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Brescia si è dato vita da alcuni anni da parte delle istituzioni,
Prefettura e Questura in testa, ad una applicazione della leggi in
materia di immigrazione ulteriormente penalizzante che assume
caratteristiche di vera e propria persecuzione nei confronti dei
migranti che vivono nella nostra provincia.
Abbiamo chiesto all’Avv.to Manlio Vicini un approfondimento rispetto a
questa drammatica situazione a poche ore dalla manifestazione contro la
sanatoria truffa 2012, per i permessi di soggiorno subito, per
l’agibilità politica degli spazi cittadini, contro razzismo e la legge
Bossi-Fini di sabato 28 marzo.
D: Dalla settimana scorsa è salita alla ribalta di tutti i media main stream, la vicenda di Brescia
che ha visto diverse giornate di mobilitazione i cui protagonisti sono
stati migranti e quella parte di città solidale con questi ultimi, una
situazione esplosa a seguito appunto dell’”anomalia Brescia” che mette
in luce una preoccupante situazione che riguarda la gestione delle
pratiche inerenti alla sanatoria 2012 per la regolarizzazione dei
lavoratori migranti in stato di clandestinità. A ora sono state respinte
circa l’80% delle domande di sanatoria a fronte di una media nazionale
del 20%.
La Prefettura di Brescia ha deciso di applicare la legge in modo
assolutamente restrittivo, con una sistematica operazione inquisitoria
che ha visto la convocazione dei datori di lavoro e dei lavoratori che
hanno presentato domanda di emersione da parte di carabinieri, Polizia
Locale e Provinciale e dell’Ispettorato del Lavoro e una tempistica per
dimostrare la presenza in Italia di soli 6 mesi, nettamente inferiore
rispetto a quanto avvenuto nelle altre province.
Da cosa è determinata questa situazione? E’ possibile che quest’anomalia
sia verificata in una città come Brescia in cui è molto alta la forza
lavoro migrante?
Avv. Manlio Vicini - Le cause di quest’anomalia bresciana nell’applicazione della legge di emersione del 2012 sono molteplici.
Le istituzioni e la Prefettura in particolare giustificano il rigore con
cui stanno gestendo questa situazione poiché è pendente un’indagine con
richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli operatori dello sportello
unico dell’immigrazione in relazione a come è stata gestita la
precedente legge di emersione del 2009. C’è un’inchiesta della Procura
della Repubblica che sancisce che siano stati rilasciati dei permessi di
soggiorno con troppa facilità, un’inchiesta che fa sorridere se
pensiamo che anche quel caso il rigore con cui era stata gestita la
legge di emersione del 2009 aveva portato alla protesta dei migranti
sulle gru per diciassette giorni, com’è evidente, c’è stato rigore in
entrambi i casi, e da parte degli operatori questa procedura è applicata
in tale maniera per tutelarsi da conseguenze penali.
Anche questa volta chi ne fa le spese sono i migranti che si sono visti rigettare circa l’80% delle domande di emersione, se consideriamo che a Brescia ne sono state presentate 5.222 e ne sono state rigettate 4.091, anche se adesso stanno un po’ diminuendo a causa dell’ondata di ricorsi giurisdizionali al TAR. Si parla di anomalia bresciana perché la Prefettura ha ritenuto di dover interpretare in maniera restrittiva il requisito per presentare la domanda di emersione ossia che il lavoratore migrante deve dimostrare di essere presente in territorio nazionale prima del 31 dicembre 2011. Il soggetto doveva dare prova, addirittura, della sua presenza in Italia nei sei mesi prima del 31 dicembre 2011; una prova che doveva essere fornita con la presentazione di documenti provenienti da organismi pubblici.
Quindi gente che magari è residente a Brescia da anni in maniera regolare e non ha questi atti si è vista rigettare la domanda di emersione.
Questa è la tipologia di rigetto più numericamente rilevante. Inoltre
c’è stato, da parte degli uffici, un controllo a tappeto e non a
campione di tutte le aziende che impiegavano lavoratori migranti con la
conseguente convocazione dei datori di lavoro per verificare se
effettivamente il rapporto di lavoro intercorresse dal maggio 2011 e non
dopo, come la normativa di regolarizzazione prevedeva. Questo, per poca
chiarezza degli atti, ha creato dei malintesi che però hanno generato
ulteriori rigetti delle domande di emersione. Sono anni che i migranti e
le associazioni solidali sollevano questo problema in Prefettura e con i
dirigenti dello sportello unico dell’immigrazione di Brescia che si
sono succeduti in questi ultimi due anni senza però ottenere nessun
risultato.
