume in piena che scuote la terra non si ferma.

Le immagini del corteo