Francia - L'estrema destra prêt-à-porter

13 / 9 / 2011

Il "nuovo" Front National, partito di estrema destra francese diretto attualmente dall'erede Marine Le Pen, considera le elezioni legislative del 2012 un appuntamento che va oltre i confini nazionali. Il FN, forte dei risultati positivi delle elezioni cantonali del marzo scorso, punta al declino di Sarkozy, considerato già ex-presidente, e quello del suo partito (UMP) per esercitare una forte pressione sulla destra parlamentare. Secondo gli auspici della Le Pen il progresso elettorale porterà il FN al potere, per raggiungere questo obiettivo non è necessario fare alleanze con la destra ma fare esplodere la maggioranza presidenziale per raccogliere una parte dei pezzi dell'UMP parzialmente demolito. Indebolire la destra per porsi come forza alternativa alla destra, e magari sostituirla.


Per arrivarci il FN si vuole trasformare in "partito credibile" e "normalizzato" per attirare gli insoddisfatti della destra classica. "Poco a poco ce la faremo. Siamo agli inizi di un lento processo di cambiamento. Dobbiamo fare i conti con vent'anni di messa al bando. La gente si abitua a votare per noi. Tra i nostri elettori molti non torneranno più nella loro famiglia politica d'origine. La destra ha un grave problema, è vittima della propria inerzia.", assicura Louis Aliot, uno degli ideologi del "nuovo" partito ormai pronto a riempire il vuoto lasciato a destra.


Per esempio sulla questione della laicità. L'estrema destra francese attuale difende la laicità, mette in sordina le accuse xenofobe e non incita più all'odio verso l'immigrato e lo straniero ma se la prende con l"islamista" in nome della difesa dei valori repubblicani. Il FN intende in questo modo passare dalla tradizionale lotta contro l'immigrazione alla questione sociale e "l'islamizzazione". Il tempo dell'"ebreo" nemico numero uno è passato, la "quinta colonna" al servizio di "forze straniere" e delle "internazionali capitaliste e marxiste" è sostituita dall'odiata figura del "musulmano". Con la stessa oltraggiosa volgarità e gli stessi amalgami diretti contro la "finanza islamica e i suoi complici nelle "istituzioni internazionali (ONU, G20...) che sostengono discretamente la charia (legge islamica ndt.) nella nostra nazione popolata da francesi (...) che rifiutano di sottomettersi alla mondializzazione (...)" dettata "dalle lobby dei 'bankster' anglo sassoni" (Il termine "bankster" era stato utilizzato dai nazisti alla fine degli anni 1930 durante la campagna contro "la corruzione"). Marine Le Pen si chiede "fino a che punto i politici, servi dei potenti e del denaro, demoliranno la sovranità e l'identità della Francia?"


La presidente del FN si presenta come diversa dal padre Jean-Marie Le Pen senza rinnegarlo. Equilibrio difficile, infatti funziona in modo identico all'ex-presidente, la famiglia Le Pen è un clan politico. Anche se afferma che il FN "non è più di estrema destra". Gli slogan non sono più quelli degli anni '90 che si ispiravano a "fascisti" e "nazisti", come per le formazioni politiche che abitano quella zona grigia in cui c'è spazio per moderati e radicali, assimilazionisti e fautori della "razza", difensori dello stato e partigiani di una "grande Europa che va da Brest a Vladivostock".

I frontisti di oggi sono anche ferventi tifosi degli Hezbollah nonché solidi amici del potere siriano. Quando la contestazione si è manifestata in Siria i referenti teorici del FN hanno dichiarato aperto sostegno al regime di Al-Assad contestato da una piazza " complice del complotto sionista che sogna di destabilizzare il paese (pagina fb del gruppo We are Syria, 26 marzo 2011)." In giugno, al culmine della repressione violenta dei manifestanti e dei media, hanno creato il sito Infosyrie.fr, organo di "reinformazione" in difesa del regime.


In prospettiva elettorale, non si contano più le cene a tema, serate a metà tra la cena-dibattito e l'appuntamento di gala dove si celebra "l'asse Parigi-Berlino-Mosca per un'Europa forte e indipendente".

Un'Europa, la cui "necessità vitale" è quella di sottrarsi al "vassallaggio" nei confronti degli Stati Uniti per rinnovare rapporti di "amicizia e rispetto" con la Russia. L'origine di questi tatticismi si trova nel Gruppo di ricerca e studio per la civiltà europea, scuola di pensiero che, negli anni '70 e '80, pronava il culto della differenza come barriera contro il meticciato (corrente definita "etno-differenzialista"). Dietro l'elogio della differenza e del rispetto delle specificità culturali di ciascun popolo, eretti a valore assoluto, si nascondeva una forma di razzismo meno primario della gerarchia delle 'razze'. La logica è quella del rifiuto a mescolarsi per preservare la propria comunità di appartenenza (di origine o identitaria) concepita come un insieme omogeneo biologico e/o culturale.


La strategia elettorale si avvale anche del contributo del club Idées Nation che ambisce a costruire il progetto presidenziale di Marine Le Pen. Struttura che fiancheggia il FN, Idée Nation ha il compito di sollecitare, in modo confidenziale, gli specialisti che non sono disposti o sono spaventati dalla prospettiva di essere pubblicamente associati ad un partito di estrema destra. Grazie a questo club Marine Le Pen si è creata un nuovo entourage, la crisi dell'euro ha permesso infatti di riannodare il dialogo con economisti eterodossi e rinvigorire il terreno sul quale rompere gli argini del nazionalismo e varcare i confini dell'Europa.