Queste sono le ragioni che hanno determinato l’esplodere della protesta
degli ultimi giorni. Il malumore non si ferma solo all’anomalia
bresciana e alla questione della legge di emersione, ma va al di là
collegandosi anche ad un’aperta critica alla legge Bossi-Fini che pone
un nesso molto forte tra permesso di soggiorno e rapporto di lavoro (piattaforma delle richieste).
Un duplice legame che in un momento come questo di grave crisi
occupazionale porta decine di migliaia di migranti, non solo a Brescia, a
trovarsi in una situazione emergenziale perdendo il permesso di
soggiorno poiché si trovano senza occupazione, nonostante magari siano
radicati nel territorio da molti anni.
Un problema molto grave che affligge la vita di molte persone e la cui
unica risposta è stata la repressione delle forze dell’ordine come
abbiamo visto nei giorni scorsi.
Questo ci porta a fare l’ennesima riflessione sulla Bossi- Fini, una
legge che ha ormai tredici anni e che nessuno dei governi successivi ha
rimaneggiata e abolita favorendo una normazione dei diritti sui
migranti, soprattutto in un contesto economico e sociale drasticamente
mutato rispetto a 13 anni fa. Una situazione che va risolta poiché non
possiamo concepire come soluzione l’accompagnamento di migliaia di
persone alle frontiere o nei Cie.
D - Il rischio di molte persone di ricadere nella clandestinità è ultimamente molto elevato. Per quanto riguarda i permessi di soggiorno la Questura di Brescia, infatti, sta respingendo migliaia di domande di rinnovo. Il permesso di soggiorno di un anno per attesa occupazione non viene quasi mai concesso perché la Questura impiega mediamente più di un anno a rinnovare il permesso di soggiorno (quando la stessa legge Bossi-Fini, stabilisce un termine massimo di sessanta giorni) e quindi il tempo per cercare lavoro viene “consumato” nell’attesa del rinnovo riducendo enormemente le possibilità di trovare una nuova occupazione. A questo proposito come si stanno muovendo quegli enti che si occupano di immigrazione nel territorio bresciano e che posizione stanno prendendo le istituzioni?
Avv. Manlio Vicini -
E’ di pochi giorni fa una presa di posizione di associazioni di stampo
cattolico, tra cui la CISL, la Curia, le Acli, che appoggiano
sostanzialmente le richieste che vengono dalla piazza, ma ne criticano
le modalità con cui sono state portate avanti. E’ chiaro che l’appoggio
di queste associazioni è apprezzato, ma non si può accettare che provino
ad insegnare come questi risultati si possano ottenere e in che forme
in questa vicenda, visto che il loro muoversi soltanto sul piano delle
relazioni istituzionali in due anni, non ha smosso di un millimetro le
prassi della Prefettura e della Questura e non è servito ad avere
risposte dalla politica.
Dall’altra parte c’è una forte rete che appoggia su tutti i campi la
mobilitazione dei migranti, tra cui l’Associazione Diritti per tutti, il
centro sociale Magazzino 47, ma anche il Coordinamento migranti della
CGIL, e la CGIL stessa che apre alla mobilitazione di sabato; una rete
che si muove in maniera coordinata, forte di altre esperienze precedenti
che hanno saputo ottenere risultati grazie a mobilitazioni e alla
produzione di conflitto e non semplicemente scrivendo documenti o
letterine alla Prefettura, alla Questura o al Ministero, anche perché
questo approccio è stato totalmente perdente e non ha portato ad alcun
risultato.
La città reagisce in diverse maniere a questa situazione, complici anche
i media locali che si sono prestati a fornire una versione dei fatti,
quando ci sono stati momenti di tensione e le cariche da parte delle
forze dell’ordine, ad opera delle veline della Questura, dimenticandosi
invece di tutta quella parte informativa e di campagna di
sensibilizzazione che si sta costantemente svolgendo in città.
D - A Brescia è evidente la linea dura intrapresa dalla Prefettura, invece come si pone il Tribunale? Accoglie i ricorsi o sposa la stessa linea della Questura? Inoltre quanti migranti fanno ricorso da soli o accompagnati da degli avvocati che appoggiano queste questioni?
Avv. Manlio Vicini - Non ci
sono dei dati precisi, o comunque è molto difficile ottenerli. Ci sono
dei dati parziali rispetto ai ricorsi che ad oggi sono stati decisi in
maniera definitiva con una sentenza. Per quanto riguarda questi ricorsi
il TAR sta mutando orientamento su alcuni punti specifici rispetto a
qualche tempo fa dove avvallano in quasi totalità l’operato della
Prefettura, infatti a seguito di alcune sentenze del Consiglio di Stato,
che crea giurisprudenza anche per i tribunali amministrativi regionali,
l’iniziale rigore con cui ci si approcciava ai ricorsi si è pian piano
affievolito. A oggi abbiamo 479 ricorsi che sono stati definiti con
sentenza, di cui il 40% è stato accolto, il 42% respinto e il restante
18% è stato dichiarato improcedibile perché si tratta di quei casi in
cui la Prefettura a seguito della presentazione del ricorso ha in
autotutela ritirato il provvedimento di rigetto riaprendo quindi la
procedura di emersione. Facendo una rapida valutazione, siamo circa al
60% di ricorsi al TAR che hanno avuto un esito positivo.
Si assiste però a dei casi allucinanti in cui la Prefettura e lo
sportello unico per l’immigrazione dopo aver ricevuto l’esito della
sentenza emettessero un nuovo provvedimento negativo cui bisognerebbe
nuovamente fare ricorso.
Una situazione allucinante perché chi si trova in questa situazione è
pure costretto ad un ingente esborso di fondi visto che i ricorsi al Tar
vanno pagati da coloro che li presentano.
Appare plausibile che queste manovre siano una sorta di vendetta nei
confronti dei migranti che risale alla mobilitazione del 2010 dato che i
vertici della Prefettura sono gli stessi di cinque anni fa, inoltre c’è
da considerare anche un altro fattore. La Prefettura dovrebbe infatti
rifondere le spese legali sostenute da chi ha vinto i ricorsi, una cifra
che ammonta a circa 72.000 euro che però non ha ancora sbordato; si
tratta di soldi pubblici che sono sottratti a utilizzi sociali
dall’illegittimità con cui opera la Questura.
D: Quest’anomalia bresciana rispetto alla sanatoria del 2012, in un contesto di emergenza lavorativa, ha prodotto un incremento del lavoro in nero?
Avv. Manlio Vicini - E’
chiaro che non ci sono dati ufficiali, ma visti i rapporti che ci sono
con molti migranti della città è facile intuire che gran parte di coloro
che si sono visti rigettare il provvedimento di emersione siano
costretti a lavori saltuari e in nero.
Purtroppo questa situazione non riguarda solo la vicenda sanatoria, ma
s’intreccia anche con la mancanza di rinnovo dei permessi di soggiorno e
più in generale con la crisi occupazionale che investe tutti. Il nostro
auspicio è che da questa mobilitazione che è in corso a Brescia rilanci
su tutto il piano nazionale la discussione e la progettualità per
mettere in crisi l’assetto della Legge Bossi Fini, che non rappresenta
problemi per la politica attuale, ma che invece è assolutamente da
abolire.
D: Vi sono degli enti che speculano su questa situazione promettendo delle agevolazioni per ottenere i documenti?
Avv. Manlio Vicini -
L’impianto della stessa legge di Sanatoria non lascia molte vie di
scampo, appunto per questo piuttosto che vedersi rigettato l’ennesimo
ricorso, le persone provano tutte le strade possibili. Come è già
successo molte volte quest’assenza di normativa chiara porta
all’emergere di piccoli gruppi criminali che speculano sulle vite dei
migranti con false promesse di lavoro o documentazione falsa.
Questa purtroppo è una situazione che in Italia va avanti dalla
Sanatoria del 1995 e svela per l’ennesima volta la cecità con cui sono
applicate le leggi di Sanatoria in Italia, che invece di tutelare i
soggetti in questione danno luogo a vie alternative per procurarsi i
documenti.
D: Un commento sulla mobilitazione di sabato 28 febbraio con la manifestazione contro la sanatoria truffa 2012, per i permessi di soggiorno subito, per l’agibilità politica degli spazi cittadini, contro razzismo e legge Bossi-Fini...
Avv. Manlio Vicini - La mobilitazione di sabato vedrà in piazza tutta la Brescia antirazzista democratica e solidale con la speranza che quest’appello venga accolto da tutta Italia. Una lotta contro la Legge di Sanatoria del 2012, contro la Bossi- Fini, ma anche per richiedere che siano rilasciati i tre migranti che, per aver partecipato al presidio permanente, sono stati sono stati portati e trattenuti al Cie di Bari, non dimentichiamoci di loro, non dimentichiamoci del migrante che è stato espulso in Pakistan e accompagnato alla frontiera. Chiediamo che possa tornare in Italia.
Links utili:
Associazione Diritti per Tutti
FB Diritti per tutti
www.radiondadurto.org
21 marzo permessi subito